Parrocchia di San Cassiano vulgo San Cassan

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Chiesa di San Cassiano

Parrocchia di San Cassiano vulgo San Cassan

Località Anche questa parrocchia sorge, se non in tutto, però nella massima parte, su quelle isole che formavano il gruppo di Luprio di cui abbiamo parlato. La chiesa parrocchiale, ed alcune sue contrade, si trovano nel circondario di questo sestiere di San Paolo: ma tutto il caseggiato posto oltre il canale, o rio, che scorre dinnanzi alla chiesa medesima, appartiene al sestiere di Santa Croce.

Chiesa

Fondazione Riferiscono alcuni cronicisti, esistesse la chiesa fin dal principio del secolo VIII, intitolata, a quel tempo, a Santa Cecilia, e ufficiata da monache nel vicino chiostro raccolte, indi fosse ricostruita nel 928 a cura delle famiglie Michiel, Minotto e Miani. Osserva però il dotto Flaminio Cornaro, che per l’incendio del 1105 smarrirono tutti li documenti relativi a questo tempio, e che da un diploma dell’anno 1188 di Papa Clemente III, esso figurava sotto il titolo di San Cassiano vescovo e martire, e solamente più tardi fu fregiato della duplice intitolazione di San Cassiano e Santa Cecilia, dal che sembra potersi arguire, che in origine non portasse altro titolo che quello di San Cassiano. Ricostruito dopo l’incendio summentovato, ebbe poi nel 1232 la dotazione di alcune Case donate da Giacomo Minotto, discendente dai primi fondatori. Si dice nuovamente eretto anche nel 1350; e finalmente nel 1622 ebbe radicale restauro, e fu condotto alla presente sua condizione: allora appunto lo si è decorato dei preziosi marmi, e di alcune delle scelte pitture che vi si ammirano. Benché ridotto modernamente, erasi però conservato dinnanzi la maggior porta il vestibolo nel quale, giusta l’antico rito, si trattenevano i peccatori di gravi mancanze, obbligati a scontare la penitenza fuor della chiesa, sino a che, purificati, fossero ammessi fra gli altri devoti; ma questo rudero dei costumi dei primi secoli del cristianesimo, venne da pochi anni distrutto, onde riformare la facciata del tempio.

Parrocchia

L’incertezza dell’epoca della erezione del tempio, si estende anche alla istituzione della parrocchia; nondimeno, vogliono alcuni rimontare sì l’una, che l’altra al secolo IX, e precisamente al tempo della traslazione della Sede Ducale da Malamocco a Rialto. Certo è però, che la donazione mentovata di sopra fa prova, come nel 1232 la parrocchia donataria era già stabilita. Questo parrocchiale circondario non sofferse smembramento veruno per la riforma del 1810, anzi in quella circostanza venne considerabilmente ampliato per l’aggiunta di alcune contrade tolte alla conservata parrocchia di San Giacomo dall’Orio, e di altre che appartenevano alle quattro soppresse parrocchie di Santa Maria Mater Domini, di Sant’Eustachio (San Stae), di Sant’Apollinare (Sant’Aponal) e di Sant’Ubaldo (San Boldo).

Chiese nel circondario di questa parrocchia attualmente ufficiate

Santa Maria Mater Domini. Sussidiaria. Si dice eretta nel 960 dalle famiglie Ziani e Cappello, e si crede dedicata in origine a Santa Cristina. Nel secolo XVI venne riedificata dalla celebre scuola architettonica dei Lombardi, e fu condotta a compimento da J. Sansovino. L’ultima sua consacrazione si celebrò da Lucio vescovo di Sebenico, l’anno 1540. Elegante ne è la struttura; fini marmi, e scelte pitture la rendono molto adorna. Soppressa nel 1810 la parrocchia, la chiesa divenne sussidiaria di San Cassiano.

Sant’Eustachio (San Stae). Oratorio Sacramentale. Riferiscono alcuni essersi costruita nell’VIII secolo a cura di Ordelafo vescovo di Olivolo ossia Castello, indi rialzata nel 966, e che sul principio s’intitolasse a Sant’Isaia, cui succedette il titolo di Sant’Eustachio.

Con sicurezza sappiamo soltanto, che esisteva nel 1270, facendone prova un pontificio diploma. Cadente per vetustà, venne rifabbricata nell’attuale sua forma l’anno 1678 da Giovanni Grassi; e poi nel 1709 il Doge Alvise Mocenigo, personaggio della più specchiata pietà, ne fece a proprie spese erigere la facciata dall’architetto Domenico Rossi, che la ornò di magnifiche decorazioni, le quali peraltro appalesano il gusto pesante di quella età.

Abitava quel principe il palazzo di sua famiglia che sorge nel vicinato, e quindi venuto a morte, il suo cadavere fu deposto in una tomba nel mezzo di questo tempio, con iscrizione che forma il tipo delle morali sue qualità, così concepita: Nomen et cineres una cum vanitate sepulta. Egli fu il quinto dei sette Dogi che questo illustre casato diede alla Repubblica di Venezia.

Chiese soppresse

Oratorio di San Giovanni Battista. Sorgeva presso il vestibolo della chiesa di San Cassiano, col quale fu demolito. Si raccoglievano in esso gli ascritti alla Confraternita degli Osti.

