Corderia Inio Edoardo, nell’Isola della Giudecca
A Venezia l’arte dei “filacanevi” di divideva in opera “fina“, usata maggiormente per le reti da pesca, spaghi e corde, e in opera “grossa“, per corde, cavi, gomene. Nel 1233 i filacanevi si unirono in sodalizio, nell’arte della “scardassa canape“, sotto la protezione di San Biagio, con altare nella chiesa di San Biagio e Cataldo (ora demolita), alla Giudecca. La canapa proveniva dalla Romagna e dalla città di Tana, emporio delle fibre russe ed ucraine, e per aliquote minori, dalle Marche e dal Piemonte. Per la lavorazione servivano ampi spazi, come le Corte Grandi, o dei Cordami, toponimo assunto per questa lavorazione. Oltre alle corde si produceva anche la stoppa, ricavata dalla canapa sfilacciata, che veniva utilizzata per il calafataggio delle imbarcazioni.
La corderia venne fondata da Edoardo Inio in Fondamenta Sant’Eufemia (civ. 593), in seguito subentrarono i fratelli Benvenuto, Giovanni e Paolo, poi i loro figli e nipoti, fino a Renzo Inio, “ultimo corder” di Venezia. La corderia di Inio Edoardo forniva la sua produzione di corde a gran parte delle compagnie di navigazione, ai lavoratori portuali, usate con il nome di “braghe“, appunto per imbragare le merci, e ai mezzi di trasporto pubblico. La corderia cessò l’attività verso il 1985. (1)
(1) FRANCESCO BASALDELLA. Fabbriche e cantieri alla Giudecca. (non pubblicato)
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.