Traghetto di Santa Maria del Giglio sul Canal Grande, va alla Calle del Tragheto a San Gregorio
Traghetto in attività a determinati orari. Il traghetto collega il Campo del Tragheto a Santa Maria del Giglio o Zobenigo con la Calle del Tragheto a San Gregorio. Il traghetto aveva nel 1719 ventisette libertà (licenze) e nel 1774 manteneva quattordici barche per il servizio notturno. (1) Aveva la sua sede di devozione nella Chiesa di San Gregorio, la scuola raggruppava i barcaioli dei traghetti di Santa Maria del Giglio e di San Maurizio. (2)
SANTA MARIA ZOBENIGO (Parrocchia, Campo, Rio, Traghetto di). La chiesa di SAnta Maria Zobenigo trasse l’appellazione dalla famiglia Iubanico, che, insieme ad altre, si crede circa l’anno 900, ne fu la fondatrice. Questa chiesa si dice anche di Santa Maria del Giglio, perchè è dedicata al mistero dell’Annunziazione, che si suole esprimere in pittura con la Beata Vergine e l’Arcangelo innanzi ad essa, recante un giglio in mano. Bruciò tanto nel 966, quanto nel 1105. Parecchie volte in seguito venne restaurata, ed una fra le altre intorno al 1660 per opera dei Contarini. Ma, sia che non ottenesse perfetto risarcimento, sia che si volesse darle nuova conformazione, certo è che nel 1680 si prese a rifabbricarla dai fondamenti, onde ebbe consacrazione nel 1700. Sopra il prospetto, architettato dal Sardi, che costò ai Barbaro 30 mila ducati, si scorgono, fra gli altri fregi, le statue in marmo di cinque individui di questa famiglia, e, con stravagante pensiero, le piante topografiche di Roma, Candia, Padova, Corfù, Spalato e Pavia, scolpite sui pilastri delle colonne.
La parrocchia è antica quanto la chiesa. Nel 1810 venne ampliata con parte delle parrocchie allora soppresse di San Moisè, di Sant’Angelo, e San Maurizio, e con intero il circondario di San Fantino.
Il muro di fortificazione, che, come abbiamo notato altrove, il doge Tribuno fece costruire nel 906, giungeva dall’estremità di Olivolo fino alla chiesa di Santa Maria Zobenigo, ove si gettava una catena all’opposta riva di San Gregorio per chiudere in tal guisa l’ingresso ai legni nemici.
Nell’elenco degli allibrati all’estimo del Comune in parrocchia di Santa Maria Zobenigo, l’anno 1379, si trova Sier Michiel Sten. Egli era quel Michiele Steno, patrizio, che, essendo intervenuto una sera del 1355 ad una festa di ballo, datasi in palazzo dal doge Marino Faliero, ed avendo fatto non si sa quale scherzo indecente ad una damigella della dogaressa, o secondo altri, alla dogaressa medesima, venne, per ordine del Falier, cacciato dalla sala. Desideroso perciò di vendetta, scrisse sopra la sedia del doge:
Marin Falier da la bela mujer,
Altri la gode, e lu la mantieni
Oppure, giusta lo Scivos:
La mujer del doxe Falier
Se fà fo… per so piaxer.
Il Faliero, che forse avrebbe voluto vedere lo Steno condannato a morte, od a perpetua prigionia, creduta lieve la pena inflittagli, congiurò di lavare nel sangue degli ottimati l’onta sofferta, ma venne scoperto, e decapitato. Lo Steno invece, giunto alla vecchiezza, si vide eletto doge alla sua volta nel 1400.
Il Sanuto, colla sua solita ingenuità, racconta all’anno 1517, 24 gennaio M. V., un’improntitudine giovanile commessa a Santa Maria Zobenigo, la quale però costò assai cara all’autore di essa: Accidit, scrive egli, che uno bazarioto, vestito da vecchio, havea una cheba con uno priapo dentro; stava benissimo, e l’andava mostrando a le done; hor a sancta Maria Zubenigo, pur mostrandolo a certo balcon a una zovene, uno, che havea di quella interesse, vene fuora, et li dete d’un fuseto, et morite. Era di età di ani 16.
All’anno poi 1519, 20 febbrajo M. V., ricorda: In questo torno a Sancta Maria Zobenigo, sud campo, fo fato una festa di caxe di tori et di uno orso con altri fuogi, auctor Domino Zuane Cosaza sta lì. Vi fo assai persone. Etiam diti oratori Franzesi ussidi di Conseio andono a veder, et cazete un soler, e rupe la gamba a…. Zustinian di S. Hieronimo procurator, era su deto soler. Questo Zuane Cosaza discendeva da nobilissima famiglia, del sangue imperiale dei Comneni, la quale aveva molte possessioni nel Montenegro, da essa cedute nel secolo XV alla Repubblica, riportandone in cambio nel 1430 la Venetà nobiltà. Egli era capitano dei cavalleggeri, ed un’altra volta si trova nominato nei Diari del Sanuto ove si racconta che il principe di Bisignano cenò il 13 gennaio 1521 M. V. a casa di suo barba ser Zuane Cosaza a S. Maria Zobenigo.
In una casa del N. U. Pietro Morosini, posta in parrocchia di Santa Maria Zobenigo, era passato ad abitare nel 1582 dalla parrocchia di San Martino l’architetto Antonio Da Ponte.
In Campo di Santa Maria Zobenigo stanziò nel 1628 Ferdinando granduca di Toscana, venuto col suo fratello D. Carlo a visitare Venezia. Così dice il Diario del Luna (Classe VII, Cod. 376 della Marciana): Per la stantia gli fu parechiato uno pallazzo de cha Grimani a Santa Maria Zobenigo, il quale è sora il Canale Grande, et fo fatto un foro per quelle case e pollazi che sono fin a presso che la chiesa di Santa Maria Zobenigo, et questo fu fatte per acomodar tutta la corte chera con il Granduca ecc. (3)
Cfr. La Pianta di Venezia di p. Vincenzo Maria Coronelli (1697) e la Pianta della città di Venezia di Ludovico Ughi (1729)
(1) GUGLIELMO ZANELLI. Traghetti Veneziani: la gondola al servizio della città. (CICERO Editore).
(2) GASTONE VIO. Le Scuole Piccole nelle Venezia dei Dogi (2012).
(3) GIUSEPPE TASSINI. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
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