Oratorio di Sant’Eustachio Sussiste ancora, benché secolarizzato, presso la chiesa di Sant’Eustachio, e serviva alle pie unioni della Confraternita dei Battioro e Tiraoro esercenti l’arte di ridurre l’oro a finissima forma onde adattarlo a qualunque genere di tessuti e ornamenti. Copiosissimo era una volta in Venezia il numero di tali lavoratori.

Località meritevoli di particolare menzione.

Poste Vecchie, è una calle che si apre fra quella dei Botteri e il Rio delle Beccarie, così chiamata perché ivi era stabilito l’Uffizio delle Poste, eretto in Venezia verso l’anno 1160. Negli ultimi tempi della cessata Repubblica codesto ufficio fu trasferito nel palazzo Tiepolo, ora Zucchelli, in Corte Barozzi a San Moisè: il Governo italiano lo trasportò nel palazzo Grimani a San Luca, ove tuttora risiede.

Calle dei Botteri. Moltissimi essendo in Venezia i fabbricatori di botti da olio, dispose il governo, nel 1379, che tali officine si concentrassero nella spaziosa calle verso San Cassiano, che porta tuttavia il nome di quegli artefici.

Calle delle Caranpane così chiamata per le molte case ivi situate di proprietà della famiglia Rampani. Quegli stabili furono una volta assegnati dal governo ad abitazione delle pubbliche meretrici, le quali perciò volgarmente si chiamavano Carampane. La veneta polizia esercitava la massima vigilanza sopra i postriboli, come ne fanno prova alcuni regolamenti che rimontano sino all’anno 1314.

Teatri

Poco lunge dal campanile della chiesa di San Cassiano, vi è una calle detta del Teatro Vecchio, perchè ivi sorgeva un teatro nel quale venne rappresentato nel 1637 il primo dramma in musica comparso sulle pubbliche scene. Sappiamo infatti che a Parigi simili spettacoli cominciarono l’anno 1672. Verso il Ponte dell’Agnello esisteva una volta altro teatro. Ambedue codesti edifici furono da lungo tempo distrutti. L’area del secondo è ora convertita in ameno giardino del conte Albrizzi, e comunica con il di lui palazzo mediante un ponte sopra il rio che da esso palazzo disgiunge quello spazio ridotto a leggiadra vegetazione.

Palazzi

Sulla linea di questa parrocchia che fa sponda al Canal Grande, si osservano i seguenti cospicui palazzi.

Corner della Regina Opera magnifica. Architetto Domenico Rossi, anno 1721. Il veneto patrizio Catterino Cornaro, ultimo rampollo della famiglia da cui è uscita la regina di Cipro, Catterina, già proprietario di questo palazzo, ne fece dono a Papa Pio VI; e sua santità lo cedette dappoi ai nobili fratelli conti Cavanis, benemeriti fondatori di ospizi di carità per la povera gioventù. Da essi Fratelli lo acquistò in questi ultimi anni il Comune di Venezia, che vi ha stabilito il Monte dei Pegni con annessa Cassa Risparmio.

Pesaro Maestosa ed ampia mole innalzata dal l’architetto Baldassare Longhena verso la meta del secolo XVII. Benché manifesti il cattivo gusto di quella età, è però un edificio degno di albergare un sovrano. Vi si trova collocato attualmente il Collegio Armeno, filiale della Congregazione dei Monaci Armeni stabilita nell’isola di San Lazzaro in questa Laguna.

Tron Estinta la famiglia Tron, questo suo palazzo passò in altrui proprietà, ed ora il sig. Zen vi ha collocato un copioso museo di antiquaria, sculture, pitture ed altre preziosità.

Mocenigo sulla via conducente alla chiesa di Sant’Eustachio, chiamata Salizzada di San Stae, s’innalza questo grandioso palazzo. Era in addietro abitato dalla illustre famiglia Mocenigo, la quale col girare dei secoli divenuta numerosissima, fece acquisto di altri palazzi nei quali alcuni dei suoi individui presero stanza. Un ramo però rimase nel suddetto palazzo a San Stae. Intorno a questo casato, ed ai sette Dogi che ne uscirono, mi sono alquanto diffuso nel mio opuscolo intitolato Serto dei Dogi Mocenigo per l’imeneo Mocenigo-Spaur (anno 1840).

Baglioni Lateralmente al Campo di San Cassiano si apre la Calle Muti, entro la quale s’innalza cospicuo palazzo eretto nel secolo XV, già di ragione della famiglia Muti, da cui passò ai Barbolani, indi ai Vezzi, e finalmente alla patrizia famiglia Baglioni che in esso presentemente dimora. L’innalzamento di questa famiglia al veneto pPatriziato può fermar l’attenzione degli osservatori della vita politica dei governi. Fu essa portata alla superiore casta per le benemerenze acquistate nel diffondere copiosamente le belle edizioni che uscivano da suoi torchi di ogni genere di produzioni ecclesiastiche, scientifiche e letterarie. La veneta Repubblica intenta a promuovere l’incivilimento, il commercio, l’industria, premiò luminosamente i Baglioni che secondavano le sue provvide mire colla loro attività e collo studio. (1)

(1) ANTONIO QUADRI. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. Tipografia Giovanni Cecchini (Venezia, 1844)

Parrocchia di San Cassiano dall’Iconografia delle trenta Parrocchie – Pubblicata da Giovanni Battista Paganuzzi. Venezia 1821

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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