Le Nozze di Cana di Paolo Veronese, nel refettorio del convento di San Giorgio Maggiore

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Copia delle Nozze di Cana di Paolo Veronese - Nel refettorio del convento dell' Isola di San Giorgio Maggiore

Le Nozze di Cana di Paolo Veronese, nel refettorio del convento di San Giorgio Maggiore

Il capolavoro di Paolo Veronese è il famoso quadro le “Nozze di Cana” dipinto nel 1562 per il refettorio del convento di San Giorgio Maggiore durante il governo dell’abate Girolamo Serochetto e che trionfava nei suoi smaglianti colori sulla parte di fronte alla porta, al disopra della mensa dell’abate e dei frati maggiori. Nello splendido dipinto, curiosità storica, il Veronese nel gruppo dei sonatori che allietano il convito, ritrasse sé stesso in atto di suonare il violoncello, Tiziano il contrabasso, Bassano il flauto, e Tintoretto l’apricordo o clavicembalo, istrumento di uso comune nei concerti del cinquecento.

Quando nel mese di ottobre del 1630 cominciò a Venezia la peste, durando poco meno di un anno, e facendo nella sola città quasi settantamila vittime, molti frati di San Giorgio Maggiore scapparono, gli altri si rinchiusero nelle loro celle è solo rimase custode vigile del convento frate Teodoro di Chirignago, converso, il quale provvedeva il vitto per i rimasti, il 29 febbraio di quell’anno stesso, che l’anno veneto cominciava dal primo di marzo, scoppiò nella cucina del convento un incendio, e già la porta laterale che metteva nel refettorio a poca distanza dal quadro del Veronese, stava per essere preda del fuoco ed il fumo riempiva i due locali, quando frate Teodoro, passando tra le fiamme, apriva tutte le finestre della cucina e del refettorio per far uscire il fumo e con l’aiuto degli altri frati accorsi spegneva l’incendio. Così il capolavoro di Paolo Veronese veniva salvato per opera di un povero frate converso.

Passarono gli anni e la Repubblica cadde: “Le Nozze di Cana“, fra i quadri, sculture, codici e libri rubati da Napoleone, fu il primo portato via e collocato al Museo del Louvre a Parigi dove esiste tuttora, ricordo triste all’Italia del saccheggio napoleonico. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 11 marzo 1926.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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