Zuane Maloni, un orese (orefice) iconoclasta

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Ponte e Sotoportego de la Madoneta - Sestiere di San Polo

Zuane Maloni, un orese (orefice) iconoclasta

Nei primi tempi per rendere più sicura la città nelle ore di notte era costume di accendere per le calli alcuni fanali, chiamati allora “cesendeli” poiché per loro pallida luce rassomigliavano alle lucciole, le cicendelae latine, corrotto poi nel veneziano cesendeli. Sul muro si metteva una immagine santa e mentre “la lampadella onorava il santo, rischiarava la strada al passante“. Così sorsero i “capitelli“, piccoli altarini, in quasi tutte le strade di Venezia.

Nella contrada di San Matteo a Rialto abitava nel 1364 un tale Zuane Maloni, “orese in Ruga a Rialto all’insegna dell’Ancora“, il quale aveva una strana mania, quella di vagare di notte per la città e quanti altarini incontrava altrettanti devastava con un grosso bastone, distruggendo le immagini, rompendo le lampadelle e rovinando ogni cosa. Ma nella sua distruzione fu scoperto una sera dinnanzi l’altarino del Ponte della Madonetta nella contrada di “Sancti Apollinaris” e fu subito arrestato dagli sbirri e condotto alle prigioni di San Marco. Egli confessò il delitto, affermando che le sante immagini dovevano stare nelle chiese e non per le strade come i “povarelli“, ma gli Avogadori non furono della sua opinione e ser Zuane venne condannato a trenta colpi di frusta e a tre mesi di carcere.

Il 25 novembre 1364 preceduto da quattro sbirri, seguito dal carnefice e da altri sbirri, partiva il condannato da San Marco verso Sant’Aponal, dove al ponte della Madonetta, dinanzi al “capitello” saccheggiato, gli furono dati, a dorso nudo, i trenta colpi di frusta in mezzo ai fischi e alle urla della folla.

Venne poi condotto in prigione, “et fo cancelado da la scola de li oresi“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 2 marzo 1925.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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