Ponti Pasqualigo e Avogadro, doppio ponte sul Rio de San Zaninovo o del Remedio e sul Rio de Santa Maria Formosa

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Ponte Pasqualigo e Avogadro, ponte doppio sul Rio de San Zaninovo o del Remedio e sul Rio de Santa Maria Formosa - Castello

Ponti Pasqualigo e Avogadro, doppio ponte sul Rio de San Zaninovo o del Remedio e sul Rio de Santa Maria Formosa. Campiello Querini Stampalia – Fondamenta del Remedio

Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, bande in ferro a meandri con volute. Su due fianchi del ponte (dei quattro), al centro degli archi, tre stemmi in pietra di Provveditori di Comun. Restaurato nell’anno 1992. (1)

La famiglia Pasqualigo che, secondo i Libri d’Oro, abitava a Santa Maria Formosa, e che diede il nome ad altre strade di Venezia, riconosce per suo capostipite Pasqualigo, giovane dell’isola di Creta, che, imbarcatosi con il doge Vitale Michiel per la spedizione d’Oriente nel 1120, vi fece tali prove di valore da essere alla sua venuta a Venezia ammesso coi suoi discendenti ài patriziato. Nel 1297 parte della famiglia Pasqualigo rimase del Consiglio, ed un’altra ne fu esclusa, ma vi rientrò nel 1381.

Fra i Pasqualigo degni di storica menzione sceglieremo i quattro seguenti; G. Francesco, uomo dottissimo, fu nel 1483 ambasciatore a Genova, e nel 1484 capitano a Feltre. Egli compose due dialoghi latini, e meritò che il suo ritratto fosse posto nel salone del Maggior Consiglio fra gli altri cospicui senatori. Pietro si rese celebre per varie ambascerio al re di Portogallo, al re d’Ungheria, all’imperatore Massimiliano, ed a Francesco I di Francia. Quest’ultimo volle onorare in Milano le di lui esequie, e mandarne il cadavere a Venezia (anno 1515). Filippo, chiaro militare, si trovò nel 1571 alla battaglia delle Curzolari; poi nel 1612, fatto generale di mare e di terra nell’Albania, flagellò gli Uscocchi, ed assediò Segna; da ultimo nel 1615 si vide ballottato doge Marcantonio pugnò pur egli valorosamente nella battaglia di Nixia e Paros (an. 1651), in quella ove morì

Il Ponte Avogadro, era un tempo di legno, poiché nella Pianta di Venezia unita ai Viaggi del padre Vincenzo Coronelli, pubblicati nel 1697, è qui segnato il ponte di legno va in Cà Avogadro. Questa famiglia, che si crede un ramo degli Scaligeri, acquistò il cognome dall’essere stata per molto tempo nei suoi individui avvocata del Vescovo o della chiesa di Brescia.

Avendo un Pietro Avogadro potentemente cooperato alla preservazione di Brescia, assediata dall’armi del Duca di Milano, fu ammesso al Maggior Consiglio coi discendenti nel 1437. Luigi Antonio, di lui figlio, si trovò nel 1495, come condottiero dei Veneziani, alla famosa giornata del Taro contro i Francesi, e poscia, col titolo di Mastro di Campo, all’assedio di Novara. In occasiono della lega di Cambrai egli offerse alla Repubblica 600 fanti pagati a sue spese per 4 anni, ma, essendo stato causa che Brescia, occupata dai Francesi, ritornasse sotto il Veneto dominio, od avendo in seguito i Francesi, alla lor volta, recuperata la città, venne dai medesimi, nel 1512, fatto decapitare coi figli Pietro e Francesco.

Altri della famiglia Avogadro si resero celebri nell’armi, fra i quali ci piace rammentare quel nizzardo, che fin da giovinetto militò nello guerre di Germania e di Fiandra, duellò vittoriosamente col colonnello Forgatz, stimato allora il più franco spadaccino tedesco, nel 1632 fu tenente colonnello del generale Piccolomini, e si ritrovò alla famosa battaglia di Lutzen, in cui morì il re di Svezia, ed in cui pur egli riportò una grave ferita. Appena guarito, ritornò in Italia, ove, come generale, comandò la cavalleria del duca di Parma nella mossa che questi intraprese in favore dei Francesi contro gli Spagnoli, ma nel 1635, essendo a campo sotto Valenza, colpito di moschetto terminò la gloriosa carriera. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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