Il Bucintoro

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Bucintoro al Forte di Sant'Andrea

Il Bucintoro

Il Bucintoro chiamato dalla voce ducentorum, cioè della portata di 200 uomini, era lungo 100 piedi e largo 21. Aveva due ordini: l’inferiore in forma di galera con 26 remi per lato; ed il superiore in forma di una gran-sala coperta da un tetto ornato di velluto che giungeva dalla poppa alla prora. Era quella sala partita longitudinalmente da un doppio ordine di sedili sui quali sedeva la nobiltà. Dalla parte di poppa stava il gabinetto dove risiedeva la maestà pubblica, ovvero la Signoria, insieme al doge seduto sopra un trono elevato rifulgente d’oro e di vaghi addobbi guarnito. Una sola antenna dorata sulla quale stava appeso lo stemma del Doge regnante reggeva il vessillo della Repubblica. Chi potrebbe descrivere la decorazione delle sue parti? Per darne una lieve idea parleremo innanzi di quelle del piano inferiore, e poi di quelle del superiore.

Ornamenti del piano inferiore. Sporgevano da prora due rostri o speroni, il superiore dei quali tutto parato d’alghe e di conchiglie, simboleggianti il mare, presentava nel mezzo un putto con in mano una face fitta sul genio della guerra, ed all’estremità un alato leone che pareva slanciarsi nelle acque marine. Il rostro minore, sottoposto al primo, simboleggiava la terra con sassi, cespugli e zeffiri e a diritta ed a sinistra nella parte più sorgente si raffiguravano sotto a grotte il Po e l’Adige principali tra i fiumi della potenza veneziana.

I fianchi del naviglio erano adorni di alate sirene che pareva sorgessero dalle onde e sostegno della rema guernita di bellissimi intagli, e sotto a questa un insieme di patere e festoni di fiori e frutta. Ventuno per parte erano gli sportelli dei remiganti, e formati a triplice arco e divisi fra loro da pilastrini con modanatura, e ricca d’intagli stava ad essi sovrapposta una grande cornice che giungeva sino alla linea superiore del piano. Sedevano a quattro a quattro i rematori sopra scranne poste in direzione traversale della nave corrispondentemente agli sportelli, ed, inserendo le mani nei fori del girone, davano movimento ai remi lunghi 50 piedi.

Due stanze vi erano finalmente alle due estremità della pappa e della prora nelle quali i remiganti per riuscire più sciolti lasciavano i loro giubboni ed altri oggetti ad essi attinenti.

Ornamenti del piano Superiore. Abbellita da vaghissimi cartellami e sparsa di arnesi guerreschi sopra il maggior dei due rostri più sopra descritti, appoggiava una vasta conchiglia che serviva quasi di sgabello ad un gruppo eminente di due figure rappresentanti la Giustizia e la Pace. E una vestiva le ducati spoglie e l’altra genuflessa porgeva alla prima un ramoscellodi ulivo mentre entrambe erano quinci e quindi circondate da puttini in varie fogge alleggiati.

Sopra il fianco del naviglio venivano 58 finestre parate bellamente da cortine di seta chermisi e gli stipiti delle quali erano formati da altrettante cariatidi. Le dieci finestre verso poppa, cinque per lato, appartenevano al gabinetto ducale il cui coperto aveva per sostegno giovani satiri rappresentanti il dio Pane, La poppa aveva pure altre, cinque finestre, e quella di mezzo si apriva nell’alto che il principe voleva gettar l’anello nel mare.

Il soffitto del gabinetto era foggiato al modo di quello della restante sala, e formava una specie di baldacchino coperto di velluto ed esternamente adorno dal lato della poppa di una conchiglia e di altri fregi dall’arte dei quali pendeva una cortina di seta chermisi, collo stemma della repubblica trapunto in oro che scendeva a lambire l’onda del mare. Il seggio ducale sorpassava però ogni altra magnificenza. Collocato sopra un rialzo di tre gradini, aveva a destra la Forza ed a sinistra la Prudenza affine di mostrare come la mente ed il braccio siano i sostegni di ogni dominio. Sopra quelle ligure si vedevano la concava parte di una conchiglia formar baldacchino ed ivi sotto due amorini sostenenti il corno ducale e l’arme gentilizie del Doge regnante.

Ornata di trofei, di bassi rilievi e di altri intagli era la scranna ducale, ed ai sedili fermi ed attaccati alle pareti del gabinetto stavano sovrapposte pure in intaglio le principali operazioni che si eseguiscono nelle officine dell’Arsenale. La sala restante, divisa da un filare di nove arcate sostenute alla base da figure, aveva tutte le pareti ornate d’intagli esprimenti Virtù, le Arti che servono alla costruzione dei vascelli non che quelle che formarono l’occupazione dei Veneziani primitivi, come la pesca, la caccia, ec. Tutto all’intorno di quelle pareti correvano sedili lavorati a rimesso, l’appoggiatura dei quali presentava trofei d’armi ed istrumenti scientifici. In 56 compartimenti in fine si divideva l’interno del soffitto di questa gran sale dove in basso rilievo era scolpita o una scienza od una arte liberale.

Ecco in succinto la particolarizzata notizia di un naviglio che tanti sensi risvegliava nei petti veneziani, e la memoria del quale vive ancora presso tutte le nazioni come un segno che accoglieva mille rimembranze. (1)

(1) ERMOLAO PAOLETTI. Il Fiore di Venezia, Volume II. Tommaso Fontana tipografo edit. Venezia 1839

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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