Corte del Tintor a Santa Maria Mater Domini, nel Sestiere di Santa Croce

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Corte del Tintor a Santa Maria Mater Domini. Sestiere di Santa Croce

Corte del Tintor a Santa Maria Mater Domini, nel Sestiere di Santa Croce

Nel 1712 qui esistevano la casa e bottega da tentor del sig. Domenico Anichini affitual di Antonio Giamola.

I Tintori si unirono in corpo anteriormente al 1436, ed avevano dapprima scuola di devozione sotto il patrocinio di San Onofrio nella chiesa di San Giovanni Grisostomo. Ricorda il Burani nel suo Giornale Solario, che nei registri di detta chiesa esisteva, sotto l’anno 1490, l’annotazione seguente: Per fa scuola delli Tentori ogni anno si scuode il giorno di Mess : Sant’ Onofrio, che è a dì 14 Zugno, lire 44 ecc.. I Tintori poi, con istrumento 7 ottobre 1581, in atti Giovanni Figolino, ottennero per lo proprie radunanze un locale presso il Ponte dei Servi, ed in chiesa dei Servi eressero arche un altare. Il locale inserviente alla scuola di quest’arte venne distrutto da un incendio nel 1769, e quindi rifabbricato. I Tintori si dividevano in tre classi: di sete, fustagni, e tele, facendo grandissimo traffico con l’Olanda, Fiume, Levante, e Turchia.

Lo scarlatto ed il chermisi di Venezia godevano una rinomanza universale. I secreti delle tinture erano così meravigliosamente mantenuti da originare una singolarissima usanza. Le leggi ordinavano le stagioni nelle quali si dovevano comporre le misture per lo scarlatto. Siccome si voleva distrarre il pubblico dal por mente alla fabbricazione di tale tintura, si soleva spacciare qualche favola che mettesse paura nel popolo. Ora si aggirava in quei contorni un fantasma bianco, ora un omaccio con un cappellone, ora un gigante con un lanternino in mano. Ecco come si introdusse nel nostro vernacolo la parola scarlatto, per indicare un timore senza fondamento. (1)

(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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