La Corte de le Campane, a San Luca, nel Sestiere di San Marco

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Hotel Bonvecchiati, costruito nell'area dove esisteva la Corte de le Campane, a San Luca - Sestiere di San Marco

La Corte de le Campane, a San Luca, nel Sestiere di San Marco

Nome antico, la Corte de le Campane, che risale a quattro secoli or sono, poiché precisamente in questa località, nella parrocchia di San Luca presso la “Calle Mettivia“, abitava nel 1514 un Zuane Campanato che notificò agli Avogadori di Comune di possedere “una casa un questa corte cum una bottega dove si laora di campane“.

Le campane furono sempre dai Veneziani predilette e care: si sonavano a distesa nelle elezioni dei dogi, nei funerali, nelle vittorie, nelle grandi cerimonie civili, nelle processioni e quelle di San Marco, oltre che la loro funzione ecclesiastica, regolavano la vita quotidiana della città poiché dalla grande torre “la trottera” chiamava i patrizi a consiglio, “la marangona” invitava di buon mattino gli operai al lavoro e sul tramonto al riposo, “la nona” segnava il mezzogiorno, l’ora del pranzo, l’ultima, la più piccola di tutte, detta del “maleficio over ringhiera” annunciava l’esecuzione delle condanne capitali. Un altro campanile, dopo San Marco, aveva una funzione civile ed era quello della chiesa di San Giovanni Elemosinario di Rialto il quale alla terza ora di notte suonava “la realtina” dando l’avvertimento di spegnere i fuochi.

Marin Sanudo nei suoi Diari scrivendo di feste e di funzioni conclude spesso “gran campanò di zorno et gran campanò di nocte“, tanto che il Consiglio dei Dieci, con suo decreto del 7 febbraio 1425, stabiliva di proibire il suono delle campane dalla “prima hora noctis usque ad matutinum sancti Marci“, ma la legge fu ben presto dimenticata e le campane continuarono a suonare a loro beneplacito.

Così a Zuane Campanato non mancavano ordinazioni e la sua bottega fusoria era delle più accreditate specialmente per il timbro armonioso delle sue campane che recavano lo stemma del leone di San Marco ed erano abbellite di eleganti ornati e di simbolici fregi. La corte era assai frequentata di visitatori e clienti e maggiormente lo fu quando Pietro Campanato, figlio di Zuane, nella stessa corte a San Luca, modellò e fuse i bellissimi bronzi del Padre Eterno, della Vergine e del Cardinale Zeno per la Cappella della Scarpa in San Marco.

I Campanato erano tutta una famiglia di ottimi modellatori e di eccellenti fonditori, amavano la loro arte con una speciale venerazione e forse l’arte fu la galeotta per cui Zuane Battista Campanato, unico figlio di missier Pietro, s’innamorò di Elisabetta, figliola di Ruzier Gambello, esimio incisore, e nipote di Vittore Gambello detto “Camelio“, orefice, fonditore, medagliaio e armaiolo il quale con magnifica maestria passava dallo scalpello dello scultore al raschiatoio dell’orefice, e dal granitoio del fonditore allo stozzo dell’armaiolo.

Quando avvenne lo sposalizio, il 12 giugno 1524, la Corte de le Campane si abbelli tutta di drappi, di bandiere, di damaschi, per tre giorni non si accese il forno fusorio, furono feste e banchetti e la corte risuonò di canti e di musiche. Dal matrimonio nacque soltanto una figlia, la bella Marina, che sposò Francesco Arzentini, anche lui fonditore, e quando la famiglia Campanato si estinse con la morte di Zuane Campanato avvenuta nel 1542 i beni dei Campanato passarono agli Arzentini e Francesco appigionava “a Francesco de Lazaro campaner la casa in la corte delle Campane a san Luca con il luoco dove si gettano le campane et con la botega davanti“.

Così dalla Corte de le Campane sparirono i Campanato sostituiti da Francesco Lazaro, ma le campane fuse nella corte non erano più quelle, non avevano più quel timbro armonico per cui andavano celebri le campane dei Campanato. (1)

La Corte de le Campane, con pozzo, iniziava dalla Calle dei Zendai (ora Calle Goldoni) e arrivava al Rio dei Scoacamini quasi all’imbocco del Rio de le Colonne (ora Rio Terà). La corte, che si vedeva ancora nella Pianta di Venezia di Antonio Quadri del 1844, venne probabilmente demolita nel 1889 quando venne costruito lo stabilimento della Società d’Illuminazione Elettrica San Marco o in seguito con la costruzione dell’Hotel Bonvecchiati. Oggi ne rimane un piccolo pezzo, vicino alla Calle Goldoni, chiamato Ramo de le Campane.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 4 giugno 1930.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Rio dei Scoacamini, Rio dei Scoacamini, Calle Goldoni, Hotel Bonvecchiati sul Rio dei Scoacamini, Rio dei Scoacamini, Ramo de le Campane.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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