Un ciarlatano sotto i portici di Palazzo Ducale
Il bisogno di recuperare la salute era così forte che spesso chi ne era privo era disposto a ricorrere a qualsiasi rimedio e ad attaccarsi anche alla più flebile speranza: spesso si ricorreva al ciarlatano ambulante che offriva i propri rimedi nelle piazze e nelle vie.
A Venezia erano anche chiamati “monta in banco” in quanto salivano sopra un palco per offrire ai passanti i loro prodotti: creme, sciroppi, giulebbi, cerotti, accompagnati da suonatori, ballerine, pronti a stupire con decorazioni, stendardi, ed animali esotici imbalsamati. (1)
Fra i ciarlatani che alzavano i loro banchi non soltanto sotto i portici del Palazzo Ducale, ma anche sulla Piazza di San Marco, era famoso nella metà del Cinquecento Jacopo Coppa di Modena, conosciuto a Venezia per il “Modenese“, il quale aveva ottenute dal Senato, mercé la protezione di Caterina Barbaro, di stabilirsi a Venezia e la licenza di esercitare la medicina, nonostante l’opposizione dei veri medici e chirurghi. Egli compariva in Piazza, sopra un palchetto adorno di un drappo rosso, con un grande stendardo, dipintavi una donna ignuda, e vendeva saponi, polveri e “preciosi liquori” per le ferite, cantando e dicendo barzellette. La folla faceva ressa intorno al palchetto, alle barzellette si divertiva e, siccome egli prometteva di rendere a tutti la salute perduta, così i denari fioccavano. Alle belle popolane che ricorrevano a lui per sanare qualche piccola malattia, se il soggetto gli piaceva, dava loro convegno nella sua bottega, a San Provolo e colà le esaminava e, diceva lui, le guariva. Questa fu la rovina di Jacopo Coppa.
Caterina Barbaro, sempre bella sebbene quarantenne e da protettrice divenuta amante del Coppa, si era accorta delle sue scappate nella bottega di San Provolo e, mossa dalla gelosia e dalla sfacciata ingratitudine, giurò di vendicarsi.
Il giugno 1557 due “bastasi“, facchini addetti al trasporto delle merci, attaccarono lite presso il palchetto del Coppa e vennero alla mani: nella lotta ribaltarono il palco che trascinò con sé il medico, il quale nella confusione fu ben bene bastonato tra lo stendardo, barattoli e le polveri sparse al suolo, arrestati i colpevoli si seppe subito la verità: Caterina Barbaro si era vendicata.
Jacopo Coppa dopo tre giorni partiva per Bologna, mentre la satira si sbizzarriva contro la patrizia:
La femena depenta sul stendardo
Se dixe sia la bela Caterina
che fea de un falso venetian bastardo
Un grando luminar de medicina,
Ma po’ tradia nel numero de i basi
L’ha mandà bastonar da do bastasi. (2)
(1) Renato Vecchiato. Gli Speziali a Venezia
(2) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 29 novembre 1925
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