Chiesa e Monastero di San Girolamo

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Chiesa di San Girolamo - Cannaregio

Chiesa di San Girolamo. Monastero di monache Agostiniane. Monastero parzialmente demolito

Storia della chiesa e del monastero

Unite in stretta colleganza di carità Bernarda Dotto e Girolama Lero, Monache di Santa Maria degli Angeli di Murano, insieme con Caterina già eremita reclusa presso la Chiesa di Sant’Angelo di Venezia, partitesi da Venezia si portarono a Treviso per il lodevole oggetto d’ivi fondare un monastero, in cui si professasse la primitiva regola di Sant’ Agostino. Ivi dunque esemplarmente vivendo si conciliarono l’affetto di quei cittadini, e mosso dal credito di loro virtù Monadusio Tempesta, nobile avvocato di Treviso, concesse loro un dilatato spazio di terreno situato fuori delle mura della città, perché ivi, ove era un antico romitaggio, fabbricassero un convento di monache dell’ordine e sotto l’invocazione del Dottor Massimo San Girolamo, e professassero la regola di Sant’Agostino.

Perché il sacro luogo si fabbricasse, ne diede ampia facoltà nell’anno 1340. Pietro Paolo Vescovo di Treviso, stabilendo, che nel nuovo monastero rinserrare si dovessero in perpetua clausura le tre monache venute da Venezia, fra le quali dovesse essere abbadessa quella, che più idonea si riconoscesse per governare il monastero sotto l’ordine, e l’osservanza della religione da San Girolamo istituita per la Santa Vergine Eustochio in Betlemme; e sotto la regola, che egli assegnava, di Sant’Agostino già da esse professata nel primo loro monastero.

Costituita poi nella dignità d’abbadessa la nobile, e prudente vergine Bernarda Dotto, tosto accorsero mosse dallo splendore della di lei virtù molte vergini a darle alla di lei direzione, finché ben presto si accrebbe il numero delle abitatrici del nuovo chiostro. Ma breve fu la lor dimora. Poiché sopraggiunta l’asprissima guerra mossa da Lodovico Re d’Ungheria collegato coi Carraresi di Padova contro la Repubblica, le oneste vergini timorose d’insulti militari abbandonarono l’esposto luogo, e molte di esse si rifuggirono in Treviso, ove attendendo l’esito della guerra, passarono poi a rifabbricare il diroccato loro monastero. Ma l’abbadessa Bernarda, e seco lei altre sette monache, pensando ad un più sicuro ricovero, passarono in Venezia nell’ anno 1364, e ritirate in una casa nella Parrocchia di San Vitale, seguirono l’intrapresa monastica vita, distribuendo regolarmente il lor tempo parte agli esercizi di pietà, e parte al lavoro, da cui ritraevano lo scarso loro mantenimento.

Arrivò a conoscere ed ammirare la virtù di questo sacro coro di vergini il pio gentiluomo Giovanni Contarini, ed ispirato di ridurle ad un chiostro, comprò a tale oggetto alcune case con un vasto spazio di terreno nella Parrocchia dei Santi Ermagora e Fortunato, che tosto volontariamente cedette, ed assegnò a Bernarda, ed alle di lei figlie con l’unica condizione, che in una parte del terreno desinato ad uso di cimitero dovessero concedere gratuitamente la sepoltura ai cadaveri dei poveri ivi portati.

Perché poi la nuova religiosa fabbrica con le necessarie ecclesiastiche licenze forma prendesse di vero monastero, ottenne il pio Fondatore da Bartolommeo Vescovo della Canea, e Vicario Generale allora di Paolo Foscari Vescovo di Castello, nell’anno 1375, le opportune facoltà per la erezione della chiesa, e del monastero, e per l’elezione dell’abbadessa, che dovesse eleggersi sempre ad arbitrio delle monache, riservata ai Vescovi di Castello la prerogativa d’investire le elette nella loro dignità, e stabilito un perpetuo censo al vescovado castellano di una libbra d’incenso, di due arance, e due fiaschi di vino. Dopo ciò eletta dal capitolo delle monache in abbadessa la sopra lodata Bernarda, e confermata dal Vescovo Vicario, governò lodevolmente per diciassette anni il nuovo monastero, e morì poi piena di meriti nell’ anno 1382. Successe nella dignità Girolama Lero già indivisibile compagna della defunta, al di cui conforto passò poi felicemente nell’anno 1395.

Ottenuta poi, coll’assenso del capitolo della Parrocchiale Chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato, dal Vicario Generale di Leonardo Dolfino Vescovo di Castello la facoltà di accrescere il numero dei sacerdoti all’uffiziatura della loro chiesa, (essendo loro nella istituzione stato permesso un solo cappellano) pensarono malgrado le loro ristrettezze d’innalzare una magnifica chiesa a con viva fiducia, che la Divina Providenza per mezzo dell’elemosine dei fedeli accorrerebbe al soccorso. Poiché ciò più prestamente si eseguisse Papa Martino V, nell’anno 1418, e poi Eugenio IV nell’anno 1424, concessero spirituali indulgenze a chiunque con pie offerte ne promovesse il compimento. In questa pia intrapresa tanto maggiormente risplendette il fervore delle buone monache, quanto ché essendo di molto accresciute di numero, nell’angusto monastero doveva una cella servire di abitazione a due, e spesso anche a tre monache. Per facilitare dunque a queste vergini la maniera di sostentarsi insinuò loro il Senato, che formare dovessero alcune piccole palle di tela, che servire sogliono nelle pubbliche riduzioni per i suffragi, o siano voti per le elezioni delle Cariche, e per altri affari. Ma non bastando né pure questo scarso sussidio alla molta indigenza delle religiose, Papa Eugenio IV, commiserandone le angustie unì il rovinoso, e vacuo Priorato di Sant’Andrea dell’Isola di Ammiano già dei Canonici Regolari al Monastero delle Monache di San Girolamo, nel quale dentro diciotto celle abitavano quarantasei Monache.

L’adempimento di tale unione comandato con pontificio diploma segnato del giorno 4 di gennaio dell’anno 1436, fu poi eseguito nel giorno 27 dello stesso mese dal Vescovo di Castello San Lorenzo Giustiniano, destinato per tale effetto Apostolico Commissario.(1)

Visita della chiesa (1839)

Rimasero ivi quelle monache sino alla soppressione generale del 1810. Il convento, divenuto privata proprietà, si alterò al modo che oggidì si vede mantenendosi la chiusa chiesa nell’antico stato.

Fuori della chiesa vi era l’antichissima scuola di San Girolamo, che altre volte meritava ogni attenzione per le opere sorprendenti di pittura del Bellini, del Carpaccio, e del Vivarini.

Soffrì quella scuola la sorte stessa della chiesa nel 1810; ma riaperta nel 1814 non offre più cosa adesso che meriti riguardo.

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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