I Castellani e i Nicolotti alla Guerra dei pugni

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Heintz Wettstreit. Ponte dei Pugni - Germanisches Nationalmuseum Norimberga, Baviera, Germania

I Castellani e i Nicolotti alla Guerra dei pugni

Siamo nel febbraio del 1521 sotto il doge Leonardo Loredan. La lega di Cambrai contro Venezia era quasi sfumata, dopo tredici anni di guerra, avendo la Repubblica recuperato tutti i suoi possedimenti di terraferma e dato esempio a tutta l’europa della sua prudenza e della sua forza.

Il carnevale di quell’anno fu splendido e tra i numerosi spettacoli vi furono le famose lotte tra Nicolotti e Castellani svoltesi sul Ponte dei Pugni a San Barnaba, su quello della Guerra, ora Priuli a San Felice, su quello di Santa Fosca a San Marziale e di Santa Sofia. I Castellani, quasi tutti arsenalotti, avevano per campioni Marco Folegato, Tita Palugo, Zuane Filacanevo; i Nicolotti, pescatori di San Nicolò avevano Anzolo Setenasi, Bastian Coca, e Pietro Siepa.

Il 20 febbraio a San Felice, al Ponte allora detto della Guerra, avvenne la grande lotta tra i due partiti. Dalle case sulle due fondamente e sui tetti una grande folla attendeva lo spettacolo, e le due fazioni, con berretta rossa i Castellani e nera i Nicolotti, guardatesi un po’ in cagnesco dalle due opposte fondamente, finirono col salire il ponte ed incontrarsi.

Folegato sbuffava da gran stizza. E avanti a tutti andava in gran parada; Come serpente e mezzo el ponte sguizza, che tutti larga ghe feva la strada, ma i Nicoloti che no xe mincioni, con Setenasi, Coca e Piero Siepa, sul ponte i l’ha fermà come turioni

E qui cominciarono le botte sode, le spinte, i pugni, i capitomboli e siccome il ponte era senza parapetto, così ad ogni colpo robusto qualcuno che si trovava presso la sponda cadeva in canale. Nel maggior tafferuglio, precedute da grandi applausi e da grida della folla esultante, salirono il ponte dalla parte dei Nicolotti cinque donne formose col berettino nero; dall’altra parte i Castellani che avevano avuto sentore di quell’intermezzo fecero salire le loro donne non meno formose e le dieci virago si azzuffarono, mentre gli uomini stavano attenti ai piedi del ponte.

El primo colpo lo ciapò la Daria, e un pugno a la Catina un dente ha rotto, Beta cascò in canal, còtole in aria, tutto mostrando quel che havea de soto, a la Nene, un donon de San Trovaso, che pizzolava zo sangue dal naso“.

L’originale lotta femminile finiva ben presto con la vittoria delle Nicolotte, e si riaccese allora la lotta maschile che, come il solito degenerò in una vera battaglia con bastoni, sassi ed armi “chi carga armi, chi tira frezze et con siti strumenti e se feva carezze da camposanto“. Ci furono tre morti e circa trenta feriti.

Il Consiglio dei Dieci “per mettere la stanga a tante risse” pubblicò un bando che “a chi ardisse far la guerra fusse condannà de corer a scuriade per Marzaria doi hore et po’ reposar in la preson Orba“. Ma più che le leggi, poterono più tardi i costumi dei tempi nuovi. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 7 maggio 1927.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Ponte Priuli (o de la Guerra), Ponte Santa Fosca, Ponte del Foscarini (Carmini), Ponte Santa Fosca, Ponte dei Pugni (San Barnaba), Ponte de la Guerra, Ponte Santa Fosca, Orma in marmo sul Ponte dei Pugni, Ponte dei Pugni (San Barnaba), Ponte dei Pugni (San Barnaba), Ponte de la Guerra (San Zulian).

FOTO: Foto dalla rete e di Bussolin Alfonso. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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