Una Croce sul pilastro d’angolo del Sotoportego del Banco Giro

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1809
Croce sul pilastro d'angolo del Sotoportego del Banco Giro - San Polo

Una Croce sul pilastro d’angolo del Sotoportego del Banco Giro

Venne posta nel pilastro il 13 marzo 1545 affinché i condannati ad essere fustigati a Rialto baciassero prima dell’esecuzione la detta croce e non, com’era entrato nell’uso, la vicina statua del “Gobbo”. Pertanto il Leone (sopra la croce) e la Croce vennero detti dei “frustai”. (1)

Sotoportego del Banco Giro. Ai Veneziani si attribuisce la prima istituzione dei banchi, la quale viene assegnata al 1157. Però sino al 1584 lo Stato non ebbe alcuna parte nel reggimento di queste difficili e delicate gestioni; e fu dietro il consiglio di Jacopo Foscarini che nel suddetto anno la Repubblica assentì fosse aperto il bancogiro sotto guarentigia del Governo.

Cotesto banco si poteva più propriamente intitolare banco di depositi; poiché non emetteva biglietti pagabili al presentatore, ma trasportava le partite da un nome all’altro, e restituiva ai privati i loro depositi quando avessero voluto, avendo il Governo destinato a tal uopo fin dal principio i capitali occorrenti.

Un senatore, col nome di depositario, ne teneva la presidenza, e tutti gli impiegati avevano obbligo di prestar sicurtà. Il banco si apriva sul mezzo giorno, e nel corso dell’anno si teneva chiuso straordinariamente quattro volte per fare i bilanci generali; nel qual tempo il danaro si serbava nella pubblica zecca, ove lo si portava processionalmente lungo la merceria; e tutti bottegai, durante quel trasporto, dovevano star ritti sulla porta con picche ed alabarda in mano per esser pronti alla difesa del tesoro.

La scrittura di banco si teneva per lire, soldi, danari. La lira corrispondeva a dieci ducati d’argento; ma siccome la moneta di banco godeva l’aggio del venti per cento, cosi valeva dodici ducati. Il soldo corrispondeva a lire 4, soldi 16 della moneta corrente, ed il danaro a soldi 8 comuni. Per rendere più difficili le alterazioni nei giri del banco, si facevano con apposite cifre, dette dagli scrittori d’allora figure antiche imperiali, e, trattandosi di un giro a debito dello Stato, non si poteva eseguire se non dietro speciale decreto dei Pregadi. (2)

(1) Alberto Rizzi. Scultura esterna a Venezia. (VENEZIA, 2014 Filippi Editore).

(2) Bernardo e Gaetano Combatti. Nuova planimetria della città di Venezia. (VENEZIA, 1846 Coi tipi di Pietro Naratovich).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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