Il “sievolo” (cefalo)

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Bòsega (Chelon labrosus). La pesca in Laguna. La collezione storica di Minni e Marella. Centro Culturale Candiani 2019.

Il “sievolo” (cefalo)

Dall’inizio della primavera al tardo autunno la laguna ospita cinque varietà di cefali, in dialetto sievoli, con abbondanze variabili di anno in anno e da una località all’altra.

Le varietà più pregiate sono la volpina o mécia (Mugil cephalus) e la bòsega (Chelon labrosus), come pure il lotregàn (Chelon auratus). Di mediocre qualità la verzelàta (Chelon saliens), oggi poco frequente, e il caustèlo o bòtolo (Chelon ramada).

Gli avannotti delle stesse specie entrano anche nelle valli, dove se ne semina comunque un grande numero, e li restano almeno due anni per raggiungere le dimensioni commerciali. Attualmente, essendo i cefali poco richiesti sul mercato, nelle valli si seminano solo le specie meno costose per alimentare i branzini.

Nelle acque libere i cefali si pescavano con reti da circuizione come le trate, e con una particolare rete da posta nominata saltorèlo (in italiano vollàro) che sfruttava la tendenza di tutti i cefali di superare un ostacolo saltando fuori dall’acqua finendo, in questo caso, sulla porzione di rete tesa, in questo caso, sulla porzione di rete tesa orizzontalmente sopra la superficia. Il marella ricorda anche un antico metodo di pesca, basato sullo stesso principio, già abbandonato al suo tempo praticato con apposite zattere. (1)

(1) La pesca in Laguna. La collezione storica di Minni e Marella. Centro Culturale Candiani 2019.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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