Parrocchia di San Francesco della Vigna

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Chiesa di San Francesco della Vigna

Parrocchia di San Francesco della Vigna

Nome della Località

La Vigna, perchè in questo sito esisteva anticamente una vigna posseduta dalla famiglia Ziani. Era popolar tradizione essersi qui soffermato San Marco, nel suo passaggio da Aquileia a Roma, al quale un angelo ivi comparso in visione predicesse i futuri destini di Venezia, dicendogli: Pax tibi Marce Evangelista meus, motto dappoi assunto dalla Repubblica Veneta nel suo stemma. In memoria dell’avvenimento, fu eretta una cappella dedicata al santo evangelista, la quale sussiste tuttora, nell’Orto adiacente alla Chiesa di San Francesco di cui prendo a parlare.

Fondazione

Nell’anno 1253, Marco Ziani, figlio del Doge Pietro, dispose con testamento, che in quella Vigna si stabilissero sei sacerdoti regolari per celebrare il divino officio, e a carico della sua eredità si mantenessero. Dopo molte contese dei pretendenti, le quali forse hanno dato causa alla iscrizione: non sine jugi exteriori, interiorique bello, che figura sulla facciata della chiesa attuale, i Padri Francescani minori osservanti presero possesso di quel fondo, vi eressero un convento, indi una Chiesa a San Francesco d’Assisi intitolata, alla cui erezione largamente concorse la famiglia Marcimana.

Chiesa

Divenuta questa cadente per vetustà, si pose nel 15 agosto 1534 la prima pietra del nuovo Tempio che vi si ammira, eretto con disegno di J. Sansovino, la cui maestosa facciata s’innalzò dal Palladio nel 1562, a spese di Giovanni Grimani Patriarca d’Aquileia. La sua consacrazione fu celebrata nel 2 agosto 1582 da Giovanni Soperchio Vescovo di Caorle.

Soppresse dal Governo Italiano le Società religiose, i Francescani dovettero abbandonare il convento, che destinato ad usi militari, serve ora di caserma per gli artiglieri dell’esercito terrestre. La chiesa conservata al culto divino, fu nel 1810 eretta in parrocchia, e si compose lo spirituale suo circondario con alcune contrade delle allora soppresse Parrocchie di Santa Giustina, di Santa Ternita, e di Sant’Antonino.

La magnificenza, e le preziose decorazioni di questo tempio richiamano ogni attenzione degli osservatori, i quali le troveranno descritte nel mio Libro intitolato, Otto giorni a Venezia. Ristabilito in questi ultimi tempi dalla sovrana pietà l’Ordine dei Francescani anche in Venezia, la religiosa famiglia dei Minori Osservanti ripigliò l’ufficiatura di questa chiesa in unione al suo parroco; ma non potendo i padri occupare l’antico cenobio ridotto a caserma, fu invece adattato a loro abitazione altro vicino edificio.

Chiese entro la periferia di questa Parrocchia attualmente officiate.

Chiesa di San Giovanni di Gerusalemme. Per la soppressione dell’Ordine di Malta, la chiesa si era chiusa; ma realdito dalla Munificenza di sua maestà l’ordine stesso, ed eretto il Gran Priorato in Venezia, questo Tempio, restaurato e decorato, venne riaperto al culto divino da Monsignor canonico Pianton, che sostiene l’ufficiatura. L’edificio che vi è annesso, fu ridotto ad uso del Gran Priorato. Questa dignità è sostenuta attualmente dal Venerando Balio Gran Priore Antonio Cappellari della Colomba.

Oratorio dei Santi Giorgio e Trifone, detto volgarmente Scuola degli Schiavoni. Una pia società di Dalmati stabiliti in Venezia eresse questo sacro edificio nel 1551 con disegno di J. Sansovino, lo decorò di buone pitture, e provvide alla sua ufficiatura, ed alla distribuzione di alcuni soccorsi caritatevoli.

