Il dono di 480 meloni della Scuola dei Fruttaroli al doge per la sua elezione

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Scuola dei frutaroli (fruttivendoli) sotto l'invocazione di San Giosafat. Santa Maria Formosa

Il dono di 480 meloni della Scuola dei Fruttaroli al doge per la sua elezione

Si legge nei libri, che descrivono gli usi antichi di questa Repubblica, che i Dogi all’occasione del loro innalzamento venivano riveriti, e regalati dai corpi d’arte di questa città, i quali ammessi venivano ad un ducale convito. Si era questa usanza posta in dimenticanza, ma nel 1414, il doge Tommaso Mocenigo la rimise in vigore.

Al presente (con il doge Ludovico Manin) la sola arte dei fruttaroli, è quella che offre ad ogni doge nel primo del mese di agosto, che succede alla sua elezione, un dono in pubblica forma, che per il suo apprestamento, e per la pompa che lo accompagna, a sè rivolge la curiosità, e il concorso del popolo.

Consiste questo dono in 480 meloni della maggior grandezza, e della miglior qualità. Sono essi in bella mostra disposti a Santa Maria Formosa appresso la Scuola di San Josaphat protettore dell’arte suddetta. Dai balconi, che sovrastanno al vicino campo pendono sulle varie tappezzerie i sonetti d’offerta. Ecco l’ordine dell’accompagnamento, e la strada tenuta nell’avviarsi al Palazzo Ducale.

Precede lo stendardo di San Nicolò, perchè gli abitatori di quella Parrocchia, nei limiti segnati dai ponti, hanno il privilegio d’esercitare l’arte del fruttaiuolo senza soggiacere alla pratica quinquennale prescritta dalle leggi dell’altre arti, onde son tutti in certo modo incorporati nella medesima anche senza esercitarla, subito dopo il Gastaldo della Scuola,  in mantello di seta, e con un mazzetto di fiori in mano. Dietro a lui quattro stendardi dell’arte, poi due ragazzi pulitamente vestiti portando uno il sonetto l’altro il mazzetto per sua Serenità sopra vassoi d’argento. Segue in toga l’interveniente (avvocato difensore) dell’arte che precede le cariche della medesima, ed i primari suoi membri in mantello, che sono dai 30 ai 40.

Dietro a questi vengono in fila circa 80 fruttaroli aventi ognuno sull’argenteria dell’eccellentissimo magistrato alle Ragion Vecchie un melone con sopra un bel mazzetto, e fiori all’intorno. Succede  il soler (un baldacchino) con lo stemma del doge regnante, con l’immagine di San Josaphat, e l’ornamento di variopinte bandiere. Vengono poi quattro gran corbe dipinte ed inargentate piene delle frutta stesse, sostenute su grosse masse da nerboruti facchini in bizzarro teatrale vestiario. Chiudono la marcia altri individui del numeroso corpo, e l’accompagna il suono allegro di vari strumenti da fiato.

Fatto il giro del Campo di Santa Maria Formosa, e passando da San Lio  (San Leone), e San Bartolomeo, per la Merceria giunge in Piazza la descritta compagnia, ove fa un giro, poi sale nelle stanze del Ducale Palazzo ove si radunano la Serenissima Signoria. Qui il gastaldo fa umile complimento a sua serenità, che l’accoglie in veste ducale, e berretta a tozzo. Passano poi tutti nella sala dei banchetti ove sulle apparecchiate tavole si dipone il dono. I regali di consuetudine ricevuti in cambio sono due barili di vino con l’arma dipinta della ducale famiglia, sei lingue acconciate dette da noi salmestrade, sei prosciutti, sei sopressade, che sono specie di salami di forma, e fattura diversa, e d’assai maggiore grandezza, cento buzzoladi (ciambelle grandi) da zuppa, cento pani, sei forme di formaggio pecorino, ventiquattro formaggiette.

Posti questi regali nelle corbe ritorna la compagnia a Santa Maria Formosa per la corta via del Campo della Guerra. Sua serenissima distribuisce alle Magistrature 300 dei regalati meloni, e gli altri servono per la sua tavola, ministri, e servitori del dogado.

Questo festoso apparato, la gita e ritorno dell’artigianesca comitiva, la cerimonia, che approssima un corpo d’arte al capo illustre della repubblica, un pubblico solenne cambio di doni trà questo, e una porzione di sudditi, divertono un affollato popolo nelle vie, e nel Ducale Palazzo, e presentata ai non volgari osservatori un’azione confortatrice di maestà nobilmente abbassata, e di sudditanza elevata ad onorifico accoglimento. (1)

(1) Gazzetta Urbana Veneta, Numero 66 del 13 agosto 1789

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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