Società Anonima Cotonificio Veneziano a Santa Marta, nel Sestiere di Dorsoduro

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L'ex Cotonificio Veneziano - Sestiere di Dorsoduro

Società Anonima Cotonificio Veneziano a Santa Marta, nel Sestiere di Dorsoduro

La Società Anonima Cotonificio Veneziano fu voluta e fondata dal barone Eugenio Cantoni. La zona individuata dal progetto del Cantoni era quella dell’ex Campo di Marte, compresa tra il Rio dei Secchi, la spiaggia di Santa Marta e il Rio di San Nicolò, adiacente alla stazione Marittima e ai Magazzini Generali, di proprietà in parte del Comune, in parte del demanio. L’insediamento produttivo prevedeva la cementificazione della spiaggia, l’abbattimento delle case, l’interramento e l’apertura di alcuni canali, la costruzione di una banchina e di nuove strade. La realizzazione del complesso risultò in realtà più ridimensionata, rispetto al progetto originale. Di quattro copi di fabbrica ipotizzati ne venne costruito uno solo (ultimato nel 1883), lungo il Rio di San Nicolò, a cui venne affiancato, più tardi, un secondo blocco più piccolo. Il cotone grezzo arrivava con le navi dall’India.

Nel 1894 venne incorporata l’antica Filatura di Pordenone, con l’acquisto di tale fabbrica il Cotonificio mutava sostanzialmente la sua connotazione iniziale, realizzando l’intero ciclo della lavorazione del cotone; dal filato alla tessitura, alla tintoria. L’espansione non era ancora finta; all’inizio del Novecento venne acquisita la ditta Crespi in località San Martino Buon Albergo a Verona, in questo modo l’azienda si collocava al vertice delle principali industrie cotoniere italiane.

Con l’ingresso in guerra dell’Italia il Cotonificio lavorava a pieno regime, le materie prime arrivano dal porto di Genova, dove arrivava il cotone americano. Ma durava poco, una sera dell’estate del 1916, durante una incursione aerea nemica, il Cotonificio venne centrato da una bomba incendiaria ed esplosiva che provoca l’incendio e il crollo dell’intera ala nord.

Finita la guerra lo stabilimento venne ricostruito, e l’azienda si espanse ulteriormente; venne acquisito il Cotonificio Amman di Pordenone, si trattava di un vasto complesso composto di due fabbriche una tessitura a Pordenone e una filatura a Fiume Veneto. La produzione aumentò, anche se l’occupazione era diminuita a 600 addetti. Con le sanzioni decretate dopo l’occupazione dell’Etiopia, l’adozione del regime autarchico impose la conversione della produzione limitando al massimo l’utilizzo del cotone; si lavorava la canapa e un misto di filo di cotone e rayon.

Nel secondo dopoguerra il cotonificio si chiamò Filcet-Filature di cotone Venezia, tale società derivava dalla fusione della Fiduciaria gestioni SpA e della Sanion con la Società Cotonificio Veneziano. Nel 1948 il Cotonificio Veneziano passò sotto il controllo del gruppo Snia Viscosa di Franco Marinotti. Dei vari stabilimenti che la nuova società gestiva, quello di Venezia rappresentava ormai una realtà di secondaria importanza e dopo alcuni anni di ripresa, di sperimentazioni di nuove produzioni, l’emorragia di posti di lavoro continuò progressiva. Nel 1970 l’azienda venne incorporata nel Cotonificio Vittorio Olcese. Dopo solo due anni dall’acquisto, lo stabilimento chiuse definitivamente. (1)

Dopo lunghe tergiversazioni il Comune concesse all’Università di Ca’ Foscari e all’Istituto Universitario di Architettura l’uso del cotonificio per la didattica. Dopo un intenso e lungo restauro effettuato su progetto di Gino Valle, alla fine degli anni Ottanta, la facoltà di chimica di Ca’ Foscari e il dipartimento di progettazione architettonica dello IUAV, occuparono gli spazi dell’ex Cotonificio. (2)

(1) NADIA MARIA Filippini Cotonificio Veneziano. Il Poligrafo 2008

(2) Industrie e attività a Venezia agli inizi del ‘900. Nicola Randolfi (da www.insula.it)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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