Pozzo nel primo chiostro dell’Ospedale Civile già Convento dei Santi Giovanni e Paolo, nel Sestiere di Castello

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1982
Pozzo nel primo chiostro dell’Ospedale Civile, nel Sestiere di Castello

Pozzo nel primo chiostro dell’Ospedale Civile già Convento dei Santi Giovanni e Paolo, nel Sestiere di Castello

Vera: in pietra d’Istria di forma cilindrica con una cornice quadrata sostenuta, agli angoli, da volute di foglie. Su un lato della vera è inciso, ad altorilievo, una testa di una leone; su altri due lati, sono incisi degli stemmi dentro delle corone di fiori, frutta e foglie di alloro; su quarto lato è scolpita, ad alto rilievo, una rosetta. Base: quadrata a due gradini. Copertura: lastra metallica piana. (1)

Ospedale civile. Composto del convento dei padri Domenicani, dell’Ospizio dei Mendicanti e delle Scuole di San Marco e della Pace

Il Convento conteneva due dormitori uno sopra l’altro, di eguale lunghezza e grandezza. Nel dormitorio inferiore erano sedici celle, l’infermeria, lo scrittoio dove si conservavano i libri e le scritture, la camera del fuoco, la barberia (detta barbaria) ed il capitolo, e la lavanderia, sopra della quale erano tre prigioni.

Nel dormitorio superiore erano trentatré celle, la libreria ricca di opere antiche e moderne, e il guardaroba (detto vestiario) dove si ponevano in comune gli abiti dei religiosi. A questo dormitorio era annesso un mezzo dormitorio contenente altre quattordici celle, e la dispensa del procuratore. In faccia di questo mezzo dormitorio stava il refettorio, capace di più che cento frati, e presso la cucina.

Dentro il monastero un orto non di molta grandezza, e vicina la casa dei professi, composta da un dormitorio con nove celle, e la camera del fuoco. E poco lontano dall’orto un claustro proporzionato alla fabbrica del convento, e in esso la casa dei novizi semplici, che era un dormitorio con quattordici celle, la libreria, la cantoria, il guardaroba (vestiario), l’oratorio, una sala, ed un orticello, vicino al quale la lavanderia.

Vicino alla chiesa un altro claustro eguale al primo, e dentro ad esso tre confraternite. La cantina del monastero con ottanta botti di vino. Ben forniti il granaio e la legnaia. Il numero dei religiosi era fissato a settantacinque, ma crebbe e diminuì secondo le rendite.

Vi era la Cappella della Madonna della Pace, fra la Scuola di San Marco e il Convento dei padri Domenicani. In questa cappella si conservava una immagine della Beata Vergine già posseduta da San Giovanni Damasceno, portata in Venezia nel 1349 da Paolo Morosini, e donata ai frati nel 1503. Nell’atrio che metteva a questa cappella si trovava il sepolcro della famiglia Falier, e un cassone di marmo coll’iscrizione: Hic jacet dominus Marinus Faletro dux. Quando si formò l’ospedale, le ceneri del Faliero si deposero nel cimitero vicino che una volta raccoglieva le ossa dei giustiziati, e il cassone fu trasportato nella canonica del piovano ove serve di vasca per l’acqua. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Bernardo e Gaetano Combatti. Nuova planimetria della città di Venezia. (VENEZIA, 1846 Coi tipi di Pietro Naratovich).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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