Chiesa della Santissima Trinità vulgo Santa Ternita. Chiesa demolita
Storia della chiesa
Ascrivono uniformi i veneti cronologi a merito delle nobili famiglie Sagredo, e Celsi l’erezione della parrocchiale chiesa dedicata alla Augustissima Triade, e chiamata volgarmente Santa Ternita, della di cui consacrazione si celebra la memoria al giorno 24 di giugno. Si conserva in essa una Spina tratta dalla corona del Redentore, ed una mano del famoso San Menna solitario, e poi martire nell’Egitto, e l’osso pur di una coscia del vescovo e martire San Gerardo Sagredo, da Antonio Grimani vescovo di Torcello donato a questa chiesa, nei di cui parrocchiali confini il glorioso santo ebbe i suoi natali. In una magnifica cappella si venera pure il corpo di Sant’Anastasio persiano, monaco e martire, la di cui memoria è solenne sì tra greci, che tra latini, nel giorno 22 di gennaio. Questo venerabile corpo fu trasportato prima da Cesarea di Palestina, ove soffrì il martirio, al monastero di Gerusalemme: in cui professata vita religiosa, e d’indi tratto da Eraclio imperatore, dopo la celebre battaglia, in cui sconfisse Cosroe re dei persiani, fu condotto a Costantinopoli. Da questa imperiale città lo trasse poi Valaresso della nobile famiglia dei Valaressi, al tempo d’Enrico Dandolo doge, cioè in quel tempo appunto, nel quale l’armi vittoriose dei veneziani e francesi collegati si resero dell’orientale impero padrone. Ne stabiliscono a tal tempo la traslazione Andrea Dandolo doge, e Pietro Callotio domenicano, che nei principi del secolo XIV, scrisse le vite dei santi: e ci assicura, che dalla tomba, ove giaceva il sacro corpo nella chiesa della Santissima Trinità, uscire si sentiva soavissimo odore di mirabile fragranza. Si gloria l’alma città di Roma di possedere le sagre reliquie di questo santo martire, e ne registrò il preteso suo possesso così nel martirologio, che nel Breviario Romano: ma non può però dimostrarci documento alcuno, che ne contesti l’acquisto; dove la traslazione dei veneti vien registrata dai sopraccitati ragguardevoli e antichi scrittori, alla cui autorità sottoscrissero Pietro dei Natali vescovo di Jesolo, il Maurolico nel suo Martirologio Romano, il Martirologio Germanico, e Refendio in una sua lettera scritta a Kebedio. Furono in questa parrocchia istituiti due ospedali, che dalle famiglie dei suoi fondatori presero il nome, chiamato l’uno: Lo Spedal delle Boccole, e l’altro: Lo Spedal di Ser Natichier da Cha Christian.
Visita della chiesa (1733)
Entrando in chiesa a mano sinistra si vede la visita dei Pastori al nato Bambino, e di sopra in mezzaluna la Santissima Trinità, opere di Santo Croce. Segue sopra la porta una Madonna con i Santi Giovambattista, e Nicolò dello stesso autore. Nella cappella di Sant’Anastasio da un lato vi sono due quadri l’uno di Antonio Aliense, e l’altro pure benché fosse da altra mano ritocco; contengono storie del santo. Nell’alto della tavola dell’altare vi è il Padre Eterno con angeli di Pietro Malombra; di sotto vi è una storia appartenente al detto santo di mano di Santo Croce; dall’altro lato della cappella vi fono due quadri di Qdoardo Fialetti, storie del Santo suddetto. Sopra la porta della sacrestia vi è in grande tela la Crocifissione, di mano del Palma. All’altare maggiore dalla parte sinistra vi è la cena di Cristo di maniera di Santo Croce. Nella cappella di casa Sagredo vi è San Gerardo Sagredo, opera del suddetto autore. La tavola con San Francesco, e il compagno è opera degna di Giovambattista Tiepolo. Dai lati di un Crocifisso vi sono quattro quadretti con i Santi Giorgio, Pietro, Paulo, ed Antonio opere di Giovanni Bellino. Sui due primi volti degli archi vi sono due Evangelisti cioè San Matteo, e San Marco del Cav. Bambini. (2)
Si chiuse nel 1810, e si ridusse a magazzino di tavole. Quindi nel 1832 si demolì. Ne restava nel 1880 ancora in piedi il campanile, ove abitavano alcuni poveri, quand’esso il 13 dicembre di
quell’anno improvvisamente precipitò, seppellendo uno degli inquilini, che, non senza fatica, si potè estrarre dalle macerie. (3)
(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).
(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)
(3) GIUSEPPE TASSINI. Edifici di Venezia. Distrutti o vòlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).
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