Campiello Barbaro, nel Sestiere di Dorsoduro
La famiglia Barbaro che impose il nome a più vie della nostra città, passò da Roma nell’Istria, quindi a Trieste, e finalmente a Venezia nell’868. Fu così chiamata per un Marco che, essendo provveditore dell’armata condotta nel 1121 dal doge Domenico Michiel in aiuto di Terra Santa, ritolse ai barbari il vessillo di San Marco.
Il valore di lui si emulò dai discendenti, e specialmente da Donato, vincitore nel 1259 del Paleologo, e da Antonio, che fu nel 1655 e 1656 Capitano in Golfo, nel 1667 Provveditore Generale in Candia, e nel 1670 Provveditore Generale in Dalmazia. Egli morì nel 1679, lasciando un legato di 30 mila ducati per l’erezione del prospetto della chiesa di Santa Maria Zobenigo.
I Barbaro si resero chiari anche per altri meriti, potendo vantare un Giosafat viaggiatore distinto, un Ermolao nominato nel 1491 da papa Innocenzo VIII patriarca d’Aquileia, noto per i suoi lavori sopra Dioscoride, Aristotile e Plinio, e pelle importanti negoziazioni di cui fu incaricato presso Federico III e Massimiliano imperatori; per un Daniele, eletto nel 1557 coadjutore del patriarca d’Aquileja Giovanni Grimani, e traduttore di Vitruvio; finalmente per un Marco autore delle Genealogie Patrizie e d’altre opere inedite di veneziano argomento. (1)
(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
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