Parrocchia di San Silvestro

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Chiesa di San Silvestro - San Polo

Parrocchia di San Silvestro

Posizione Nel centro della città, si stende lungo la sponda del Canal Grande, abbraccia l’antica isola di Rialto, e così pure la testa settentrionale, e l’adiacente metà dell’arco del Ponte di Rialto.

Località La suddetta isola di Rialto, e alcune conterminanti contrade.

Chiesa

Vittore figlio del doge Orso I Participazio, salito nell’884 al patriarcato di Grado, era sacerdote addetto alla chiesa di San Silvestro; ciò stabilisce la esistenza di questa prima di quel tempo. Difatti, essendo Rialto il nucleo intorno al quale si è formata Venezia, dovevano in quei dintorni sorgere le prime chiese dell’abitato. Al principio del secolo XI le inquietudini e le devastazioni esercitate dal patriarca d’Aquileia, Popone, a danno della città e chiesa di Grado, sparsero in quella isola lo squallore. Altre rovine vi portò il mare che la costeggia, poichè rodendone continuamente le sponde, penetrò a ricoprirne in gran parte la sua perficie. Deteriorata quindi la condizione degli edifici, e scemato il numero degli abitanti, l’aria divenne tanto insalubre onde obbligare quei patriarchi ad abbandonarla per istabilirsi a Venezia, presso la chiesa di San Silvestro, che alla giurisdizione della loro cattedra apparteneva, e nella quale cominciarono a pontificare, celebrando in Grado soltanto qualche solenne Festività. Sembra fondata opinione, che il primo patriarca qui ricoverato fosse Orso, fratello del doge Ottone Orseolo regnante intorno al 1009, e che l’esempio di lui imitato abbiano i successori. Poco lunge dalla chiesa suddetta, nel sito tuttor chiamato Pasina, voce proceduta forse da Pantanum, fu eretto un palazzo di cui sussiste ancora qualche antico vestigio; in esso abitavano i Patriarchi. Più da vicino s’innalzò un Oratorio agli Ognissanti intitolato, il quale nel 1 novembre 1177 ebbe consecrazione da Papa Alessandro III, allora in Venezia per il congresso con Federico Barbarossa. Una lapide, custodita nel vestibulo della sacristia, serba memoria di quella sacra funzione. Nell’anno 1422 fu d’uopo ricostruire l’antica chiesa, che venne ampliata incorporando nella medesima l’oratorio summentovato, sull’area del quale surse la cappella maggiore. Nondimeno, il pievano di San Silvestro continuò lungamente ad aggiungere al proprio titolo quello altresì di Priore degli Ognissanti. Col giro degli anni quel Tempio dando segni di rovinare, fu ricostruito verso la fine del secolo XVII, nelle forme di quell’età di decadimento delle arti; e vi ha ragione di credere essersi con poca diligenza condotta l’opera, poichè in questi ultimi tempi minacciava caduta. Nell’anno 1857, essendo pievano il M. R. D. Antonio Sala, si diede mano al suo radicale restauro in maniera che si prese quasi a riedificarlo, non conservandosi dello anteriore che le mura di cinta. Proseguì quella costruzione con tanto calore e per le cure del Pievano che l’aveva cominciata, e più ancora per quelle dell’attuale di lui successore D. Angelo Cerchieri, che il nuovo Tempio potè giungere a compimento nell’anno 1845, ed essere poi consacrato nel 21 aprile 1844 dall’Eminentissimo Jacopo Monico Cardinale di Santa Chiesa, che santamente e dottamente regge e decora questa Cattedra Patriarcale. L’architetto Santi aveva dato il modello per la rifabbrica del sacro edificio, indi l’architetto Meduna vi fece molte essenziali riforme, sicchè ora presenta l’aspetto di magnifica moderna chiesa. Oltre il Maggiore, si eressero quattro minori Altari di forma semplice ed elegante. Si allogarono in questi i più scelti quadri che fregiavano l’antico Tempio, ma come la lor dimensione era inferiore agli spazi offerti dai nuovi Altari, fu sano consiglio dilatarne le tele con diversi accessorii, nei quali i nostri pittori Gavagnini, Querena e Girardi ebbero il merito d’imitare accuratamente lo stile e i colori dei celebri maestri del XVI secolo che li aveano dipinti. Fu pure trovato degno di sostenere il confronto di quelle antiche pitture un nuovo quadro, collocato nel secondo altare a sinistra della porta maggiore, rappresentante il Santo Titolare che amministra il battesimo all’Imperator Costantino, opera distinta del vivente Sebastiano Santi, allievo della veneta scuola.

