Chiesa e Monastero dei Santi Filippo e Giacomo

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Fondamenta Sant'Apollonia. Luogo dove si ergeva la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo - Castello

Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. Monastero di Sant’Apollonia di Monaci Benedettini.  

Storia della chiesa e del monastero

Nella descrizione del vastissimo incendio, per cui nell’ anno 1105 divampò una gran parte della città di Venezia, registrando il Dandolo nella sua Cronaca tutte le chiese, che vi perirono, singolarmente nomina San Basso, San Marco, Santa Scolastica, e San Zaccaria, nessuna menzione facendo della chiesa dei Santi apostoli Filippo e Giacomo, argomento fortissimo per poter asserire, che a quel tempo non per anche era fabbricata; mentre essendo posta nel mezzo delle suddette chiese, essa pure, che per necessità doveva restare consumata, sarebbe stata apportata dall’accuratissimo cronologo.

Pochi anni dopo però conviene dire che ella fosse fabbricata o dai monaci dei Santi Felice e Fortunato dell’Isola di Ammiano, o da pie persone, che poi ai monaci stessi la donarono. Poiché papa Innocenzio III, con suo apostolico diploma dell’anno 1199, accogliendo sotto la protezione della sede apostolica il monastero suddetto coi beni da esso posseduti, fra essi nominatamente esprime le chiese dei Santi Filippo e Giacomo, e di Santa Scolastica nella diocesi di Castello. Già fino da quel tempo cominciava a rissentirsi l’Isola d’Ammiano notabili pregiudizi e dal corso dell’acque e dall’intemperie dell’aria. Onde il numero dei monaci andò poi talmente scemandosi, che nell’anno 1273, oltre l’abbate non vi erano nel monastero che soli quattro religiosi, e poi inoltrandosi i discapiti dell’isola, si trasportò la residenza dell’abbate al Monastero dei Santi Filippo e Giacomo di Venezia, in cui nell’anno 1419, viveva il solo abbate senza nessuno accompagnamento di monaci. Provvida però la pubblica autorità con lettere ducali dell’anno suddetto dispose, che delle rendite del monastero di Ammiano la quarta parte si assegnasse per alimento dell’abbate abitante nel Monastero dei Santi Filippo e Giacomo, e le altre tre si impiegassero nel restauro, e rinnovamento delle fabbriche già diroccate della chiesa e monastero di Ammiano.

Per la fatalità dunque dei tempi da un solo abbate, intitolato di San Felice di Ammiano, erano amministrati due monasteri vuoti di abitatori, e due chiese mai ufficiate, finché nell’anno 1473, ad istanza del doge Niccolò Tron il Monastero di San Felice di Ammiano fu dal pontefice Sisto IV, con apostolico diploma del giorno 8 di ottobre unito con tutte le sue rendite alla Ducale Basilica di San Marco. Unitamente col monastero di Ammiano passò in giurisdizione della Ducale Basilica anche la chiesa, ed il contiguo Monastero dei Santi Filippo e Giacomo, che fu con pubblico decreto assegnato in abitazione al Primicerio di San Marco.

Avendo poi i procuratori della chiesa di San Marco determinato di instituire un collegio per educazione dei chierici dedicati al servizio della Basilica Ducale, persuasero il senato d’impetrare dal pontefice in suffragio di un’opera tanto lodevole alcuni dei benefici ecclesiastici, che fossero per vacare nel dominio veneto. Accolse il pontefice Gregorio XIII le premure del senato, e con indulto apostolico segnato nel giorno 23 di aprile dell’anno 1579 concesse, che la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo fosse separata perpetuamente dalla Ducale Basilica di San Marco, ad effetto che nel contiguo monastero fosse fondato un seminario, a cui assegnò in tanti benefici semplici mille ducati d’oro di rendita.

Quivi dunque furono introdotti i chierici nell’anno 1581, ove dimorarono per il breve spazio di anni dieci, avendo nell’anno 1591 decretato il senato, che il seminario fosse trasportato a Castello nell’ospedale di Gesù Cristo, ed il Monastero dei Santi Filippo e Giacomo restituito per abitazione dei primiceri.

Si venera in questa chiesa il sacro capo, come si dice per tradizione, di San Giacomo Minore, ed alcune reliquie di San Filippo, apostoli titolari, come anco un dente di Sant’Apollonia vergine e martire, il di cui culto in questa chiesa, ove ha un altare dedicato al suo nome, è sì celebre ed esteso, che da molti la stessa chiesa vien chiamata col nome di Sant’Apollonia.

Dal Dandolo sopraccitato vien espressa nominatamente la Chiesa di Santa Scolastica consumata dalle fiamme nell’anno 1105, che rifabbricata dalle sue rovine, e soggettata ai monaci di San Felice di Ammiano, divenne poi membro del veneto Monastero dei Santi Filippo e Giacomo, e leggendosi in autentici documenti, che prima dell’anno 1268 l’antica Chiesa di Santa Scolastica, incorporata al Monastero dei Santi Filippo e Giacomo, era divenuta sacristia per uso dei monaci.

Quale altra vicenda abbia avuto questa Chiesa di Santa Scolastica, ora ci è ignoto, e solo si sa, che un piccolo oratorio sotto il titolo di detta santa, continuo alla casa del primicerio, passò per eredità di una donna di casa Molino alla famiglia patrizia Bondumier; e quantunque corra tradizione, che sia nel sito stesso, ove era l’antica chiesa, pur riesce difficile a credere, che questa fosse tanto discosta dalla chiesa dei santi apostoli, di cui era fatta sacrista. (1)

Visita della chiesa (1733)

Entrando in chiesa a mano sinistra sopra la porta il martirio di Santa Giustina e opera del Palma. Segue una tavola d’altare di maniera pure Palmesca. All’altare maggiore la tavola con Cristo morto è del Palma. Dal lato dritto della cappella vi è la Visita dei Re Maggi di mano di Pietro Dammi. Nella cappella dei Mercanti dall’oro vi è la tavola con Nostra Signora che va in Egitto di mano del Palma. Sopra la porta della sacrestia vi è un quadro col martirio di San Giovanni in olio di Odoardo Fialetti. Segue un quadro grande di mano di Alvise dal Friso con entro il martirio di Sant’Apollonia. Vi è poi un altro quadro compagno passato l’altare con Sant’Apollonia esposta al fuoco di mano di Santo Peranda. Nella chiesuoletta di Santa Scolastica dietro le prigioni appresso Ca Bondumier vi è dalle parti dell’altare l’Annunziata, ed altri pezzi dei Cav. Ridolfi. (2)

Eventi più recenti

Nel 1807 la chiesa fu chiusa, ed il monastero che le stava accanto, dopo aver cessato di appartenere ai primiceri per la morte dell’ultimo Prìmicerio avvenuta nel 1810, divenne stanza dell’ufficio Registro e tasse, e nel 1826 dell’I. R. Tribunale Criminale. La chiesa si converti in un negozio da linaiuolo. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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