Il gabàn o cappotto di Salonicco, dei cappotteri greci

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2004
Gaban o cappotto di Salonicco. La pesca in Laguna. La collezione storica di Minni e Marella. Centro Culturale Candiani 2019.

Il gabàn o cappotto di Salonicco, dei cappotteri greci

Capoteri erano chiamati gli artigiani, per la maggioranza greci, che fabbricavano e vendevano cappotti, cioè una specie di soprabito in lana, utilizzato principalmente dai marinai, dai militari e dai pescatori. I cappotteri, inoltre, fabbricavano anche le schiavine, specie di coperte di lana.

Il loro lavoro non prevedeva anche la tessitura del tessuto in lana con cui fabbricavano i cosiddetti capoti e le schiavine, che invece era acquistato per poi lavorarlo e vendere il prodotto finale. Si trattava, quindi, del mestiere di tagliare, cucire e vendere capoti. I tessuti di lana utilizzati per la fabbricazione dei cappotti erano forniti da varie zone del territorio greco (principalmente Salonicco, Corfù, Zagorà) ed erano di varie qualità (fini, bastardi, dimezza vita).

Il primo ad importare a Venezia il mestiere della fabbricazione di cappotti, fu il greco Ioannis Theocharis di Ioannina che, nel 1742, aprì una bottegha nella contrada di San Provolo. Da allora decine di greci si insediarono a Venezia, esercitando questa particolare arte; quasi tutti provenivano dall’Epiro, soprattutto da Ioannina. (1)

Il cappotto di Salonicco lo avevano portato i galeotti ed i pirati, i capitani di piccolo e grande cabotaggio e i pescatori chioggiotti. All fine della repubblica c’erano a Venezia sei botteghe da cappotti, con 32 artiginai greci che importavano direttamente il tessuto particolarmente caldo, resistente ed impermeabile, realizzato con una lana detta sangona. Il cappotto poteva essere lungo o corto, ma era sempre dotato di cappuccio e serviva anche come materasso o da coperta. (2)

(1) Christos Zampakolas. La Mariegola dell’Arte dei Greci Cappotteri a Venezia

(2) La pesca in Laguna. La collezione storica di Minni e Marella. Centro Culturale Candiani 2019.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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