Scuola di San Giovanni Battista dei Battuti

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Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto. San Giovanni dei Battuti - Hermitage Museum Saint Petersburg. Russia

Scuola di San Giovanni Battista dei Battuti. Scuola demolita

Storia della scuola

Prescrisse con suo testamento segnato nell’ anno 1337, Corsolino degli Ubbriachi mercante fiorentino abitante in Venezia, che separate dalla rimanente sua facoltà dieci mila libbre di moneta veneziana, fossero queste impiegate nella fondazione di un Ospitale nell’Isola di Murano, ove dovessero riceversi ed alimentarsi poveri di Gesù Cristo, lasciando libera ai suoi eredi la facoltà d’eleggerne il Priore. Fu in breve tempo secondo le prescrizioni del pio testatore sotto l’invocazione di San Giovanni Batista eretto il pio luogo, ed il priore eletto dagli eredi fu confermato dal vescovo, che considerandolo rettore di casa religiosa gli assegnò luogo nei sinodi diocesani. Non era per anche compito un anno dalla istituzione di esso, quando Massimo priore si portò nell’anno 1341, avanti al vescovo di Torcello in presenza dei piovani così della matrice, che della parrocchiale di Santo Stefano, nel di cui confine fabbricato si era il pio luogo, e lo richiese di permettergli di poter all’altare sotto il titolo di San Demetrio martire nuovamente eretto nell’Ospitale far celebrare per comodo suo, e dei suoi poveri una messa quotidiana. Avuto prima il consiglio e l’assenso di ambi i piovani condiscese il vescovo ad accordarne la permissione, a condizione però, che alla chiesa matrice fosse assegnato un annuo censo di due inghistare di vino da offrirsi nell’ Assunzione di Maria Vergine, festa titolare di essa matrice, e che il sacerdote eletto dovesse prestar alla chiesa, ed al piovano di Santa Maria quegli ossequi tutti, che le sono dovuti dai titolati delle chiese di Murano.

Circa quegli stessi tempi (XIV secolo) alcuni devoti uomini, per unità in un stesso luogo gli esercizi di misericordia e di religione formata una congregazione, eressero contiguo all’ospedale un Oratorio, ove secondo l’uso di quei tempi potessero ed orare e flagellarsi; e perché dalla loro pietà ne provenisse anche ai defunti un continuato vantaggio, stabilirono all’altare dell’oratorio sotto l’invocazione del Martire San Vettore una messa quotidiana da celebrarsi con le elemosine dei confratelli.

Tale fu poi il credito, che con l’esemplarità di lor devozione si acquistarono i devoti confratelli, che nell’anno 1437, un secolo appunto dopo la morte del pio testatore, essendo mancato di vita l’ultimo superstite della di lui famiglia, e restando vacuo il giuspatronato dell’Ospitale, non credette Filippo Paruta allora vescovo di Torcello poterlo affidare a miglior direzione, che a quella dell’esemplare confraternita; concessione che fu confermata poi con decreto del Maggior Consiglio.

Minoratesi poi per le vicende dei tempi le rendite dell’Ospitale, né più sufficienti essendo al mantenimento dei poveri, restò stabilito, che il luogo assegnato fosse all’accoglimento dei pellegrini, che per due giorni scarsamente alimentati ivi si trattenessero. La confraternita poi, che già con legge del Consiglio di Dieci era stata ammessa al godimento delle prerogative concesse alle Scuole Grandi di Venezia, rifabbricò nei principi del secolo XVI l’Ospizio reso cadente, innalzando gli altari di scelti marmi, e di marmo pur anco con magnificenza l’esteriore, facciata. (1)

Visita della Scuola (1733)

Nell’Albergo di sopra il soffitto di prospettiva e di Faustino Moretti. Un quadro con San Giovanni che si accomiata dal Padre per andar nel deserto è di Filippo Abbiati. (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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