Ponte dei Miracoli, sul Rio dei Miracoli

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Ponte dei Miracoli, sul Rio dei Miracoli - Cannaregio

Ponte dei Miracoli, sul Rio dei Miracoli. Calle dei Miracoli – Campo dei Miracoli

Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, bande in mattoni. Restaurato nell’anno 1992.

Un Francesco Amadi, abitante nel circondario di Santa Marina, aveva fatto appendere per devozione presso la sua casa, e propriamente all’ingresso di una località che si chiamava la Corte Nova, una immagine della Beata Vergine, la quale ebbe tal fama di prodigiosa da indurre nel 1480 un di lui nipote, per nome Angelo, a trasportarla in Corte di Ca’ Amadi (ora delle Muneghe), e costruirvi una cappella di tavole ondo esporla alla pubblica venerazione.

Nell’anno stesso il pievano di Santa Marina, Marco Tazza, gettò i fondamenti, con il concorso degli Amadi, o di altre famiglie, di un nobile tempio che compì nel 1487, ed in cui collocò la sacra immagine, fondando anche in prossimità un convento di monache Francescane.

Si ignora chi abbia dato il disegno del tempio, poiché Pietro Lombardo ne fu, per quanto si afferma, l’esecutore soltanto, aggiungendo però di suo la cappella maggiore, e l’annesso convento. Questo tempio nel 1810 divenne oratorio dipendente dalla chiesa di San Canciano, avendosi in quell’epoca soppresso il monastero, volto oggidì a private abitazioni, od in parte convertito a giardino, che risponde sulla Calle dei Miracoli.

Al Ponte dei Miracoli aveva bottega nel 1713 un caregheta (facitore di sedie, o careghe) che teneva per garzone Antonio Codoni, di anni 16, nato alle Caloneghe presso Belluno. Quest’ultimo, essendo stato una mattina svegliato dalla serva del proprio padrone forse prima del solito, le disse un mar d’ingiurie, in pena delle quali, dopo una buona bastonatura, venne licenziato dal servigio.

Desideroso perciò di vendicarsi contro la serva, e contro il padrone, aspettò che la poveretta rimanesse sola in casa, se le scagliò addosso, e la uccise, appropriandosi alcuni oggetti d’argenteria. Sopraggiunti al rumore i vicini ed i birri, fu preso il feroce ragazzo, e condannato al capestro.

Qui occorse uno strano accidente. Si apprestavano il 3 luglio 1713 in Piazzetta di San Marco, fra le due colonne, gli strumenti dell’estremo supplizio, quando i barcaroli del prossimo traghetto fecero osservare al carnefice che il laccio era troppo lungo, al che questi rispondeva: “Allorché dovrò farlo per voi farollo a modo vostro”.

Giungeva frattanto il reo, ed il carnefice si poneva all’opera, ma il laccio veramente eccedeva in lunghezza, per cui il paziente, prima di morire, ebbe prolungati per lunga pezza i propri tormenti. A tal vista i barcaroli incominciarono a tumultuare, e percossero il carnefice, nascendo tale tafferuglio che, come attesta il Cod. MDXCVI, Classe VII della Marciana, “molta gente andò in acqua, fu persa molta roba, e stroppiate molte persone nel cader à terra una sopra l’altra, e molti ne morì affogati, che fa veramente una gran strage di popolo”.  (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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