Targa in memoria di Luigi Scolari, studente, ucciso dagli austriaci il 14 giugno 1859, in Piscina de Frezzaria

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Sotoportego Piscina de Frezzaria - San Marco

Targa in memoria di Luigi Scolari, studente, ucciso dagli austriaci il 14 giugno 1859, in Piscina de Frezzaria

Nel Sotoportego Piscina de Frezzaria esiste un targa a ricordo del sacrificio di Luigi Scolari, un giovane studente ucciso dagli austriaci il 14 giugno 1859. Era in corso la II Guerra d’Indipendenza, e dopo le vittorie dei franco-piemontesi a Montebello (20 maggio 1859), a Palestro (31 maggio 1859), a Magenta (4 giugno 1859), con l’ingresso a Milano dell’imperatore francese Napoleone III e di Vittorio Emanuele II (8 giugno 185), e con l’occupazione da parte della flotta franco-piemontese delle isole di Lussino e di Cherso e il blocco navale di Venezia, sembrava che l’ora della redenzione di Venezia fosse arrivata.

I ragazzi del liceo/ginnasio di Santa Caterina (ai Gesuiti) erano convinti che l’Austria stesse per cedere, e che Venezia potesse respirare l’aria di libertà. Sapevano questi studenti che vicina alle nostre lagune c’era la flotta Franco-Piemontese, perché l’avevano vista, arrampicati e con l’aiuto delle lenti avevamo guardato e col cenno della mano e con l’agitar dei fazzoletti avevamo salutato quei sacri legni, poi un improvviso grido dal campanile Viva l’Italia, e via a manifestare guidati dagli studenti del settimo e dell’ottavo anno.

Uno fra i promotori della dimostrazione era stato Luigi Scolari studente della settima classe, il quale toccava appena i vent’anni. Noto fra i suoi condiscepoli per spirito liberale ed irrequieto, godeva la stima e l’affetto di tutti. I magnati del Liceo l’avevano dapprima allontanato dalle scuole perché a Murano con pochi amici celebrava l’onomastico di Vittorio Emanuele. Fu allora che tentò di varcare i confini per raggiungere le schiere italiane ed arruolarsi. Venne respinto e fortuna per lui che avesse già compito in patria agli obblighi coscrizionali, ché altrimenti sarebbe stato severamente punito. Egli in quella giornata come dissi fra i primi aveva gridato: Viva l’Italia.

Verso le ore quattro con un gruppo di amici si recò in Frezzeria e di là corse in Piscina San Fantin. Fu incontrato da una pattuglia di croati che spianò i fucili contro i pochi giovanetti. A quella vista essi fuggirono. Rimase solo Scolari, il quale volgendosi indietro vicino al Capitello della Madonna che è fra la Piscina stessa e la Calle che conduce in Frezzaria, rise in faccia agli oppressori della sua patria. Per risposta i soldati che componevano la pattuglia scaricarono i fucili e Luigi Scolari cadde ferito mortalmente ad una gamba. Le sue uniche parole furono: Dio mio, sono morto!. Dopo un’ora di spasimi atroci, abbandonato sulla pubblica via, fra un lago di sangue, venne finalmente raccolto e condotto all’Ospedale Civile.

Sono inenarrabili le sofferenze del povero giovane. Pure furono rari i lamenti. Dal suo labro non s’udì che qualche parola di maledizione ai suoi uccisori. Domandò della madre, del padre, del fratello e non poté vederli. Alla sua agonia, essi, ignari dell’accaduto, non assistettero. Con il cuore ulcerato, senza una persona amica accanto al letto di morte, spirò la notte stessa alle ore due e un quarto, e qualcuno asserisce che le sue ultime parole fossero quelle che per primo aveva pronunciate al liceo: Viva l’Italia!

Il giorno stesso altri furono uccisi o feriti. Uno al ponte di Rialto, uno in Chiesa San Marco, uno in Calle Larga. Le vie erano deserte e solo calpestate dai lenti passi delle pattuglie. Proibito l’accesso in Piazza San Marco. Alla notte si arrestarono moltissimi liberali; circondati da una ventina di sgherri, giovani di tutte le condizioni, dall’elegante del caffè Florian, all’umile operaio, venivano a frotte ammanettati e tradotti a San Severo. Nei luoghi ove il sangue aveva lasciato tracce, alcuni individui erano occupati a lavare e raschiare. Ad ora tarda uscirono due proclami, del Podestà l’uno e l’altro del Luogotenente. Nessuno li lesse.

Narrare il dolore della famiglia allorché seppe la sventura atroce toccatagli, sarebbe cosa superiore alle capacità umana. La madre, idolatra del figlio, nessuno da quel tempo poté vedere per le vie. Il padre non attese più ai suoi affari e si ridusse in condizioni criticissime. Era tutta opera del Governo austriaco. Il qual Governo ebbe perfino l’infame intolleranza di non permettere che in quei s’attaccasse su per i muri la seguente semplicissima epigrafe od annunzio mortuario che dir si voglia, il quale era già pronto:

L’ALBA DEL XV GIUGNO MDCCCLIX
FU L’ULTIMA PER IL GIOVANE
LUIGI SCOLARI DI STEFANO
VENTENNE
STUDENTE IN VII CLASSE NELL’I.R. GINNASIO LICEALE
L’IMMATURO SUO FINE ABBIA IL COMPIANTO
DI TUTTI QUELLI CHE LO CONOSCEVANO
ED IN SPECIE DELLA GIOVENTU’
ALLA QUALE ERA AMICO
GLI INCONSOLABILI GENITORI.

Sotto la Madonna dove fu ferito Scolari, vi è un buco più largo forse di quello che potrebbe farlo una palla di fucile. E’ causato dalle raschiature per togliere le tracce del sangue che avea spruzzato sulla muraglia. L’Austria non pensò mai di far scomparire quel segno il quale resta a testimonio d’un atto della sua barbarie. Alcuni giovani amici e conoscenti della vittima pensarono di apporre una modesta lapide commemorativa vicina al luogo ove lo sventurato studente cadde. La lapide porta la seguente iscrizione:

QUI
DAL PIOMBO AUSTRIACO COLPITO
CADDE INNOCENTE VITTIMA
LUIGI SCOLARI
IL 14 GIUGNO 1859

A RICORDO DI PATRIA CARITA’
AD ESECRANDA MEMORIA DEI CARNEFICI
ALCUNI CITTADINI
POSERO
1867
(1)

(1) LUIGI FILIPPO BOLAFFIO. Il 14 Giugno 1859 Memorie (Venezia, coi tipi di Edoardo Sonzogno, 1867)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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