Oratorio delle Sacre Stimmate, presso la parrocchiale, intitolato a San Pasqual Bailon.

Cappella di San Marco, nell’orto presso la chiesa.

Oratorio di Santa Maria Assunta, sul campo della Celestia, il quale, digià secolarizzato, si trova ora in restauro per il suo ripristino al divino culto.

Chiese secolarizzate.

Nella tavola annessa si trovano nominate e tracciate a suo luogo le due soppresse Parrocchiali Santa Ternita, e Santa Giustina.

La prima fu eretta dalle famiglie Sagredo e Celsi, si ignora l’epoca di sua fondazione, ma vi è motivo di credere che ciò sia avvenuto intorno al secolo XI, perché sappiamo, che quelle due cospicue famiglie, ognuna delle quali salì al trono Ducale, figuravano per pietà e ricchezze in quel circondario, fino da primi tempi di Venezia; e che anzi uscì dalla prima quel San Gherardo Sagredo Vescovo e Martire in Ungheria, morto nel 1047. Sappiamo ancora che all’epoca della conquista di Costantinopoli, Valaresso dei Falaressi trasportò da quella città il corpo del martire Sant’Anastasio, persiano, e lo depose in Santa Ternita. Di questa chiesa più non esiste che a piccola altezza il suo muro di cinta.

La seconda, Santa Giustina, era una delle più antiche parrocchiali; divenuta cadente per vetustà, fu rialzata verso il secolo XIII, e consacrata nel 1219 da Ugolino Cardinale Ostiense Legato Apostolico. Papa Nicolò V stabili presso questa chiesa, nel 3 Marzo 1448, un monastero di Agostiniane, le quali nominavano il Parroco. Riedificata intorno al 1500, ebbe nuova consacrazione nel 14 Maggio 1514 da Domenico Zon Vescovo di Chissamo in Candia. Nel 1640 il Procuratore di San Marco Girolamo Soranzo fece erigere dall’architetto Longhena la facciata che tuttora sussiste. L’interno di questa chiesa, e alcuni quarti dell’adiacente monastero essendosi adattati ad uso di abitazioni, vi fu stabilita in questi ultimi tempi la Casa di Educazione dell’I. R. Marina.

Adiacenti al Convento di San Francesco, ora caserma, sorgevano due oratorii delle confraternite di San Francesco, e del Santissimo Nome di Gesù, i quali, secolarizzati, s’incorporarono alla caserma stessa.

Nella via che mette al Priorato di Malta vi era una cappella attinente al priorato stesso, collocata lateralmente alla Scuola degli Schiavoni: questa cappella fu convertita ad altri usi.

In questo circondario esistevano due altri oratori. Non occorre parlare della chiesa della Celestia, perchè, innestata ora con l’Arsenale, se ne fece cenno nella descrizione di esso. Il Convento però della Celestia è compreso nel circondario di questa parrocchia, e si trova convertito in caserma dell’I. R. Marina.

Campo San Francesco

Sorge su questo campo un colossale palazzo, abitazione una volta del celebre Doge Andrea Gritti; il quale edificio, acquistato nel 1585 per 26.000 ducati dal governo, fu da questo donato a Papa Sisto V. per la residenza del Nunzio Apostolico, che in esso appunto trasferitosi, vi tenne stanza sino alla caduta della Repubblica. Verso l’estremità del campo medesimo, si chiuse di recente uno spazio che serviva al pubblico passaggio, e vi si eresse il gazometro, il quale, a mezzo di tubi ingegnosamente collocati in varie contrade, sparge il gaz per la notturna illuminazione di molti quartieri della città: apparato che riesce con ottimo effetto, e fa brillare particolarmente la tanto celebre Piazza di San Marco, di maniera ché nell’estate dell’anno 1844, ha potuto darsi nella medesima lo spettacolo di una pubblica tombola nelle ore notturne.

