Basilica di San Marco – Navata Maggiore

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François Vervloet- Interno Basilica di San (foto dalla rete)

Basilica di San Marco – Navata Maggiore

Sulla porta adunque principale d’ingresso è collocato uno dei più antichi mosaici di questo tempio. Figura Cristo nel mezzo ed ai lati la Vergine e San Marco. Poi nell’arco massimo, sulla porta medesima, in cinque comparti, sono espresse alquante visioni dell’Apocalisse, lavorate innanzi l’anno 1560 dai fratelli Zuccato, come si rileva dalla inscrizione, ed altre figure di Santi condotte dal più giovane di essi. Codesti lavori furono cagione che venissero accusati gli artisti dai loro emuli, per cui si chiamarono a giudizio Tiziano, Jacopo Pistoja, Andrea Schiavone, Paolo Veronese e Jacopo Tintoretto, i quali giudicarono in favore degli Zuccato. Non è ben certo chi avesse dati i cartoni per sì grandiose opere, e sembra che Tiziano ne facesse gli sbozzi, e che Orazio, di lui figliuolo, li mettesse a termine, per la vecchia età del padre.

Non parlando delle singole figure dei Santi che ornano i piccioli vòlti di questa nave, diremo, che nella prima cupola si vedono rappresentate, tra le sedici finestre aperte in essa, altrettante nazioni chiamate alla luce del Vangelo dai dodici Apostoli, quali si scorgono effigiati sopra le finestre medesime, in azione di ricevere il dono delle lingue dall’Eterno Paraclito, che appare sulla sommità della cupola.

Sotto l’ultimo arco, alla sinistra di chi mira, verso il centro del tempio, sorge una edicola con la immagine del Crocifisso dipinta sulla tavola, e coperta da un cristallo. La tradizione ricorda che da un capitello della piazza qui venne recata l’anno 1290, lorquando un empio la ferì di pugnale e spicciò vivo sangue dalla ferita. Argomenta bene il Meschinello, che il loco ove è posto l’altare, fuori al tutto di simmetria del tempio, e il vederlo ornalo con marmi preziosi, avvalora la credenza al prodigio. E per verità, vi si vedono impiegati il nero orientale, l’africano, il verde antico, il granito, il pentelico; e la palla che regge la croce nel culmine del cupolino è d’agata corniolata d’Oriente, che pel suo diametro, di circa un piede, si tiene in gran pregio. Nel 1842 restaurata venne questa immagine, ed apparve ancor le ferite di sopra notale, come ora da tutti si vedono.

Ma tornando ai mosaici, vien tosto alla vista quelli di cui si orna il gran vòlto, che segue la prima cupola. Ivi sono effigiate alcune azioni della vita del Nazareno. Quindi, incominciando a destra, appare il tradimento dell’iniquo Giuda; Cristo condannato a morte; la sua Crocifissione; l’Angelo che annunzia il di lui risorgimento; la discesa nel Limbo; l’apparizione del Salvatore alla Maddalena; e il suo mostrarsi nel cenacolo a togliere l’incredulità di Tommaso. Ai lati esterni di questo vòltone, Bartolommeo Bozza, coi cartoni del Salviati, lavorò le due grandiose figure di Davide e di Zaccaria, e sotto allo stesso vòlto, Alvise Gaetano, coi disegni di Domenico Tintorello, nel 1590, come sta ivi notato, pose a compimento i Santi Castorio, Claudio, Nicostrato e Sinforiano; Giobbe e Geremia, dall’altra parte dell’ arco, furono condotti da Giovanni Antonio Marini, ed opera di Lorenzo Ceccato sono le altre figure, di fronte alle prime descritte, esprimenti i santi Cosma e Damiano, Leumone ed Ermolao.

La cupola massima si veste di antichi lavori. Fra ciascuna delle sedici finestre sono figurale altrettante Virtudi, e sopra i fori Gesù Cristo in trono fra quattro Celesti si mostra alla Vergine e ai dodici Apostoli. Nei peducci poi gli Evangelisti e i quattro fiumi dell’Eden esprimono che la legge di Cristo, la mercé degli Apostoli, si diffuse per tutta la terra. Giova qui ricordare come codesta maggior cupola, minacciando ruina al tempo di Jacopo Sansovino, fu da lui con nuova invenzione salvata, come testimonia Francesco di lui figlio nella sua Venezia illustrata. (1)

(1) ANTONIO QUADRI. Venezia e le sue lagune Vol II. (VENEZIA, 1847 Stabilimento Antonelli).

FOTO: dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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