Il Giardino dell’Istituto Provinciale per l’infanzia Santa Maria della Pietà, nel Sestiere di Castello
Il primo a pensare all’infanzia abbandonata fu Pietro d’Assisi, frate dell’Ordine di San Francesco, il quale venendo a Venezia nel 1340, e mosso da compassione nel vedere tanti figliuoli innocenti abbandonati, immaginò di fondare un pio luogo che gli accogliesse e nutrisse.
Il frate si recava accattando di uscio in uscio, e gridava ad alta e flebile voce: pietà, pietà, così ebbe il soprannome di Fra Pieruzzo della Pietà, da cui s’intitolava anche l’istituzione che lo riconosce quale primo suo fondatore. Radunati alcuni devoti, diede vita ad una Confraternita nella chiesa di San Francesco della Vigna, allo scopo di raccogliere dalle strade e dalle piazze i bambini esposti, e di ridurli a ricovero nell’ospizio per essi attivato. Il quale da principio era composto da diciassette case prese a pigione, poco discoste dal monastero, e legate dalla gentildonna Lucrezia Dolfin all’ospitale medesimo per ciò denominato Corte della Pietà.
Cresceva frattanto il numero dei bambini esposti, fra Pietro, che il doge Andrea Dandolo aveva costituito priore per la ducale 18 luglio 1346, pensò di separare i maschi dalle femmine, e di consegnare queste ultime ad altra pia confraternita di matrone da lui fondata a tale oggetto nella vicina chiesa di Santa Maria della Celestia, sotto la invocazione di Santa Maria dell’Umiltà. Quindi acquistato un ampio locale nella parrocchia di San Giovanni in Bragora vi piantò quella istituzione che oggi sussiste a pro’ dei fanciulli abbandonati, e che dal soprannome del fondatore si appella ancora della Pietà; dopo di che ottenuto dal romano pontefice il permesso, la chiamò sua reda prima di passare (e fu nel 1353) a miglior vita. (1)
(1) PIERLUIGI BEMBO. Delle Istituzioni di Beneficenza (Venezia, 1851)
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