La Madonna di Giulio del Moro nella Chiesa di San Felice, nel Sestiere di Cannaregio
La Chiesa di San Felice venne eretta nel 960 o nel 966 dalla famiglia Gallina, e sacrata al Santo Martire Felice, prete di Nola, verso il quale la famiglia stessa aveva particolare devozione. Venne poi questa chiesa rinnovata, forse in alcuna parte, e consacrata il giorno 11 luglio 1267, come si rileva da un documento esistente nell’archivio della chiesa stessa.
Minacciando poi di cadere per vetustà, fu intorno alla prima metà del secolo XVI nuovamente rifatta, per merito del parroco Giovanni da Monte, che lasciava tutto il suo per la fabbrica della chiesa, e nel 1552, l’altro testamento di Francesco Soranzo, che dispose 400 ducati a beneficio di detta chiesa, fra cui 116 per compimento della fabbrica. La quale era al tutto compiuta nel 1555, cosi risultando da una convenzione stipulata dal capitolo e dai procuratori di essa coi fratelli della scuola del Santissimo, in vigor della quale si concedeva a questi l’uso di un altare per le loro pratiche di devozione.
La vecchia chiesa vantava molte opere insigni d’arte registrate dal Sansovino, e che ora invano si cercherebbero. Alcune però ne furon salvate, e sono: la tavola dell’ara massima, lavoro di Domenico da Passignano, figurante in campo d’oro il Redentore, San Felice titolare e due ritratti, di merito grande; la tavola di Jacopo Tintorelto con San Demetrio, e con il ritratto di un personaggio della famiglia Ghiggi, il cui cadavere sta sepolto in piana terra, e, finalmente, i tre simulacri in bronzo, esprimenti la Vergine, il Battista e San Pietro; lavori nobilissimi di Giulio dal Moro, che ornavano un tempo l’antico altare dedicato alla Vergine, siccome lo ornavano anche le due piccole statue di marmo della stessa mano, le quali si veggono di qua e di là in due distinte nicchie nella cappella dell’altar maggiore. (1)
(1) Venezia e le sue lagune. Volume II. Stabilimento Antonelli. 1847
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