Pietro Partecipazio. Doge XX. Anni 939-942

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1693

Pietro Partecipazio. Doge XX. Anni 939-942

La memoria di quanto aveva sofferto Pietro Partecipazio allorché fu spedito, dal doge Orso suo padre, a Costantinopoli, caduto innanzi prigione dei Croati, e poi da questi mandato al re dei Bulgari, e più le benemerenze acquistatesi dalla sua famiglia a pro della patria, gli ottennero i voli della nazione per salire al trono ducale.

Lo stato fiorente in cui trovò la Repubblica e l’indole sua mansueta valsero a conservare la pace interna ed esterna, e a vieppiù prosperare i commerci, fonte di ricchezza. E ciò torna a lode grandissima di lui, massime di questi tempi, che l’Italia continuava ad essere agitata da perpetue guerre e discordie. Il suo reggimento fu però di breve durata, giacché, dopo soli tre anni, passava a vita migliore, e veniva tumulato, secondo il Sanudo, nella chiesa di San Felice nell’isola Ammiana, appresso il genitore. Conviene notare, che alcuni storici computano questo doge, il di nome Pietro II, poiché divisano siccome I quel Pietro Partecipazio, associato per breve tempo alla ducea con Giovanni II suo fratello.

Non possiamo anche dispensarci dall’osservare, come la seguente inscrizione, che si legge nel cartellino recato dall’immagine di questo doge, non corrisponda alla storia. E’ di vero, in essa inscrizione si ricorda, fra i molti privilegi ottenuti da Berengario, quello di poter la Repubblica coniare moneta sua propria. Ma, oltre che nei tre anni che ducando Pietro, Berengario I non più viveva, morto essendo nell’824, ed il II non divenne re d’Italia se non nell’ 850, la riconferma del privilegio di batter moneta fu dato da Rodolfo, nel febbraio 925, ducando Orso II Partecipazio, siccome a suo luogo dicemmo. Falso è ancora che la inscrizione in parola, anticamente fosse apposta all’ immagine di Pietro III Candiano, piuttosto che a quella di Pietro II Candiano, siccome riferisce uno storico recente, citando a puntello di sua sentenza il Muratori: imperocché dessa era positivamente assegnata alla effigie di questo doge, fino da quando si dipinsero i ritratti dei principi nella sala del Maggior Consiglio; testimoni il Sanudo ed il Sansovino, che la riportano, e che da loro fu rilevata prima dell’incendio di quella sala, accaduto nel 1577. Allorquando si rifecero quelle immagini, si riprodussero anche le antiche inscrizioni, le quali vennero dettate nel 1365, in occasione che si decorò, per la prima volta, quella sala con dipinti storici e coi ritratti dei dogi; vale a dire, dopo oltre quattro secoli dalla morte di Pietro Partecipazio; per cui apparisce evidente lo sbaglio, preso dall’ignoranza del suo autore. Non ci perderemo poi nel riconvenire il Pasini, il quale, nella descrizione che egli fa d’una moneta d’argento, da lui bonariamente creduta di questo doge, tali stranezze snocciolò dalla penna, da dimostrare non avere egli avuto un sol centellino di critica.

La inscrizione, che ancor si legge, è questa:

MVLTA BERENGARlVS MIHI PRIVILEGIA FECIT
IS QUOQUE MONETAM CVDERE POSSE DEDIT. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto.  Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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