Scuola Grande di Santa Maria di Giustizia e di San Girolamo ora Ateneo Veneto

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Scuola Grande di Santa Maria di Giustizia e di San Girolamo ora Ateneo Veneto - San Marco

Scuola Grande di Santa Maria di Giustizia e di San Girolamo ora Ateneo Veneto. Scuola secolarizzata

Storia della scuola

Questo ateneo scuola si diceva di San Fantino per essere posta quella scuola presso la chiesa di tal nome, sebbene fosse per verità dedicata all’Assunzione di Maria Vergine ed a San Girolamo. Fu eretta ad uso di una pia confraternita instituita da remotissimi tempi col fine di assistere e di confortare i condannati al pubblico supplizio per cui venne sin dai primordi chiamata col titolo confraternita di Santa Maria di Giustizia. A quella confraternita dal Consiglio dei X sin dal 1401 fu permesso di accompagnare vestita a bruno i condannati, e, dopo l’esecuzione della sentenza, condurne i cadaveri alla sepoltura. Essendosi poi per negligenza dei direttori della scuola tralasciato si lodevole esercizio ottennero i confratelli dal detto consiglio dei X (anno 1443) di rinnovarlo. In seguito si elessero essi per secondo protettore San Girolamo. Poiché, essendovi nella chiesa di San Fantino una confraternita dedicata a quel santo, poterono far sì che venisse concentrata nella loro confraternita, la quale indi a poi portò il doppio titolo di Santa Maria di Giustizia ed i San Girolamo (anno 1458).

Ridotta per tal maniera la pia confraternita a maggior numero di confratelli, riedificò ed abbellì nel principio del secolo XVII, sul modello di Alessandro Vittoria, il locale delle proprie adunanze. E benché colle soppressioni delle corporazioni avvenute nel 1810 sia stato un tal locale prima destinato alle mediche sessioni e poi convertito ad uso dell’Ateneo, pure sussiste in gran parte quale lo lasciava la confraternita fondatrice. Esso è diviso in due piani colla facciata divisa necessariamente in due ordini (ionico il primo e corintio il secondo) e tutta coperta di marmo d’Istria. Sopra uno zoccolo, il quale pareggia l’altezza di tre gradini, vi hanno nel primo ordine quattro coppie di colonne reggenti il sopra-ornato, mentre con eguale partizione si solleva sopra di esse l’ordine secondo, a cui serve di attico un basso-rilievo con Cristo in croce.

Gli ornamenti però delle finestre, pieni di tritumi sfigurati e sconnessi, mostrano come nel Vittoria scapitasse la buona architettura. Osservando l’interno si vedranno nella stanza vari quadri esprimenti la passione di Gesù Cristo di Leonardo Corona, trattine alcuni che ricevettero compimento dagli allievi di lui. Il soffitto, diviso In 13 comparti fu dipinto da Jacopo Palma. Nei tre di mezzo rappresentò i sollievi che le anime purganti ricevono dalle messe, da e indulgenze concesse alle corone dei pontefici, ed alle elemosine dei fedeli. Nei quattro bislunghi onde quei medi sono separati espresse le anime liberate, ed in ciascuno egli altri sei collocò due figure di dottori e di altri che scrissero del purgatorio. Fino all’istituzione dell’Ateneo vi erano in questo locale inferiore due grandiosi altari di pietra di paragone eretti sul disegno di Alessandro Vittoria ed aventi, scolpite dalla stessa mano del Vittoria, l’uno in purissimo getto di bronzo le due statue di Nostra Donna e di San Giovanni evangelista e l’altro la statua in marmo di San Girolamo con un bassorilievo dopo di essa esprimente Nostra Donna trasportata dagli angeli. Tra le due statue del primo altare si metteva il crocifisso che con lugubre pompa si portava dai fratelli della scuola per estremo conforto dei pazienti condotti al patibolo.

Nella vecchia sacrestia ora gabinetto di lettura Antonio Zanchi fece in faccia la porta il quadro di Nostro Signore che scaccia i profanatori, e Francesco Fontebasso dipinse alla parte opposta, cioè sopra la porta, la Maddalena ai piedi del Redentore, in uno al soffitto. Di veneta maniera sono i quadri ai lati esprimenti l’uno Cristo che libera un ossesso, e l’altro il risorgimento di Lazzaro.

Salite le scale si trovano due stanze. In quella a destra sopra la porta di chi entra Antonio Zanchi fece la tentazione di San Girolamo indi procedono due quadri di Jacopo Palma. Nel primo, che offre l’elezione di San Girolamo a cardinale, si vede dipinto il Palma medesimo con molti amici suoi, e nel secondo San Girolamo che si flagella. Il quadro sopra l’altra porta di questo lato con San Girolamo comunicato, è dello Zanchi.

Sono poi di Jacopo Palma nell’altra parete i quadri laterali alle finestre. Nel 1. San Girolamo appare a Sant’Agostino; nel 2. muore; nel 3. riceve doni da alcuni mercatanti; nel 4. è raccolto nella stanza.

Nell’ultimo lato finalmente di questa stanza Palma dipinse San Girolamo che medica la ferita al leone tra la paura dei suoi frati; indi San Girolamo che assiste alla fabbrica del monastero di Betlemme.

Il soffitto dell’altra stanza col giudizio universale è opera di Antonio Zanchi, e i quadretti intorno delle sue pareti, toccati molto bene sul gusto di Paolo, sono di Alvise dal Friso. Rappresentano essi vari fatti della vita di Gesù Cristo che ognuno di leggeri ravvisa. (1)

(1) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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