Quasi rimpetto al muro che ricinge lo stabilimento del gazometro, e sulla linea del Palazzo della Nunziatura, si apre un calle detto della Pietà, perché in questo il Francescano Pietro d’Assisi fondò nel 1340 un ospizio a ricovero degli Esposti, il quale diede origine all’altro, molto più ampio, dappoi innalzato sulla Riva degli Schiavoni, ove si trova tuttavia, come vedremo a suo luogo.

Feste Veneziane

Nel descrivere l’Arsenale si è fatto cenno delle decorazioni e della iscrizione aggiunte al suo Ingresso terrestre onde renderlo monumento della vittoria navale riportata da Don Giovanni d’Austria Generalissimo delle armi Venete, Spagnuole, e Pontificie, contro la flotta Turca, nel giorno 7 ottobre 1571 all’altura delle isole anticamente chiamate Echinadi, ora Curzolari, presso il Golfo di Lepanto, nel quale le navi ottomane erano schierate in battaglia. Fu quella una delle più segnalate azioni marittime, avendo la Flotta coalizzata preso 117 navigli, sommersi, o incendiati quasi tutti gli altri, soli 30 essendosi colla fuga salvati dei 250 che portavano la mezza luna. Nel conflitto, rimasero estinti oltre 30.000 nemici, si fecero 5000 prigionieri, e si liberarono 15.000 cristiani giacenti fra le catene.

I Veneziani, intervenuti a quella giornata con 114 navi che formavano più di un terzo delle forze della Sacra Lega, ebbero cospicuissima parte nell’onore del trionfo, per il quale aveva la Repubblica il maggiore interesse, onde coprire di luminosi trofei gli stati marittimi del suo Dominio. Il Provveditore Generale Barbarigo, ed altri 25 Patrizi, quasi tutti alla cima delle loro navi, perirono con l’armi in mano; e Sebastiano Venier, Duce supremo delle Venete Insegne, grave d’anni 76, pugnando intrepido a fianco di Don Giovanni, riportò gloriosa ferita.

Inni all’Altissimo, e feste solenni fecero eco in Venezia a tanta vittoria; Paolo Paruta, con magniloquente orazione, consegnò alla fama gli estinti. Decretò il governo, che protetto il combattimento da Santa Giustina nel giorno della cui festa venne agitato, se ne celebrasse l’anniversario nella sua chiesa. Perciò il Doge e la Signoria con pomposo accompagnamento si trasferivano ogni anno a solenne Ufficio divino, e a rendimento di grazie, in quella chiesa, e in quel giorno; dalla quale cerimonia forse il calle vicino prese nome Tedeum.

Per manifestare in ogni maniera la pubblica esultanza, fu coniata nuova moneta colla effigie della santa protettrice, e colla epigrafe: Memorero tui Justina Virgo. Questa specie, posta allora per la prima volta in circolazione, era d’argento, e pesava caratti 135, e grani 3: negli ultimi tempi della Repubblica aveva il valore di Venete Lire 11, quando il Tallero imperiale valeva lire 10. Alcune di quelle monete, chiamate Ducatoni, o Giustine, si regalavano dal Doge al monastero nell’annuale sua visita, la quale continuò sino alla fine della Repubblica.

Gloriose della vittoria anche le armi Pontificie, e le Spagnuole dei Paesi Bassi, che tutte gareggiarono di valore in quella famosa navale giornata, Papa Pio V istituì pure l’anniversario per celebrarla in Roma nella festa della Beata Vergine del Rosario; e simile cerimonia fu stabilita anche a Lovanio nel Belgio, nella chiesa di Nostra Donna.

(1) ANTONIO QUADRI. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. Tipografia Giovanni Cecchini (Venezia, 1844)

Parrocchia di San Francesco della Vigna dall’Iconografia delle trenta Parrocchie – Pubblicata da Giovanni Battista Paganuzzi. Venezia 1821

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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