Palazzetto Bru Zane a San Stin

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Palazzetto Bru Zane a San Stin - San Polo

Palazzetto Bru Zane a San Stin

Situato nel quartiere San Polo, vicino alla Basilica dei Frari, il casino Zane, costruito tra il 1695 e il 1697, è stato per un secolo il luogo di svago del palazzo Zane, che si trova a pochi metri da quest’ultimo. Il palazzo principale (oggi la Scuola Livio Sanudo) e il palazzetto erano separati da un rigoglioso giardino alla francese. L’edificio adiacente al palazzetto corrispondeva in origine alla biblioteca, che oggi non esiste più allo stato originale.

La bottega di Baldassarre Longhena (celebre architetto del barocco veneziano, a cui si devono la Ca’ Pesaro e la Ca’ Rezzonico) terminò nel 1682 la ristrutturazione del palazzo Zane voluta da Domenico Zane. Quest’ultimo era morto nel 1672, prima che i lavori fossero ultimati, lasciando i suoi beni e una collezione di libri e quadri al nipote Marino Zane. La costruzione del casino e della biblioteca si deve proprio a Marino, animato dalla volontà di conservare le collezioni dello zio, che peraltro si era impegnato ad arricchire.

L’architetto Antonio Gaspari, proveniente dalla bottega di Longhena, fu incaricato di progettare il casino in tutta libertà e, quando morì, il suo assistente Domenico Rossi proseguì i lavori, assistito da artisti famosi. La sistemazione dell’interno, riccamente decorato, è attribuita al celebre stuccatore Abbondio Stazio e alla bottega dello scultore Andrea Brustolon. Quest’ultimo, in particolare, ha inciso la balaustra di legno che si affaccia sulla sala da ballo. Gli affreschi sono stati recentemente attribuiti a Sebastiano Ricci.

Il primo affresco, sul soffitto al centro della scala che porta al piano superiore, rappresenta il Tempo che abbraccia e trasporta la Verità. Il Tempo è raffigurato da un anziano uomo alato, che ha tolto il velo alla verità, rappresentata da una donna nuda (nuda veritas), la quale ha in mano un serpente che si morde la coda formando un cerchio, un cerchio senza inizio né fine, simbolo dell’eternità. Assistono alla scena dei cherubini, uno con in mano una falce, un altro con in mano una clessidra, simboli del tempo che consuma e distrugge ogni cosa. Il secondo affresco, sul soffitto al centro della sala della musica e delle danze, rappresenta Ercole, difeso e protetto dalla Gloria e dalla Virtù. La Gloria è rappresentata da un giovane donna che porge una corona d’alloro al figlio di Giove, e sul palmo dell’altra mano tiene una piccola Nike. La Virtù è rappresentata da una donna alata che sostiene Ercole e scaccia con l’aiuto di alcuni cherubini il male rappresentato da dei demoni, un cherubino tiene in mano una cetra simbolo di moderazione ed equilibrio.

Altri affreschi, scoperti con i restauri del 2005, di Ferdinando Fochi si trovano nelle sale superiori e nel vano scale. Gli affreschi del vano scale mostravano due virtù, la Giustizia e la Prudenza. La Giustizia è rappresentata da una giovane donna che tiene in mano una spada, mentre l’altra mano che dovrebbe reggere una bilancia è nella parte mancante dell’affresco. La Prudenza è rappresentata da una giovane donna con in mano uno specchio, nell’intendo di guardarsi alla spalle. Nelle salette da gioco continuano le rappresentazioni di altre virtù, e scorci del mondo esterno.

Il palazzo è sotto la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; uno studio storico è stato realizzato nel 2006, con l’intervento della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna. La Fondation Bru ha intrapreso nel 2007 un importante lavoro di restauro. Il progetto ha una duplice vocazione: far ritrovare all’edificio lo spirito dell’epoca e creare un luogo dedicato alla musica, arte che fu la sua vocazione originaria. (1)

(1) Dal sito http://www.bru-zane.com con integrazioni

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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