Rio Terà Garibaldi o Via Garibaldi, sul Rio de Castelo o de San Domenico

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Rio Terà Garibaldi o Via Garibaldi, sul Rio de Castelo o de San Domenico - Castello

Rio Terà Garibaldi o Via Garibaldi, sul Rio de Castelo o de San Domenico

Il Rio Terà Garibaldi venne realizzato nel 1807 mediante l’interramento (a volto) del Rio de Castelo. Il Rio de Castelo o de San Domenico andava, con un percorso quasi rettilineo, da est a ovest, dal Canal de San Pietro al Bacino San Marco. La parte interessata all’interramento era quella compresa da Calle Loredana al Bacino San Marco. Il rio terà inizialmente chiamato Via Eugenia venne, con l’unità d’Italia, dedicato a Giuseppe Garibaldi. Aveva due fondamente che correvano parallele per tutta la sua lunghezza, e tre ponti che lo attraversavano; Ponte de Cao de Rio o del Tintor all’inizio del rio verso il Bacino San Marco, un ponte di legno all’altezza della Calle Nova e il Ponte de San Francesco de Paola o de San Domenego all’altezza della Chiesa di San Francesco di Paola. (1)

Dopo l’entrata delle truppe Italiane a Venezia, avvenuta nel 1866, si volle decorare questa strada col nome del generale Giuseppe Garibaldi.  

Per il passato la Strada Garibaldi a Castello portava il nome di Strada Nuova dei Giardini perchè metteva ai Pubblici Giardini.  Essa venne costrutta nel 1807, interrato il rivo che correva fra due fondamente, ed allora si diceva anche Via Eugenia in onore del viceré d’Italia Eugenio Bcauharnais.

I Giardini Pubblici s’incominciarono a tracciare nel medesimo anno 1807 dietro il decreto dell’imperatore Napoleone, che voleva provveduta la sua buona città di Venezia di un pubblico luogo di passeggio. Ad ottenere lo spazio necessario, si distrussero la chiesa e il convento di San Domenico, la chiesa e il convento di San Nicolò di Bari, l’ospedale dei Marinai, la chiesa e il convento della Concezione di Maria Vergine o delle Cappuccine, e la chiesa e il convento di Sant’Antonio Abate.

Il disegno dei Giardini si deve all’architetto Giovanni Antonio Selva. Nel mezzo di ossi sorge un magnifico arco, lavoro, a quanto si crede, del Sammicheli, che era all’ingresso della cappella Lando nella chiesa di Sant’Antonio, e che, dopo aver giaciuto per 15 anni in pezzi al suolo, si ricostruì nel 1822. Un poco più innanzi si vede un capitello di colonna, altro avanzo della chiesa di Sant’Antonio, sopra il quale è scritto: “Frater Gotus primus prior”, e scolpita l’insegna dell’ordine. La collinetta, verso Sant’Elena, si formò a poco a poco con le macerie qui in varie epoche depositate. Era chiamata Punta di Sant’Elena per l’isoletta che le stava di fronte, Capo Verde, perchè tutta coperta di erba, e Punta, o Motta di Sant’Antonio per la vicina chiesa dedicata a questo santo. (2)

(1) ConoscereVenezia Cfr. La Pianta di Venezia di p. Vincenzo Maria Coronelli (1697) e la Pianta della città di Venezia di Ludovico Ughi (1729)

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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