Il gioco del “pandolo” o “pìndolo” (gioco della lippa)

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Ramo Cimesin. Sestiere di San Rocco

Il gioco del “pandolo” o “pìndolo” (gioco della lippa)

Prevede questo gioco un numero di quattro o sei od otto giocatori che si dividono in due squadre, e, fissata la sede del gioco (mea), fra i due capisquadra si tira a sorte a quale delle due squadre tocchi starvi per prima; quindi si separano, ed una squadra si colloca alla mea e l’altra più lontano, ponendosi i giocatori di questa a convenevole distanza l’uno dall’altro.

Il gioco si comincia da uno di coloro che stanno alla mea, il quale, munito di un legno lungo mezzo braccio a forma di bastone, e che è chiamato massa, deve con essa cacciare più lontano che sia possibile, però alla direzione degli avversari, un altro legno detto pandolo (a), lungo circa cinque centrimetri, accuminato ai due lati. Sta invece agli avversari d’impedire che quest’ultimo cada a terra; e, toccando terra, sta ad essi di procurare che non si spinga oltre fermandolo con le mani o coi piedi, o in qaulche altra maniera.

Il giocatore che tiene la massa, prima di fare il colpo, rivolgendosi agli avversari, grida. Massa! E questi, ponendosi in guardia: Pandolo! Ed il primo: E una! e nello stesso tempo dando con la massa su un capo del pandolo che sta in terra, lo fa saltare per aria, e quindi, cogliendolo così al volo, con la massa stessa lo caccia verso gli avversari.

Se il pandolo viene da questi preso al volo, il giocatore che lo cacciò cessa all’istante dal gioco (xe coto), e viene surrogato da un altro della sua schiera; se invece arriva a toccar terra, sia o non sia fermato, il giocatore stesso, osservata la distanza fra la mea ed il pandolo, a seconda di essa domanda 20, 40, o 100 delle misure della massa. Gli avversari possono concedere la misura richiesta, e in questo caso essa si pone in conto della partita; ma possono anche non concederla, ed allora si misura, e se è trovata minore, il giocatore perde la massa, che è quanto dire va fuori d’azione, ed un altro della sua schiera è chiamato a giocare. La massa può ancora perdersi non riuscendo chi la tiene a cacciare il pandolo nei tre colpi che gli sono concessi.

Si va d’ordinario alle 500 ed anche alle 1000 misure, e la squadra, che arriva a farle, vince la partita. Questa però non è la cosa più facile, perché avviene spesso che i giocatori di una squadra l’uno dopo l’altro siano posti fuori di azione, molto prima che si raggiunga quel numero di misure. (1)

Il bando infisso sul muro di una casa in Ramo Cimesin angolo la Calle drio l’Archivio,  riporta il divieto di giocare a giochi diversi compreso il pandolo.

Testo dell’iscrizione:

IL SER. PR: FA SAPER ET PER ORDINE DEGLI
ECC. SIG. CAPI DEL ECE.CO CON.O DI X
CHE NON SIA ALCVNA PERSONA DI CHE GRADO STATTO
O CONDICIONE ESSER SI VOLGIA CHA ARDISCA DI GIOCAR
A CARTE BALLA BALON PANDOLLO BORELLE O D ALTRO
QVALSISIA GIOCO CHE IMAGINAR SI POSSA NE MENO
FAR ALCVNA REDVTIONE SCHANDALOSA TVMVLTVAR O STRIPITAR
IN TENPO ALCVNO NELLE CHIOVERRE DELLA VENERANDA SCOLA DI
SAN GIO. EVANGILISTA SOTTO QVELLE PENNE MAGIOR CHE PARERANO
A LORO ECC. ET IL PRESENTE SIA PVBLICATO ET AFFISSO NELLE PREDETTE
CHIOVERE A CHIARA IN TELIGENSA DI CADAVUNO
1668 ADI 10 SETT. PVBLICATO NEL CONTRA SCRITTO LVOCHO PER ME
ISEPPO GALLEADI CHOMANDADOR

(a) La massa e il pandolo si facevano (nella seconda metà del secolo scorso) con il manico di una scopa lavorati con un coltello.

(1) Domenico Giuseppe Bernoni. Giuochi Popolari Veneziani. Venezia Tipografia Melchiorre Fontana. 1874

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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