Chiesa di San Leonardo vulgo San Lunardo

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Chiesa di San Leonardo. Sestiere di Cannaregio

Chiesa di San Leonardo vulgo San Lunardo. Chiesa secolarizzata.

Storia della chiesa

Celebre fu appresso i veneziani il nome di San Leonardo Confessore, sotto la di cui invocazione eresse la famiglia Crituazio, arruolata poi fra le patrizie, una chiesa parrocchiale nell’anno 1025. Ebbe poi il fregio dell’ecclesiastiaca consacrazione nel giorno 4 di maggio dell’anno 1343 dalle mani di due prelati Marco Morello dell’Ordine dei Carmelitani Vescovo Domoceno, e Francesco Vescovo Urense, i quali a chiunque nell’anniversario della consacrazione visitasse la chiesa concessero spirituali indulgenze, accresciute poi con nuove concessioni da Andrea Dotto Patriarca Gradese, e da Nicolò Morosini Vescovo di Castello.

Dal solo piovano fu amministrata la chiesa fino all’anno 1395 nel quale il Consiglio dei Dieci permise l’erezione d’una confraternita dedicata al culto di San Leonardo nella di lui chiesa, affinché con l’elemosina dei confratelli potesse mantenersi un sacerdote in aiuto del piovano per la celebrazione dei divini Uffizi, e per la consolazione dei parrocchiani.

Un’altra anche più illustre confraternita riconosce la sua prima origine da questa chiesa, la quale trasferitasi poi col nome di Santa Maria della Carità vicino alla Chiesa dei Canonici Regolari Lateranensi, detti della Carità, ora risplende con singolare decoro fra le Scuole Grandi della città. Grata però alle beneficenze dell’antica sua madre se ne va con solenne pompa ogni anno a visitarla nel giorno del santo di lei titolare, il di cui sacro piede già ottenuto in dono da un piovano ella onorevolmente collocato conduce seco nella devota processione per consolazione dei fedeli.

Quantunque però l’eccedente liberalità di un piovano privata abbia la sua chiesa del pregevole tesoro del sacro piede, pure ancora in essa rimangono due egualmente preziosi pegni del santo titolare, cioè un dito, e una gamba, che si espongono nel di lui giorno festivo alla venerazione dei fedeli, e si conservano insieme con molte reliquie dei Santi Martiri tratti con diversi nomi dalle Catacombe di Roma.

Amministrò come piovano questa chiesa nei principi del XV secolo Biaggio Catena, il quale con biasimevole condiscendenza avendo mancato di fedeltà nell’ufficio di notaio, che esercitava, ad oggetto di liberare dall’ultimo supplizio un miserabile, fu come spergiuro nell’anno 1407, dal Vicario Generale del Vescovo Castellano, privato della dignità parrocchiale, e poi per sentenza del Consiglio dei Dieci condannato a perpetuo esilio. Portatosi egli dappoi a servire nella Corte di Roma ottenne in premio di sue fatiche il titolo di Arcivescovo di Trebisonda, di cui si legge fregiato nei pubblici documenti. (1)

Visita della chiesa (1733)

Nella cappella maggiore alla sinistra la Risurrezione di Cristo è opera delle belle dell’Aliense (Antonio Vassilacchi). Vi era una tavola con San Carlo di Domenico Tintoretto, ed un’altra con San Antonio, e una Santa del Lazarini. (2)

Gli eventi più recenti

Soppressa nel 1807 in seguito ai decreti napoleonici, la chiesa venne spogliata di ogni suo ornamento (altari e dipinti) ed adibita a deposito di carbone mentre il suo territorio venne suddiviso tra le parrocchie di San Marcuola (Santi Ermagora e Fortunato) e di San Geremia. In anni più recenti, dopo essere stata utilizzata a lungo quale sala prove della Banda municipale, il Comune di Venezia, attuale proprietario, ha operato un restauro che l’ha trasformata in sala pubblica polivalente (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Leonardo_(Venezia)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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