Il Caffè all’Angelo, in Calle va al Ponte de l’Anzolo, nel Sestiere di San Marco

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Calle va al Ponte de l'Anzolo. Sestiere di San Marco

Il Caffè all’Angelo, in Calle va al Ponte de l’Anzolo, nel Sestiere di San Marco

Tra il Ponte de l’Angelo a San Marco, e quello del Remedio, sta aperto un modesto spaccio di vino, il quale una volta era caffè con sovrapposto locale da gioco.

Qui negli ultimi tempi della Repubblica praticavano parecchi patrizi, specialmente Barnaboti, sotto il qual nome si comprendeva la nobiltà povera, solita ad abitare nella parrocchia di San Barnaba. Questa classe di gente, malcontenta del governo, ed aspirante a novità, aveva molto contribuito a far nominare l’8 marzo 1780 a Procuratore di San Marco Giorgio Pisani, che riconoscevano per loro capo.

Ma non si tosto gli Inquisitori di Stato scoprirono i rei intendimenti di costui, stabilirono d’imprigionarlo due soli giorni dopo la sua nomina. E’ fama che una sera Cristoforo dei Cristofori, temuto fante degli Inquisitori, si recasse al Caffè dell’Angelo per conferire con il Pisani, e che questi il giorno seguente fosse già in viaggio per Verona, ove nel castello di San Felice doveva scontare la propria pena.

Altro frequentatore del Caffè dell’Angelo, ove stava giocando tutta la notte, era in quell’epoca il conte Alemanno Gambara, che si fece reo di molti sanguinosi misfatti.

E che in quel caffè fiorisse grandemente il gioco lo dimostra il Ballarini scrivendo. “Il caffè al Ponte dell’Angelo è ridotto per metà casino privato, e colà si gioca tutta la notte. L’ecc. cav. Madre non parte di là che ad ora terza“.

Anche i quadrupedi diedero celebrità al medesimo caffè, avendo in esso fornito i suoi giorni in tanto decantato cane tabacchino, del quale pubblicò l’elogio Vincenzo Fornaleoni sotto il nome di Onocefalo Cinoglosa. Quest’opuscolo venne sequestrato per ordine del governo poiché vi si riscontrò una parodia dell’orazione funebre di Ubaldo Bragolini in onore dell’ammiraglio Angelo Emo.

Fu al cedere della Repubblica che il Caffè all’Angelo divenne spaccio di vino, trasformandosi il pian superiore in abitazione privata. Il locale però, anche nella sua nuova fase di vita, si meritò rinomanza per la bontà dei vini onde era fornito.

Mancava il gaz, mancava il petrolio, ed un semplice lucignolo di olio, puzzolente anzi che no, ardeva sopra ogni tavolo, ma in compenso si gustava colà un ottimo Conegliano, che, come molti possono ricordare, riempiva di quattrini le tasche dell’ora decesso conduttore Vincenzo Gobbo, quell’uomo dal lungo palandrano, e dall’alto cappello a tuba, sotto la fodera del quale teneva mai sempre incollate le immagini dei Santi suoi protettori. (1)

(1) G.Nissati (Giuseppe Tassini). Aneddoti Storici Veneziani. 1897

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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