Parrocchia

Quantunque manchino documenti intorno all’epoca della instituzione di questa Parrocchia, pure considerando, come si è detto di sopra, che Vittore Participazio Patriarca di Grado nell’884, apparteneva alla chiesa di cui si parla, vi ha ragione di supporre, che sin da quel tempo fosse già parrocchiale, verosimile essendo che a quella cattedra s’innalzassero i sacerdoti delle già stabilite Parrocchie. Però il suo circondario era assai limitato, trovandosi circoscritto da quelli di altre Chiese vicine. Concentrate nel 1808 e 1810 alcune Parrocchie, si allargò la periferia di questa di San Silvestro, alla quale si aggiunsero per intero i circondarii di San Giovanni Elemosinario, e di San Matteo, come ancora alcune frazioni di Sant’Apollinare e di San Paolo, tutte quattro a quel momento soppresse. Alla sua giurisdizione fu pure in quella circostanza sottoposta la chiesa di San Jacopo Apostolo, chiamato San Jacopo di Rialto, la quale, benchè non avesse alcun circondario, era però indipendente da ogni altra Chiesa, e il suo Pievano godeva le stesse prerogative di tutti gli altri; per tale aggregazione essa divenne Oratorio Sacramentale.

Chiese nel circondario di questa parrocchia attualmente ufficiale

San Giovanni Elemosinario. Sussidiaria. Fu eretta in origine dalla famiglia Trevisan, ma s’ignora in qual tempo, deve però riferirsi ai primi secoli della Repubblica, poichè sappiamo, che sino dal 1071 il suo campanile cadde per vetustà, e fu duopo ricostruirlo. L’incendio che distrusse nel 1513 le antiche fabbriche di Rialto, fece crollare anche questa chiesa, la quale poi venne riedificata dal 1527 al 1539 con disegno di Antonio Scarpagnino. Ebbe indi consacrazione nel 28 settembre 1572 per mano di Daniel Vocazio vecovo dalmaziense. Soppressa la Parrocchia nel 1808, la Chiesa fu convertita in sussidiaria di San Silvestro.

San Jacopo Apostolo o San Jacopo di Rialto. Oratorio Sacramentale. Convengono i più riputati cronisti nel riferire, che quando, per le invasioni di Attila nella Venezia terrestre, alcuni abitatori di Padova, e paesi vicini, cercarono asilo fra queste Paludi, scoppiasse in Rialto gravissimo incendio, per la quale calamità, certo Eutinopo, greco, invocando il celeste aiuto onde calmare il furor delle fiamme, facesse voto di erigere in quella contrada un sacro edificio e all’Apostolo San Jacopo dedicarlo. Ottenuta la grazia, fu sciolto il voto con la edificazione di questa chiesa intitolata al suddetto Santo nel 25 marzo 421; la quale si reputa eretta in queste isole prima di ogni altra. Viene in appoggio di tal tradizione anche la circostanza, che dal mese ed anno suddetti, cominciò decorrere l’Era Veneta. Abbiamo infatti molte iscrizioni patrie che da quella epoca contano gli anni, con l’aggiunta ab urbe condita; anzi sino agli ultimi giorni della Repubblica fu osservato il sistema di cominciar l’anno veneto con il primo di marzo, in commemorazione del mese in cui, per la fondazione della prima Chiesa, ebbe origine la Città. Alla consacrazione di questo Tempio intervennero quattro vescovi e furono, Severiano di Padova, Ambrogio di Altino, Giocondo di Trevigi, Epone di Opitergio, il primo Parroco nella medesima istituito si chiamava Felice, piissimo sacerdote. Papa Alessandro III trovandosi nel 1177 in Venezia, arricchì questa chiesa di ampie indulgenze, onde fruir delle quali, il Doge e il Senato la visitavano ogni anno nel mercoledì della settimana Santa. Fra i reggitori di questa Parrocchia si annovera Marino Zane, il quale, nel 1310, mischiatosi nella congiura di Bajamonte Tiepolo, venne esiliato. Il Tempio primitivo fu ricostruito regnante Domenico Selvo Doge nel 1071: poi si restaurò nel 1531, finalmente verso il 1600 fu eretto di nuovo, sempre però seguendo, per quanto vien riferito, l’antica forma. Sorte con i girare degli anni diverse Chiese nel vicinato, assorbirono esse poco a poco il parrocchiale circondario di questa, sicché ne rimase del tutto spoglia, nondimeno, come ho detto disopra, il suo Rettore conservò sino alla recente concentrazione il titolo e le prerogative di Pievano.

