Marco Barbarigo. Doge LXXIII. Anni 1485-1486

0
1879

Marco Barbarigo. Doge LXXIII. Anni 1485-1486

Durante la breve vacanza del trono ducale fu instituito l’ufficio dei Sopra i atti, cioè dei provveditori agli atti dei Sopracastaldi, che formavano la seconda istanza in appello dalle sentenze dei gastaldi ducali. Altri però dicono creato questo ufficio nel 1473. I correttori poi della Promissione ducale fecero statuire tra le altre cose: non potere il doge eleggere primicerio della chiesa di San Marco alcun suo parente; non dovesse dare ad alcuno il titolo di magnifico; fosse coronato solennemente e pubblicamente con il corno ducale dal consigliere anziano, con le parole: Accipe coronam ducatus Venetiarum; e che gli editti emanati per decreto dei Consigli, fossero in nome del doge.

Con questi nuovi obblighi ed onorificenze venne eletto doge, il di 19 novembre 1485. Marco Barbarigo, d’indole soave, pio e caldo di patrio amore. Ma egli non visse che soli nove mesi non per anco compiti, imperocché la di lui morte accadde a motivo di un forte alterco avuto in Senato col fratello Agostino.Il quale gli si mostrava sempre oppositore, e sembra che tanto affettata disparità di opinione non fosse, per parte di Agostino, totalmente scevra di animosità; mentre, per ciò che narra il Sanudo, un giorno che Agostino si aveva dimostrato più che mai insistente a contraddire il fratello, questi insorse dicendo: Messer Agostino, voi fate ogni cosa perchè noi muoiamo per succedere in nostro luogo: ma se la terra conoscesse così bene, come facciamo noi, la persona vostra, si sceglierebbe più presto ogni altro, e disceso dal trono, colmo d’ira, andò nelle sue stanze, dove pochi giorni dopo, cioé il 14 agosto 1480, cessava di vivere. Ebbe funerali nel tempio dei Santi Giovanni e Paolo, elogio da Paolo Pisani q. Luca, e tomba nella chiesa di Santa Maria della Carità, ove poscia i di lui figli gli eressero nobile monumento.

Egli procurò con saggi ordinamenti che la peste cessasse, provvide per tener da lunge la carestia, fece progredire alacremente la fabbrica del prospetto maggiore del cortile del Palazzo ducale, e sollecitò la costruzione di vari ponti di pietra per la città.

Il breve che gira intorno al ritratto del nostro doge dice :

SERVAVI MORBO PATRIAM, BELLOQVE, FAMEQVE,
IVSTITIAM COLVI, PLVS DARE NON POTVI. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

SHARE

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.