Il Moro di Venezia, ovvero Cristoforo Moro luogotenente in Cipro

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Palazzo Guoro Civran in Campo dei Carmini - Sestiere di Dorsoduro

Il Moro di Venezia, ovvero Cristoforo Moro luogotenente in Cipro

Cristoforo Moro figlio di Lorenzo, della contrada di San Giovanni Decollato, fu celebre nelle armi e nella toga, ma dicono le cronache, fu ancora più celebre per i suoi matrimoni. Egli nel 1472 sposò Maria Priuli, defunta questa, pigliò nel 1476 una figliola di Vittore Cappello, poi nel 1479 una Veronica Pisani, nel 1481 una figlia di Cosmo Pasqualigo e finalmente nel 1515 sposò la vedova di Girolamo Contarini, figliola di Donato Lezze, detta “Dimonio bianco” per il suo spirito e per il suo pallore.

In una lettera in data 10 agosto 1508 di Lorenzo Giustinian, Consigliere in Cipro, diretta alla Signoria, si legge che Cristoforo Moro, capitano di quattordici galere, sarebbe da Cipro ritornato a Venezia; e difatti il 23 ottobre la flotta veneziana condotta dal Moro entrava in laguna e dopo tre giorni il capitano si presentava in Collegio a riferire intorno alle cose di Cipro.

Narra il Sanuto: “Adì 26 ottobre 1508, la mattina fo in collegio ser Cristoforo Moro, venuto luogotenente in Cipro et electo capitanio in Candia, con barba longa et mantello negro per essergli morta la moglie venendo di Cipro come se intese“.

Questa moglie era la figlia di Cosmo Pasqualigo, sposata nel 1481, e di cui si diceva fosse grandemente geloso, anzi Jacopo Todeschini, mercante veneto di Candia, lasciava capire, in una lettera a Piero Contarini, che quella morte così repentina non era molto naturale.

Da queste notizie si dedusse, e primo fu lo scrittore inglese Rawdon Brown nei suoi studi di storia veneta, che il Cristoforo Moro fosse il prototipo di Otello, e che per un riguardo alla nostra aristocrazia si facesse figurare un moro di colore anziché un Moro di cognome. Così sarebbe nata la novella di Girolamo Cintio scritta nel 1565, da cui Shakespeare trasse nel 1610 la sua famosa tragedia e la congettura si appoggia sui fatti della tragedia che concordano in molti punti con quelli della vita di messer Cristoforo, a cui si aggiunge il nuovo matrimonio con la Lezze, detta “Dimonio bianco“, donde forse Desdemona.

Nella Guida di Venezia del Selvatico e Lazzari si dice che la casa di Cristoforo Moro fosse ai Carmini, al lato destro del campo, per cui anche oggi viene chiamata la casa di Otello. Grave errore storico essendo stabilito dagli studi del Cicogna appartenere quella casa alla famiglia Goro che, avutala da Luca Civran, la rifabbricava in gran parte nel 1507. Ma sparsasi per Venezia la congettura dello scrittore inglese sul prototipo dell’Otello nella persona di Cristoforo Moro fu facile al popolo ed alla Guide confondere i Goro con i Moro e vedere nella casa dei Carmini la statua dell’Otello in quella figura di guerriero che sta sul lato che guarda in canale, e che a smentire la sorta leggenda, porta sullo scudo lo stemma della famiglia Civran, la prima famiglia che costrusse e possedette la casa alla quale si volle affibbiare una leggenda che non le appartiene. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 luglio 1924.

Palazzo Guoro Civran

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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