Un patrizio assassino della contrada di Santa Maria Zobenigo, nel Sestiere di San Marco

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Ponte de le Tette sul Rio de San Cassan. Sestiere di San Polo

Un patrizio assassino della contrada di Santa Maria Zobenigo, nel Sestiere di San Marco

Nel dicembre del 1500 erano avvenuti a Venezia parecchi assassini: un povero “pictor da camere” veniva trovato morto in campo di San Biagio, un tale Osvaldomurer di san Cassan” accoltellato nella calle dei Botteri, una certa Tomotta di Cividale, cortigiana a San Salvatore, era stata mortalmente ferita. Dei ribaldi nessuna traccia per quanto vegliassero i Signori di notte e nonostante il bando del Consiglio dei Dieci che prometteva una taglia di seicento ducati a chi avesse denunciato “quelli homeni infami“.

Ad un’ora di notte del 2 gennaio 1501 al ponte delle Tette, nella contrada di Carampane famosa allora per i suoi bordelli, scoppiò una grande rissa: urla di donne, imprecazioni, busse e coltelli in aria. Da una di queste case balzò fuori mezza nuda una donna sanguinante gridando spaventata: “L’è un sassin! L’è un sassin!” mentre un putto prendeva la corsa verso Rialto in cerca dei birri.

In calle ca’ Raspi incontrò la pattuglia di sier Zirolamo Venier, signore di notte, e con quella ritornò di furia nel luogo della rissa. Nella casa era una devastazione: mobili rovesciati, sedie a pezzi, bottiglia e piatti rotti e un uomo a terra agonizzante. Seduto sul letto con un gamba rotta da un colpo di bastone e stringendo ancora in mano un lungo coltello tutto lordo di sangue stava sier Ettore Barbarigo di sier Alvise della contrada di Santa Maria Zobenigo e parente del doge, “zovene di mala qualità et pieno di abominevoli vitii“.

Dalle donne di quella casa di mala fama si seppe che altri due nobili erano fuggiti, e la baruffa aveva principiato per la solita prepotenza del Barbarigo che feriva una delle donne e l’uomo agonizzante, fratello di quest’Osvaldo, “murer di San Cassan” trovato morto in Calle dei Botteri. Il patrizio venne arrestato e condotto nella prigione Forte. Il giorno dopo gli fu data la tortura e si scoperse finalmente il triste autore dei delitti compiuti nel dicembre: lo sconosciuto assassino era sier Barbarigo con i suoi compagni di bagordo Anzolo Contarini e Andrea Zantani che anche questa volta erano riusciti a fuggire.

Il consiglio dei Dieci fece il processo e la sentenza fu di morte, ma per un riguardo al doge si volle morisse “in la preson strangolado“. Difatti il 20 gennaio sier Ettore Barbarigo, dopo aver ascoltato la sentenza lettagli da sier Fantin Malipiero, avogador, venne “da uno schiavon buttato a terra et con una corda li fo serado el collo fin che morite“. Anzolo Contarini e Andrea Zantani furono in perpetuo banditi con taglia di mille ducati. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 22 marzo 1927.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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