Sant’Elena e Sant’Osvaldo. Oratori. Questi due Oratori si trovano riuniti in uno stesso Edificio appoggiato al fianco sinistro della parrocchiale, al qual uopo l’Edificio medesimo è diviso in due piani, assegnati l’uno alla Santa, l’altro al Santo suddetti. In addietro, questo locale ufficiavasi dalla Confraternita dei mercanti da vino, sotto gli auspici di Sant’ Elena. Soppressa digià quella corporazione, divenne appendice della parrocchiale, e fu con la medesima di recente rifabbricato. Benché questa chiesa non sia per anco restituita al Culto divino, si può annoverarla fra i sacri Edifici di questa Parrocchia, vicino essendo il momento in cui avrà effetto la sua ufficiatura come Oratorio.

Sant’Apollinare vulgo Sant’Aponal. Oratorio. Fondata nel 1034 dalle famiglie Sciavola e Rampana di Ravenna verso quel tempo qui trasferite, fu poi eretta in Parrocchia, e tal si mantenne sino alla più volte accennata epoca della concentrazione. Secolarizzata nel 1810 e convertita ad usi diversi, divenne priva di ogni ornamento. Da pochi anni però alcuni devoti spontaneamente riunirono copiose oblazioni per il suo restauro che fervorosamente procede. La veneta religiosa pietà si è manifestata anche in questa occasione, poiché animati tutti gli ordini degli abitanti per il ristabilimento del tempio, gareggiò anche il bel sesso nel decorarlo. Tre nobilissime ornatissime Dame a ciò intente si segnalarono. La contessa Teresa di Thurn ascritta nella verde sua età alla Reale Accademia di Belle Arti in Firenze, e la contessa Clementina Mocenigo nata contessa di Spaur, dama della Croce Stellata, e del Sacro Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, istituite ambedue da questo celeberrimo professore sig. Lipparini, coronarono le tante lor qualità con la maestria di trattar la pittura, per cui esercitarono a lustro di questo Tempio l’esperte gentili lor destre. Dipinse la prima il Santo Re Ferdinando dominatore della Castiglia e di Leone, in atto di umiliare dinanzi al sacro Altare fervide preci per il celeste aiuto nel guerreggiar contro gli infedeli. Questa gran tela decora, a mano manca della Porta maggiore, il secondo Altare. Sorge, rimpetto a questo, altro Altare destinato ad accogliere un eguale tela su cui la preaccennata dama Mocenigo si occupa di incarnare il suo disegno, che presenta Sant’Anna in atto d’istruire Maria quando era fanciulla. La contessa Loredana di Gatterbourg-Morosini, decorata essa pure delle insegne del sacro Ordine Gerosolimitano, mossa dall’innata sua devozione, fece splendida eco alla generosa pietà di codeste illustri due dame, fregiando il Maggiore Altare di un dipinto magistralmente condotto, rappresentante il Martirio del Santo Titolare, da essa fatto all’uopo eseguire dal rinomato nostro Lattanzio Querena. Al risorgimento di questa Chiesa concorsero, in maniere diverse, tanto le pubbliche amministrazioni, quanto le famiglie e gli individui di tutte le classi, con vario genere di donativi.

Chiese secolarizzate

San Matteo Apostolo Eretta nel 1156, restaurata nel 1615, e nel 1735. La confraternita dei Macellai avendo provveduto alle spese di costruzione, e alla dotazione del Parroco, fu investita del patronato. Soppressa la Parrocchia, la chiesa si converti ad uso di abitazione.

