Chiesa di Santa Maria Mater Domini

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Chiesa di Santa Maria Mater Domini - Santa Croce

Chiesa di Santa Maria Mater Domini.

Storia della chiesa

Sotto il principato del doge Pietro Candiano IV di questo nome, che succedette al padre nell’anno 969, la patrizia famiglia Cappello fabbricò ad onore della Madre di Dio una chiesa parrocchiale, detta perciò Santa Maria Mater Domini. Corre popolar tradizione, che fosse nei suoi principi dedicata alla vergine e martire Santa Cristina ed ufficiata da monache, solo perchè questa santa possiede nella chiesa un’altare, ed il rito di contitolare, e in vicinanza della chiesa vi è un sito nominato Corte delle Monache; argomenti assai deboli per asserirla prima titolare, tanto più, che il di lei altare fu eretto dal piovano Angelo Filomati nell’anno 1510.

Si legge diretta ai sacerdoti e chierici della Chiesa di Santa Maria Mater Domini di Venezia nell’anno 1188, una lettera apostolica di papa Clemente III, con la quale egli conferma alcune concessioni fatte dal vescovo di Castello Marco Nicola, ed insieme tutti gli altri beni posseduti dalla chiesa stessa sottoscrivendo al diploma unitamente col pontefice tredici cardinali di Santa Chiesa.

Nei principi del XVI secolo cominciò la chiesa logorata dal tempo a minacciare rovine; onde dall’assidua diligenza del sopra lodato piovano Angelo Filomati fu dai fondamenti rinovata, essendone autore del disegno il celebre architetto Sansovino; ed all’altare della cappella maggiore fu collocata una palla d’argento lavorata a manifattura greca, di cui è fama, che tradotta fosse da Costantinopoli, allorchè di quella città nell’anno 1204 si impadronirono i francesi, ed i veneziani.

Nell’altare situato a mano sinistra della suddetta maggiore cappella si venera una devota immagine di Gesù Crocifisso trasferito a Venezia dalla città di Messina, e prodigiosamente preservato in replicate procelle di mare, dalle quali fu agitata la nave, che la portava. Pervenuto poi in possesso del piovano Giovanni Palazzi, egli la donò alla sua chiesa, e fabbricò un sontuoso altare di marmo, a cui è annessa una devota confraternita istituita fino dall’anno 1561 ad onore della Santissima Croce. Si conserva pure decentemente collocata nell’altare dedicato alla Trasfigurazione del Signore un’immagine di Maria Vergine Santissima, la quale essendo prima affissa al muro esteriore di una casa nella parrocchia, per i miracoli, che seguirono, fu circa l’anno 1584 trasferita in chiesa.

Celebrò la solenne consacrazione di questa chiesa Lucio vescovo di Sebenico nel giorno 5 di luglio dell’anno 1540, essendo allora assente da Venezia il patriarca Girolamo Quirini.

La congregazione chiamata di Santa Maria Mater Domini fu nell’anno 1130 istituita in questa chiesa, di cui formano il collegio capitolare oltre il piovano tre titolati. (1)

Visita della chiesa (1839)

Graziosissimo è invero questo tempietto, di una sola navata a crociera, con tribuna in fondo tra due minori cappelle. Le finestre però si apersero nel secolo XVII. Bello è al tutto il primo altare dove Lorenzo Bregno prese a scolpire, ed Antonio Minello terminava le tre figure di tutto tondo esprimenti, quella del mezzo, Sant’Andrea, e le altre due San Paolo e San Pietro.

Di Vincenzo Catena è la tavola del secondo altare raffigurante Santa Cristina che con una mola al collo è presso ad essere gettata nel Lago Bolsena. Molto bene condotta è questa rappresentazione, diceva il giudizioso Zanetti, ed è dipinta con grande amore quanto ogni più bella opera dei più antichi maestri.

Ma è al quadro di Jacopo Tintoretto, sopra la porta, con l’Invenzione della croce dove l’intelligente deve riammirare la sua attenzione. Bene è qui disposto il cerchio degli spettatori che da un lato del quadro stanno intorno al morto risuscitato per miracolo; graziosissime e belle sono le fanciulle che fanno corteggio a Sant’Elena, la quale come protagonista, è nel mezzo; somma è la maestria del dipingere, forte è il colorito, e mille altri sono i pregi onde quest’opera va giustamente lodata.

L’elegantissimo altare nella cappellina a lato della maggiore dedicato al Crocefisso, ed opera bella di Sansovino, stava nella soppressa chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel coro i due pittori Rizzardini e Sgualdi fecero le due mezzelune con Mosè orante nell’una e con Davide che invita il creato a lodare il Creatore nell’altra. Assai elegante è l’altare dell’altra cappellina con due piccole figure di tutto tondo, ma la cena di Nostro Signore nel quadro rimpetto a quello menzionato dell’Invenzione della Croce, è opera assai bella. Grande ne è il carattere, al generale dell’invenzione e sì particolare delle figure; esprimenti in speciale modo e variate sono le teste e sublime al sommo è quella del Redentore. Viene attribuita questa pala da alcuni a Palma il Vecchio e da altri al Carpaccio.

Passato il bello e ricco altare di Nostra Donna eretto alla fine del secolo XVI, la tavola dell’ultimo altare con la Trasfigurazione di Nostro Signore di Francesco Bissolo è un tentativo di quello autore per sfuggire le secche scuole, alle quali fu educato. La pala d’argento della cappella maggiore ebbe a perire nelle spoliazioni francesi del 1797. In questa chiesa, nel 1130, si era istituita la congregazione dei preti di Santa Maria Mater Domini, una delle nove congregazioni della città (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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