Rio Terà de la Carità, sul Rio de la Carità

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Rio Terà de la Carità, sul Rio de la Carità - Dorsoduro

Rio Terà de la Carità, sul Rio de la Carità

Il Rio Terà de la Carità venne realizzato nel 1817 mediante l’interramento del rio omonimo. Il Rio de la Carità partiva dal Canal Grande, all’altezza della Scuola della Carità, e con un percorso quasi rettilineo arrivava alle spalle della Chiesa di Santa Maria della Visitazione, qui svoltava con una curva a gomito e confluiva sul Rio de Sant’Agnese.

Nel 1743 venne costruita la Chiesa di Santa Maria del Rosario o dei Gesuati, con il presbiterio sopra il rio. Nel 1750 il tratto del rio che andava dalla Chiesa di Santa Maria della Visitazione e che passava sotto la Chiesa dei Gesuati venne interrato su richiesta dei Padri Domenicani Osservanti, in sua sostituzione venne aperto un nuovo tratto di rio che confluiva nel Rio di Sant’Agnese 50 metri prima del vecchio.

Nel 1817 tutto il Rio de la Carità venne interrato. Il rio era attraversato da tre ponti; un ponte privato che andava dal Campo de la Carità al Palazzo Marioni, e due pubblici, uno che attraversava il rio all’altezza del Campo de la Carità, l’altro che lo attraversava all’altezza della Calle Larga Pisani. Aveva anche due fondamente, una sul lato ovest che andava dalla Calle Gambara alla Calle del Cimbalo (ora scomparsa), l’altra ad est, più piccola, che andava dalla Calle Larga Pisani alla Calle Balecca (ora scomparsa). (1)

La chiesa di Santa Maria della Carità, una fra le più antiche di Venezia, era nei primi tempi di legno. L’anno 1120 il patrizio Marco Zulian offrì tutto il suo avere nelle mani del legato pontificio per erigerla in pietra, insieme ad un convento che nel 1134 accolse alcuni canonici regolari di Santa Maria in Porto di Ravenna, perciò detti Portuensi. Papa Alessandro III, nel 1177 consacrò questa chiesa, e l’arricchì d’indulgenze, per cui sorse il costume che ogni anno il Doge e la Signoria si recassero il giorno 3 aprile a fruire delle medesime.

Essendo stato eletto nel 1409 a priore della Carità Francesco Cappello, e vedendo il suo convento quasi disabitato, v’introdusse una colonia di canonici regolari di Santa Maria Frisionaria di Lucca, dei quali in seguito, col resto dei suoi, abbracciò l’istituto. Il cardinale Gabriele Condulmer, poscia Eugenio IV, diede da abitare ai canonici suddetti il convento di San Salvatore, ma essi, scusandosi col dire, non essere confacente al loro vivere ritirato un’abitazione posta in mezzo ai tumulti della città, l’abbandonarono, ritornando nel loro pristino asilo.

La chiesa della Carità fu ricostruita nel 1446, e nel secolo successivo abbellita. Quanto al convento, il Palladio lo riedificò circa il 1552, senonché l’opera del celebre architetto bruciò in gran parte il 16 novembre 1630. La religiosa famiglia dei canonici regolari restò soppressa nel 1769 dalla Repubblica, affidandosi in quella circostanza l’ufficiatura della chiesa ad un cappellano. Anche questa però venne chiusa nel 1807 dal Governo Italico, e destinata, unitamente al locale in cui raccoglievasi la Confraternita della Carità a formare l’Accademia delle Belle Arti.

Racconta la tradizione popolare che, essendo venuto travestito a Venezia papa Alessandro III nel 1177, ed avendo dormito la prima notte sulla nuda terra presso la Calle del Perdono a Sant’Apollinare, oppure, come altri dicono, sotto il portico della Chiesa di San Salvatore, capitò la mattina seguente al monastero di Santa Maria della Carità, ottenne di esservi accolto come semplice cappellano, o, secondo un’altra versioue, come guattero, e vi restò circa sei mesi, finché, riconosciuto da un Francese, per nome Comodo, venne accompagnato dal doge con tutta la pompa al palazzo ducale, e quindi ospitato nel palazzo del patriarca di Grado a San Silvestro. Ma il Romanin nella sua Storia Documentata di Venezia dimostra l’insussistenza di tale favoletta.  (2)

(1) ConoscereVenezia Cfr. La Pianta di Venezia di p. Vincenzo Maria Coronelli (1697) e la Pianta della città di Venezia di Ludovico Ughi (1729)

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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