San Tomaso di Cantorbery. Era questo un piccolo Oratorio che sorgeva presso il Campanile, appoggiato ad una parte della facciata della Parrocchiale. La Confraternita dei Mastellai si prestava alla sua ufficiatura, ma soppressa quella pia unione, fu demolito.

Oratorio dei mandoleri. Apparteneva alla confraternita dei venditori di mandorle, dopo la cui soppressione fu ridotto ad usi privati.

Località meritevoli di particolare menzione.

Casa del Giorgione. Rimpetto alla maggior Porta della chiesa di San Silvestro sorge un antico Palazzo, il cui esterno conserva tracce di qualche dipinto, nel quale è fama abitasse Giorgio Barbarelli, detto Giorgione, emulo di Tiziano.

Rialto Vecchio. La Piazza o Campo dinanzi la Chiesa di San Jacopo Apostolo, di cui si è parlato, si chiama Rialto vecchio, e fu la prima località destinata al convegno dei negozianti.

Rialto Nuovo. Così si appella quell’altra vicina Piazza che giace a tergo della Chiesa di San Giovanni Elemosinario, pure assegnata al ceto mercantile quando quella di Rialto Vecchio non era sufficiente al concorso delle persone.

Banco Giro e Sicurtà. Negli Edifici di Rialto Vecchio innalzati dirimpetto alla suaccennata Chiesa di San Jacopo, erano stabiliti gli uffici del Banco-giro di già istituito dalla Repubblica sino dal 1171 e qui fissato nel 1585, e quello pure della Sicurtà marittima, onde ivi ancora se ne conservano i nomi.

Borsa. La riunione del Mercadanti per le commerciali loro transazioni, cioè la Borsa, ha continuato in Rialto sino al principio di questo secolo: il Governo Italiano, con decreto 19 febbraio 1808 sostituì altra località, assegnando a tali convegni il piano terreno del Palazzo Ducale, in cui fu stabilita la residenza della Camera di Commercio e degli Uffici di Borsa, che ivi appunto tuttavia si mantengono.

Gobbo di Rialto. In Rialto Vecchio, presso il portico del Banco-giro, sorge un tronco di colonna sormontato da una lastra di marmo su cui saliva il Banditore che pubblicava le Leggi al tempo della Repubblica. Alla sommità di detta colonna conduce una breve scala, sostenuta da una statua ricurva, chiamata, per la sua posizione, il Gobbo di Rialto, pregiata scultura di Pietro da Salò.

Erbaria. Porta questo nome la piazza triangolare sulla vicina sponda del Canal Grande, perchè ivi approdano giornalmente le barche con erbe, e frutta bisognevoli ai consumi della Città.

Pescheria. Sulla linea medesima, però a qualche distanza, altra Piazza rettangolare serve al mercato del pesce, detta perciò Pescheria.

Campo delle Beccherie. Sorgeva su questo spazio la casa di Marco Querini, capo e motore della congiura di Bajamonte Tiepolo nel 1310. Nell’agitazione del conflitto sulla Piazza San Marco, Querini rimase ucciso: Tiepolo si salvò ritirandosi oltre il ponte di Rialto, che, allora di legno, venne tagliato. Fra le condanne dal Governo pronunziate per quel misfatto, vi fu anche quella, di demolire la casa di Marco Querini, la quale appunto si innalzava su quell’area che porta il nome di Campo delle Beccherie. Come però una parte dell’Edificio apparteneva a Giovanni Querini, il quale era scevro di colpa, fu questa lasciata illesa, ma poi nel 1323 la pubblica Amministrazione la comperò, e ne converti ad uso di Beccheria il piano terreno, collocando nel superiore alcune Magistrature. Presentemente, nel primo viene esercitata la vendita di vario genere di commestibili, e nel secondo si adattarono le Carceri militari.

Ponte di Rialto. Abbiamo veduto disopra, che la testa settentrionale e l’annessavi metà dell’arco del Ponte di Rialto si comprendono nel circondario di questa Parrocchia; mentre l’altra metà di esso Ponte appartiene alla Parrocchia di San Salvatore. Ciò premesso, non occorre occuparsi di questa maestosa mole, né versare intorno all’isola di Rialto, avendone detto abbastanza precedentemente.

