Prete Agostin di Santa Fosca, giocatore e bestemmiatore

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Calle Larga Priuli - Sestiere di Cannaregio

Prete Agostin di Santa Fosca, giocatore e bestemmiatore

Ogni sera dopo un’ora di notte prete Agostino di Santa Fosca era assiduo frequentatore della malvasia di tale Spiro dalmato, all’insegna del Biscottin, perché soleva dare con il vino anche certi piccoli biscotti di sua fattura. Benché fosse proibito il gioco nelle malvasie, pure prete Agostino ogni sera faceva la sua partita e giocando bestemmiava come un turco, e tanta era l’abitudine della bestemmia che lo si era udito anche in chiesa snocciolarne qualcuna. Il 22 luglio 1542 passando la pattuglia dei Signori di notte per la calle Priuli, dove stava la malvasia, e sentendo grida e bestemmie, vi entrò: prete Agostino fu arrestato e la bottega venne chiusa.

La cronaca Barbo racconta che il processo contro il prete giocatore e bestemmiatore fu presto fatto: egli stesso confessò i suoi falli e il 7 agosto lo condannarono a esser rinchiuso per un mese nella cheba, grande gabbia quadrata che sporgeva da un finestrella a metà del campanile di San Marco, e poi ad un anno di carcere nella prigion Forte. E mentre il prete soffriva nella cheba le torture della fame, delle intemperie e degli insulti, si vendeva in piazza il “Lamento di pre’ Agostino messo in cheba a pan et acqua per bestemmiar et zogar“.

Mi porgono el manzar per un sol buso
Con l’acqua che mi dan vece che vino,
E con razon il mio peccato accuso.

Ma più me duol che ogni sera e mattino,
Da mezzo dì e a tutte quante l’ore,
Mi chiamano li puti: “O pre’ Agostino”!

E fanno alcuna volta tal stridore,
Che son costretto di pissarli adosso,
Per sfogar alquanto el mio dolore. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 15 aprile 1925.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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