La famiglia e il palazzo Condulmer, in contrada dei Tolentini, nel Sestiere di Santa Croce

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Palazzo Condulmer, in Fondamenta Condulmer, ai Tolentini - Sestiere di Santa Croce

La famiglia e il palazzo Condulmer, in contrada dei Tolentini, nel Sestiere di Santa Croce

La Fondamenta Condulmer nella parrocchia dei Tolentini prende il nome da il palazzo che su di esse s’innalza, costruzione dei primi anni del Settecento, fabbricato dalla famiglia antichissima dei Condulmer, venuti da Pavia nelle lagune, all’epoca dei Tribuni prima che Paolo Lucio Anafesto desse principio alla gloriosa serie dei dogi.

A questa famiglia appartenne il secondo papa veneziano che salì la cattedra di San Pietro; il primo fu Angelo Correr eletto nel 1406 col nome di Gregorio XII, il secondo Gabriele Condulmer eletto col nome di Eugenio IV, nel 1431, il cui ritratto marmoreo in altorilievo si scorge sulla porta di San Pietro in Roma, opera di Filarete.

Racconta una leggenda, riportata dal cronista Magno che essendo in Alessandria nel basso Egitto per i loro affari di commercio sier Anzolo Condulmer, padre di Gabriele, e sier Domenico Foscari andarono entrambi da un santissimo eremita che aveva gran fama di predire il futuro. E l’eremita, dopo vari esorcismi e scongiurazioni profetizzò rivolgendosi al Condulmer: “Tuo figlio sarà il maggiore dei sacerdoti” e al FoscariIl tuo diverrà capo di una grande nazione” e la profezia si avverò: il primo fu papa, l’altro il doge Francesco Foscari eletto nel 1423.

Ma la famiglia Condulmer sembrò quasi che papa Eugenio avesse in sé raccolte tutte le energie e le belle qualità della parentela poiché, sebbene avesse favorito grandemente i suoi nipoti nominando Marco patriarca di Grado, Francesco cardinale e Almorotto signore di Bagnacavallo, pure la famiglia passò tra i secoli mediocremente per ingegno, per carattere, per iniziativa, senza infamie e senza superbe lodi.

I documenti e le cronache della prima metà del Cinquecento narrano di un Zuane Antonio Condulmer il quale veniva bandito in perpetuo per avere uccisa la moglie, la bella Lucia Gradenigo, “cum una archibusata a mezo le spalle“. Egli da qualche anno ammogliato, era gelosissimo della formosa consorte, e sebbene questa non desse alcun motivo alla sua folle gelosia pure sier Zuane assillato da quella fissazione che mai lo abbandonava, una notte perduto il lume della ragione e dando forma ai vani sospetti, sparò contro la moglie e poi come pazzo si dette alla fuga. Il Consiglio dei Dieci in data 16 novembre 1548 lo condannava al bando con mille ducati di taglia a favore di chi lo avesse ammazzato o consegnato alla giustizia per essere impiccato.

Per quasi due secoli il nome dei Condulmer non presenta nulla di straordinario; erano buoni patrizi, fedeli a San Marco, tranquilli e lontani dal “brogli“, ma nel 1743, in un diario manoscritto degli avvenimenti successi a Venezia e conservato alla Marciana ecco comparire un Antonio Condulmer dedito al lusso, al gioco, alle feste.

Nel Giorno di San Gaetano, patrono della parrocchia dei Tolentini, il 7 di agosto, per onorare la famiglia ducale di Modena, allora in Venezia essendo stato Francesco d’Este scacciato dal ducato dalla Regina d’Ungheria, sier Antonio invitava tutta la famiglia ad assistere alla “sagra” dai poggioli del suo palazzo. “La duchessa moglie, una principessa d’Orleans, grassa e grossa straordinariamente, fu portata su per le scale in seggetta” e la festa riuscì uno splendore per sfarzo e per ricchezza “bellissimo il rinfresco, illuminazione grande nel giardino, serenate nobilissima nel canale“.

Si giocò fino a tarda notte e si disse allora che “sier Condulmer aveva guadagnato molti danari alla principessa“, mentre nella sala principale del palazzo Giovanni Sibiliato, “padrone di barca da vino et ora portalettere da mare del Magistrato della Sanità” improvvisava in lingua rustica padovana, celebrando in versi le lodi della casa ducale di Modena.

Nel 1870 era celebre a Venezia la nobildonna Margherita Condulmer per le sue beghe, le fughe di casa e le scene spiacevoli col marito, il patrizio Giovanni Grassi, causa sempre il cavalier servente, e il marito “scimunito e stupido” taceva e l’accontentava.

Alla caduta della Repubblica i Condulmer dei Tolentini erano in cinque, uno solo ammogliato con Bianca Tron, ma senza figli e con le ricchezze in gran parte sfumate nel gioco. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 luglio 1930

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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