Palazzi. 1.° Dei Camerlenghi. Sorge a piedi del Ponte suddetto, e si prolunga sulla vicina sponda del Canal Grande. Era ivi, nei secoli addietro, l’abitazione dal Governo assegnata al suo Proto-Medico, il generoso trattamento del quale, nel 1306 decretato in annui 120 Zecchini d’oro, e l’assistenza a lui data con la condotta a spese dello Stato di 12 medici e 12 chirurghi, fecero tanto fiorire le scienze sanitarie in questa Città, che illustri esercenti vi si segnalarono, fra i quali un Marcanova ed un Biondo. Più tardi si stabilirono in quella località i Camerlinghi di Comun, a decorosa Residenza del qual Magistrato fu eretto, nel 1525, l’Edificio magnifico che vi si ammira; opera di Guglielmo Bergamasco, che seppe con molto ingegno adattarlo alla irregolarità, ed all’angustia dell’area. Caduta la Repubblica, il Palazzo si destinò a pubblici usi diversi, ed ora vi tiene seggio l’I. R. Tribunale d’Appello. 2.° Fabbriche vecchie in Rialto. Sotto questa denominazione si comprendono quelle linee regolari di arcate uniformi e sovrapposti appartamenti, che ricingono da tre lati la Piazza di Rialto, e formano in complesso una linea lunga circa 3000 piedi, alta P. 41. L’originaria erezione di quelle fabbriche rimonta ai primordi di Venezia, ma distrutte dalle fiamme nel 1513, si rialzarono nella forma attuale dall’architetto Antonio Scarpagni, o Scarpagnino, verso il 1520. Erano destinate, come si è detto, alla mercatura, ma trasferita altrove la Borsa coi relativi uffici, codeste fabbriche si adattarono con ingente dispendio, dall’attuale Governo, ad altri pubblici usi, e in esse presentemente tengono residenza l’I. R. Magistrato Camerale, l’I. R. Tribunale Civile di Prima Istanza, e l’I. R. Tribunale Mercantile, con vari altri uffici di rispettiva lor dipendenza. 3.° Fabbriche nuove. Così è chiamata l’altra linea di Fabbricati che da un fianco delle Fabbriche vecchie procede, costeggiando la sponda del Canal Grande, dalla Erbaria sino alla Pescheria. Questo Edificio, alto piedi 45, è composto di 25 arcate stese sulla lunghezza di piedi 250. Fu eretto nel 1555 da J. Sansovino per gli usi della mercatura: presentemente è ridotto in parte a servigio del Tribunale Civile; nel rimanente ad abitazioni private. 4.° Palazzo Cappello. In un lato del Campo di Sant’Apollinare (Sant’Aponal) si apre una via chiamata Calle del Ponte storto. Sorgevano in addietro alla sua estremità due Ponti, entrambi obliquamente diretti, l’uno verso destra, l’altro verso sinistra, le prime teste dei quali si univano ad angolo acuto. Quello sulla sinistra sussiste; l’altro venne da pochi anni distrutto, e questo appunto metteva nel vestibolo di antico Palazzo, tuttavia sussistente, nel quale abitava la patrizia famiglia Cappello. Mi parve opportuno far cenno di questo Edificio attesochè, le avventure di Bianca Cappello muovono la curiosità dei viaggiatori onde conoscere il locale da cui essa fuggi nella notte del 28 novembre 1563, per darsi in braccio a Pietro Bonaventuri che la tradusse in Toscana, ove, dopo lungo variar delle sorti, montò sul trono: sopra questo argomento ho versato più estesamente. 5.° Palazzo Tiepolo, ora Comello. Sull’angolo formato dallo sbocco del Rio dei Meloni nel Canal Grande, si alza maestoso questo Palazzo, il cui Prospetto in esso Canal Grande si specchia con bella architettura moderna, che imita alcun poco lo stile dell’immortale Palladio. (1)

(1) ANTONIO QUADRI. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. Tipografia Giovanni Cecchini (Venezia, 1844)

Parrocchia di San Silvestro dall’Iconografia delle trenta Parrocchie – Pubblicata da Giovanni Battista Paganuzzi. Venezia 1821

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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