Rielo (Rio Terà Rielo), sul Rielo de la Stua

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1980
Rielo, sul Rio de la Stua - Dorsoduro

Rielo (Rio Terà Rielo), sul Rielo de la Stua

Il Rielo (Rio Terà Rielo) venne realizzato nel 1830 c. mediante l’interramento del Rielo de la Stua. Il Rielo de la Stua partiva dal Rio de le Terese e dopo un breve percorso rettilineo, da nord a sud, si immetteva nel Rio de San Nicolò. Aveva due fondamente che correvano parallele per tutta la sua lunghezza, le due rive erano collegate, a sud, dal Ponte de la Stua. (1)

Rielo veniva chiamato un rio per la ristrettezza del suo alveo. Questo nome, a motivo di altri piccoli rivi, alcuni dei quali ora sono interrati, si trova anche altrove ripetuto.

Secondo il Gallicciolli, stua, o stufa, si chiamava il luogo ove stavano quei bassi chirurghi che curavano lo unghie dei piedi, e tagliavano calli, perchè colà vi era sempre in pronto acqua calda, ovvero qualche lungo caldano. Tali maestri si dicevano stueri (stufaiuoli). Sembrerebbe però, come accenna il Romanin (Storia di Venezia), che le stue servissero anche ai bagni caldi, poiché Alvise Molin nel suo Diario dell’ambasciata a Costantinopoli (Cod. CCCLXV della Marciana) così si esprime: “Nel ritorno a casa dessimo un’occhiata ad uno dei loro bagni, che molti e frequentissimi sono nella Turchia, fatti per lavarsi prima dell’orazioni loro, che altro non sono che stufe in tutto simili alle nostre”.

E che gli stufaiuoli attendessero ad altro, oltreché a tagliar unghie e calli, lo si può desumere dal decreto 3 luglio 1615, il quale fa menzione delle stue, ove parecchi prendevano a curare “malati di diverse qualità di mali, e da se stessi gli ordinano decotti di legno che non avendo cognitione della complessione del patiente per il più lo abbrugiuno; altri fanno ontioni con l’argento viro, profumi, od altro, a gran danno del prossimo, et anima loro, et altri, segnando da strigane, danno medicamenti per bocca così gagliardi che, invece di cacciar spiriti, cacciano l’anima”. Gli Stueri erano uniti ai Chirurghi, avendo scuola comune in chiesa di San Paterniano sotto gli auspici del medesimo santo. Abbiamo poi circa le stue la legge seguente del 1460: “Quod aliqua pecatrix, vel femina, non possit se tangi facere, aut carnaliter cognoscere aliquem hominem de die in aliqua hosteria, taberna, vel stufa ecc”.  (2)

(1) ConoscereVenezia Cfr. La Pianta di Venezia di p. Vincenzo Maria Coronelli (1697) e la Pianta della città di Venezia di Ludovico Ughi (1729)

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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