La Madonna Immacolata a Venezia

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Statua in legno dell'Immacolata Concezione. Chiesa di Santa Maria della Salute (sopra la lanterna della cupola)

La Madonna Immacolata a Venezia

Venezia, religiosissima città, nata e cresciuta sotto i pontetissimi auspici della gran Madre di Dio, e nella devozione verso di Lei conservatasi sempre fedele, può dirsi a ragione la città di Maria. Sta sempre vero ed incontestabile come al giorno dell’Annunziazione di Maria abbia avuto pricipio l’era Veneziana, per lo spazio di ben oltre tredici secoli.

Ma si antica e costante devozione dei veneziani verso la gran Vergine Madre, che aveva origine dalla pia credenza di una Vergine Deipara, ma Tutta Santae Immacoltata, la quale credenza della Chiesa Greca Orientale in cui ebbe origine per tradizione apostolica, passata nella Chiesa Latina d’Occidente, si era ben presto diffusa nell’Inghilterra e nella Spagna, nella Francia e nell’Italia; qui trovando ovunque un’eco religiosa e fermissima, massime in Napoli, in Roma e nella nostra Venezia. La diffusione a Venezia della devozione all’Immacolata si deve in molta parte allo zelo dei Frati Minori, i quali sin dal 1230, poco dopo cioè il transito glorioso del Serafico loro patriarca, avevano presa stanza a Venezia.

Essi infatti, eredi della speciale di lui devozione verso l’Immacolata Concezione di Maria, ne mantennero fedelmente il culto nelle loro chiese; celebrandovi dapprima ogni sabato una messa in onore dell’Immacolata Concezione di Maria, secondo l’ordine dato da San Francesco medesimo nel famoso capitolo delle Stuoie (1219); e più tardi solennizzandovi altresì la Festa dell’Immacolata, una volta che il loro dottore San Bonaventura nel Capitolo generale adunato in Pisa, la Pentecoste dell’anno 1263, ebbe ordinato che in tutto l’Ordine Francescano si dovesse celebrare solennemente la festa dell’Immacolata Concezione della gran Madre di Dio.

Vittoria e trionfo memorando veramente e celeberrimo nei fasti serafici; dal quale cioè prese forza e si mentenne sempre nell’Ordine Minoritico quella parzialissima devozione al singolare privilegio della Vergine, e quel fervidissimo zelo nel sostenerlo e propugnarlo, ode dei tempi di San Francesco e di San Bonaventura sino ai nostri giorni, fra tutti gli ordini regolari esso si segnalò nella cattolica chiesa.

Non è meraviglia pertanto, se gareggiando in ardenza di devozione e di accrescere e propagare nel buon popolo veneziano l’onore ed il culto a Maria Immacolata; se anzi a mezzo di quelle pie congregazioni laicali, tanto numerose e a quei tempi in Venezia, introducendo essi stessi nelle famiglie la riforma e santità dei costumi, vi insinuassero anche e promuovere l’affetto e la devozione alla verità del virgineo concepimento.

Di assai antica data sono certamente in Venezia quelle numerose riunioni di uomini, i quali a norma di certe leggi e statuti speciali, attendevano in giorni determianti a pii esercizi di religione e di carità, sotto gli auspici e la protezione della Vergine Santissima o di qualche altro Santo, avi nostri le appellarono dapprima Scuole, Fraglie o Confraternite ed in appresso, cresciute di numero, le distinsero con l’appellativo di Scuole grandi o Scuole minori. fra quest’ultime, a datare dal quattordicesimo secolo in poi, sotto il titolo speciale della Concezione di Maria, di molte Confraternite e Sodalizi, ogni anno dispensavano grazie, dotavano donzelle, ed in ogni altra maniera sovvenivano alla necessità dei prossimi. Accenneremo anzi tutto all’antica Scuola di Santa Maria della Misericordia, annoverata fra le sei Scuole grandi di Venezia; per essere la prima quivi istituita ed intitolata di San Maria Concetta.

Con questo primo titolo fu essa istituita in Venezia sullo scorcio del tredicesimo secolo, per opera dei Frati Minori, presso la loro Chiesa di Santa Maria dei Frari, da cui poco dopo si trasferì nell’altra Chiesa di Santa Maria dell’Orto, e finalmente nel 1308 con il permesso del doge Pietro Grandenigo, e con il consenso di Pietro Civran priore del luogo, si raccolse nei chiostri presso il priorato di Santa Maria della Misericordia, donde le venne il soprannome, che ritenne fino all’epoca del suo scioglimento, e molti vescovi di Castello, concessero di molte grazie ed indulgenze spirituali a chiunque si avesse ad ascrivere al devoto sodalizio, o in altra maniera ne avesse a favorire l’avanzamento. Giovanni Donato, priore di Santa Maria, nel 1310 assegnò ai confratelli uno spazio di terreno per la fabbrica di un ospizio, e per la fondazione di un cimitero per i defunti confratelli.

Pochi anni appresso, accresciutosi il numero degli ascritti, fu mestiere erigere un secondo locale, che nel 1341 era anche compiuto. La nuova fabbrica riuscì tuttavia angusta, laonde nel 1361 si diede mano all’erezione di un terzo ospizio più spazioso. Nella cappella quivi eretta in onore della Vergine Concetta tentarono quei buoni confratelli di trasportare il corpo di Santa Cristina Vergine e Martire che si venerava nella Chiesa di San Antonio di Torcello; ciò che nell’anno 1442 dal Consiglio dei Dieci fu proibito. Restò quindi alla confraternita l’antica denominazione soltanto, con la quale essa perdurò e si mantenne pacificamente con riputazione di esemplare pietà e carità per ben oltre un secolo, fino cioè al pontificato di Alessandro VI.

Fu allora che richiesta la Confraternita stessa a decidersi sotto quali auspici e misteri essa togliesse a venerare ed onorare la Madre di Dio, dichiarò il 4 agosto del 1493, che essa istituita sotto il titolo dell’Immacolata Concezione di Maria, volle riconoscere sua unica e singolare protettrice e patrona Maria Immacolata Concetta. Al 20 settembre dello stesso anno tale dichiarazione fu confermata dal Consiglio dei Dieci; con l’autorizzazione del quale la nostra confraternita, con sfoggio di magnificenza celebrò la prima solennità in onore dell’Immacolata Concezione di Maria l’8 dicembre 1493. (1)

1) Gianfranco da Venezia. Del culto della Madonna Immacolata Concezione di Maria in Venezia. Venezia 1879

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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