Il Teatro Pepoli (1788-1796) nel Palazzo Cavalli a San Vidal, nel Sestiere di San Marco

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Interno del secondo piano del Palazzo Cavalli Franchetti. San Vidal, Sestiere di San Marco

Il Teatro Pepoli (1788-1796) nel Palazzo Cavalli a San Vidal, nel Sestiere di San Marco

Faustina Lazzari moglie di Giulio Gussoni proprietaria del Palazzo Cavalli, in mancanza di linea diretta, aveva lasciato tutto il patrimonio dei Gussoni alla casa dei Gesuiti di Venezia. Risolta nel 1761 la causa tra i Gesuiti e Giovanni Battista Lazzari Minio Gussoni a favore di quest’ultimo e soccombendo la Compagnia di Gesù (poiché i Gesuiti, secondo i giudici veneziani, dovevano essere solo mendicanti), la parte Gussoni del palazzo Cavalli era stata affittata ad Antonio Nani e, poi, ai conti Pepoli.

Degli anni pepoliani il dato di maggior rilievo è la notorietà di cui il palazzo era circondato grazie alle rappresentazioni teatrali dell’eccentrico conte bolognese e l’ingombrante teatrino al secondo piano del palazzo. Testimonia Giovanni Casoni: “… in casa del conte Alessandro Pepoli, al secondo piano del palazzo fu Cavalli, presso San Vidal, dove s’è distinta Teresa Ventura Venier” e, più oltre: “… il Teatro dell’Accademia denominata dei Rinovati, consacrata ad oggetti teatrali, in Casa del Conte Alessandro Pepoli presso San Vitale, sussisteva ancora già inoperoso fino all’anno 1805“: Pepoli era infatti morto nel 1796. (1)

Una antica tradizione non documentata vuole che, in questo teatro, si sia esibito anche il piccolo Mozart in occasione del suo viaggio a Venezia. Certamente, invece, nel teatro del Pepoli sono state eseguite, tra il 1793 e il 1795, varie opere di Francesco Gardi, uno dei compositori di maggior fama nella vita musicale veneziana della fine del Settecento. (2)

(1) GIANDOMENICO ROMANELLI. Tra gotico e neogotico Palazzo Cavalli Franchetti a San Vidal. (Albrizzi Editore di Marsilio Editore. Venezia 1989)

(2) http://www.istitutoveneto.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/35

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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