Chiesa e Monastero di San Bonaventura

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Chiesa di San Bonaventura - Cannaregio

Chiesa di San Bonaventura. Monastero di frati Minori Osservanti. Monastero demolito

Storia della chiesa e del monastero

Passata dai Minori Osservanti in domicilio dei Riformati l’isola detta di San Francesco del Deserto, continuarono quei buoni religiosi a coltivare la santità di quel luogo illustre per la dimora, che in esso alquanti giorni fece il Serafico loro Fondatore, benché le intemperie dell’aria, massimamente nei bollori estivi, fosse estremamente nociva, e bene spesso mortale. Mossi però da carità i superiori procurarono di ritrovare nelle vicine isole un qualche Ospizio per comodo dei religiosi, e per ricovero degli infermi. Che però offerta loro dal Patriarca di Venezia Matteo Zane una porzione dell’Abbazia di San Cipriano, situata nell’Isola di Murano, ivi determinarono di fermare il loro Ospizio. Non riuscì però a quei religiosi di poter ivi stabilirsi per l’estrema povertà, in cui erano d’ogni cosa. Onde non ancora compiuto un anno dall’ingresso, si rivolsero al ricercare in Venezia luogo più opportuno alle loro indigenze.

Esposero dunque con riverente istanza al Senato, che abitando essi a San Francesco del Deserto quasi sempre tutti infermi, essendone ancora morti in buon numero di essi, supplicavano però di poter fabbrica in Venezia un Nido, e Ridotto, ove senza così manifesto pericolo esercitare li divini Uffizi. Accolse i loro desideri il Senato, e con la solita carità, con la quale la Repubblica è solita abbracciare li Religiosi, e specialmente quelli che con l’esempio di un’ardente carità verso il culto Divino si rendono meritevoli, stabilì un decreto nel giorno 21 dicembre dell’anno 1602 che potessero i Riformati di San Francesco fabbricare una piccola chiesa e monastero nel terreno dato loro per elemosina in luogo remoto vicino a San Nicolò, ove ritirar si potessero nei mesi più pericolosi dell’anno.

Ivi dunque eretta sotto il titolo di San Bonaventura un’angusta chiesetta, e disposta la casa ad uso di monastero, vissero con disagio per diciotto anni; ma avendo la Divina Previdenza disposto di quel sito per altra religiosa fondazione, permise che il padrone d’una vicina casa la negasse ostinatamente a qualunque condizione offertagli. Onde si rese impossibile la dilatazione necessaria del monastero.

Mentre dunque versavano i buoni religiosi in angustie per la ristrettezza del sito, si offrì loro l’opportunità d’avere uno spazioso orto contiguo al luogo, dove si esercitano i Bombisti nel maneggio dell’artiglierie, chiamato Bersaglio, ove con permissione del Senato ottenuta nel giorno primo di dicembre nell’anno 1620 determinarono di trasferirsi, abbandonata la vecchia casa, ove dimoravano, la quale poi si cambiò nell’esemplare Monastero di Monache Agostiniane, dette comunemente le Eremite. Ottenuta pure dal Patriarca Giovanni Tiepolo nel giorno 26 di febbraio dell’anno susseguente 1621, l’ecclesiastica facoltà di sondare il nuovo convento, e disposte tutte le cose opportune per la fabbrica, vi concorse la divina Providenza a benedirle con tale affluenza d’elemosine, che in breve spazio di tempo si videro ridotti a compimento i sacri edifici del Monastero, che della chiesa, a cui il Patriarca sovra lodato conferì il sacro fregio della solenne consacrazione nel giorno 23 di ottobre dell’anno 1623, non ancora compiuto un triennio dopo l’ottenuta facoltà d’innalzarla. (1)

Visita della chiesa (1733)

Prima vi sono intorno la chiesa tredici Santi della Religione, e sono di Odoardo Fialetti. La prima tavola a mano sinistra con Cristo in Croce, e a piedi i Santi Bernardino, Bonaventura, e Francesco opera del Pilotti, e l’altra tavola dell’altare maggiore è di Domenico Tintoretto con la Madonna in gloria e abbasso San Bonaventura. Vi sono nei fianchi della cappella quattro quadretti dei Santi della Religione di Matteo Ingoli. Alla destra poi vi è un quadro con Nostro Signore all’orto opera di Angelo Garzoni.

Sulle due facciate al di fuori vi sono in due quadretti mobili i Santi Giuseppe, e Giovanni Neponuceno di mano di Girolamo Brusaferro. Nella cappelletta vicina al coro vi è una tavola d’altare con la Natività di Cristo e i Santi Francesco e Carlo, opera pure dal Pilotti. Dietro all’altare maggiore vi è una tavola con Cristo in Croce a la Beta Vergine, San Giovanni e le Marie, opera di Domenico Tintoretto.

Nell’uscire dal coro vi è un quadro di Leandro Bassano con la Madonna, e molti angeli, e abbasso San Bonaventura. Nella capellina di mezzo nell’orto vi è la tavola dell’altare con il Redentore nel mezzo e i Santi Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo opera di Girolamo Pilotti, e nell’altra alla destra di questa vi è la tavola con i Santi Antonio di Padova e Bernardino dello stesso autore. Segue la corrispondente alla sinistra con i Santi Girolamo e Maddalena, che adorano un Crocifisso; dello stesso. Sopra la porta della sacristia vi è un quadretto con Maria, Nostro Signore che dorme, i Santi Giovanni e Antonio Abbate della scuola di Paolo. E due teste dipinte sopra il rame di Piero Mera cioè la Beta Vergine e San Francesco. (2)

Eventi più recenti

Con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi, nel 1810 la chiesa venne chiusa e il monastero demolito. Nel 1859, il complesso venne acquistato dalla contessa Paolina Giustinian Recanati che vi fece realizzare un convento di Carmelitane Scalze, la chiesa venne adibita a cappella conventuale. All’inizio del XX secolo parte del convento fu riconvertito in ospedale infantile. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(4) https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Bonaventura_(Venezia)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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