Campo San Zaccaria, nel Sestiere di Castello

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Campo San Zaccaria. Chiesa di San Zaccaria. Sestiere di Castello

Campo San Zaccaria, nel Sestiere di Castello

Il campo prende il nome dalla Chiesa di San Zaccaria, una volta appartenente alle monache Benedettine del vicino convento. La fondazione della chiesa precedette quella del monastero a cui poi servì, se è vera la tradizione, che narra essere stata eretta verso la metà circa del secolo VII dal vescovo di Oderzo San Magno, allorquando, fuggendo da Rotario re dei Longobardi, si ricoverò in queste lagune.

Andrea Dandolo poi riferisce essere stato aggiunto il monastero alla chiesa da Agnello Partecipazio, allorché ricevette in dono da Leone V l’Armeno, imperatore d’Oriente alquante reliquie, fra le quali la salma del titolare. Altri però vogliono che non ad Agnello Partecipazio, ma a Giustiniano suo figliuolo, doge nell’827, fossero state da quell’imperatore donate le reliquie, e quindi che il monastero eretto venisse da Giustiniano e non da Agnello; ma sembra che ad ambi riferire si debba la fabbrica in parola. La chiesa, fin dai  suoi primordi, fu parrocchiale; ma dopo il 1107, per maggior quiete delle monache, la cura delle anime trasferita venne nella vicina chiesa di San Procolo o Provolo, antico juspatronato del monastero.

La prima fondazione dunque di San Zaccaria  si deve tra l’809 e l’ 827, e fu per opera di greci artefici, leggendosi nel documento riportato dal Cornaro, che Leone, oltre all’avere donato le reliquie e l’oro per la costruzione del cenobio, mandò ancora maestri di Oriente per erigerlo. Nell’864 però, minacciando ruina il detto cenobio, ristaurato venne da Giovanna, figlia del doge Orso Partecipazio, come narra il citato Dandolo, infinchè e chiesa e cenobio, rimanendo preda del fatale incendio accaduto nel 1105, vennero, dopo quell’anno, nuovamente rifabbricati. Narra il Dozzoni essersi in questo incendio soffocate cento monache, che riparate si erano in un luogo sotterraneo; il quale ancor resta al lato destro del tempio, e vien chiamato confessione.

Le tracce dell’antica chiesa, innalzata dopo l’incendio, si vedono in quella porzione che oggi comprende la cappella di San Tarasio, sotto a cui è la detta confessione, quella di Sant’Atanasio, già coro delle monache, e un luogo ad uso di chiesa, che serviva di sagrestia alle monache stesse. Ma intorno all’anno 1456 si diede mano ad innalzare questo tempio magnifico, uno degli ornamenti più splendidi della città, per la mole sua, per la ricchezza dei marmi e delle sculture, per la diligenza della esecuzione, e, quel che più vale, per la singolarità dello stile. 

Il Temanza crede, che per una certa analogia di stile con la scuola di San Marco, reputare si possa questa chiesa architettura di Martino Lombardo. Certo è però, che nel 1477, era proto alla fabbrica un Antonio q . Martino, come riferisce il Cicogna; ed è certo, che molti anni s’impiegarono per compierla; e ciò in forza della grave spesa occorrente, e la mancanza dei pronti mezzi, e soltanto nel 1515 potè vedersene la fine; e la consacrazione non ebbe luogo che nel 1543, per mano di Giovanni II vescovo di Sebenico.

L’anno 1806 furono concentrate in questo monastero, dichiarato di primo ordine, le monache di Santa Croce e quelle dei Santi Cosma e Damiano della Giudecca, il monastero venne definitivamente soppresso nel 1810. (1)

(1) Venezia e le sue lagune. Volume II. Stabilimento Antonelli 1847

Nel campo o nelle sue immediate vicinanze:

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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