Chiesa di Santa Maria dei Derelitti vulgo dell’Ospedaletto

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Chiesa di Santa Maria dei Derelitti - Castello

Chiesa di Santa Maria dei Derelitti vulgo dell’Ospedaletto. Ospedale. Ospedale secolarizzato

Storia della chiesa e dell’ospedale

Fu estremamente funesto alla Lombardia, e paesi circonvicini l’anno 1577 per una gravissima carestia, per cui perì di pura inedia una moltitudine di miserabili. Provido in Venezia il magistrato competente raccolse dalle provincie marittime quanto fu possibile di biade, ma sopraggiunto dalle vicine città un numeroso popolo d’affamati, fece in non lungo tempo, che si risentissero anche in Venezia le ristrettezze del vivere, che andarono crescendo a tal segno, che i miserabili vinta ogni nausea si satollavano dei più sordidi e putridi alimenti, né questi bastando, si vedevano per la città e per le piazze smunti spettri languire di fame. Commessi da sì lugubre spettacolo alcuni pii uomini, fra i quali il più fervoroso fu un Gualterio professore di chirurgia, eressero in un dilatato piano chiamato il Bersaglio, contiguo alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, un ampio coperto, nel quale disposero poveri letti, ove raccogliere e nutrire i poveri massimamente infermi, che giacevano abbandonati allo scoperto sulle pubbliche strade. La caritatevole impressa lodata da tutta la città chiamò abbondanti soccorsi alla sua durevolezza, e perché quei miserabili fossero anche soccorsi nelle necessità loro spirituali, concesse loro Girolamo Querini patriarca di Venezia nell’anno 1528, di ergere un oratorio, ove un sacerdote potesse celebrar messa, ed amministrare loro gli ecclesiastici sacramenti. Ebbe in tal luogo a mostrare il fervore di sua carità il Beato Girolamo Miani, allora nobile veneto, e poi fondatore dei Chierici Regolari di Somasca, il quale dopo aver profuso a soccorso dei poveri, ed orfani tutto il suo patrimonio, diede se stesso al loro servigio, ed introdusse nell’ospedale, già con le elemosine dei caritativi cristiani magnificamente fondato, il misericordioso istituto di raccogliervi gli orfanelli di ambi i sessi. Quivi raccolti quei poveri fanciulli erano dal beato uomo non solo alimentati, ma addottrinati nei misteri, e nei doveri di nostra fede, ed istruiti in qualche arte, con la quale potessero poi fatti adulti provvedere a se stessi: lodevole consuetudine, che tutt’ora si conserva nel pio ospedale, detto perciò dal raccoglimento degli orfani ospedale dei poveri derelitti.

Non molto dopo la fondazione del pio luogo, giunse in Venezia Sant’Ignazio Loiola coi religiosi suoi compagni, i quali da lui furono divisi nei due Ospedale dei Derelitti, e degli Incurabili, attendendo esso per quello spazio, che si trattenne in Venezia, a servire gli infermi or dell’uno e dell’altro luogo; e questa fu la prima vigna evangelica coltivata dalla Compagnia di Gesù.

L’angusto oratorio fu poi mutato in una sontuosa chiesa adornata di sette altari di scelti marmi, e di facciata di marmo eretta dalla pietà di Bartolommeo Cornioni, che lasciò delle ricche sue facoltà erede Gesù Cristo nei poveri di questo ospedale. (1)

Visita della chiesa (1815)

La facciata di questa chiesa, tutta coperta di marmo d’Istria, è opera di Baldissera Longhena, e forse nel gusto la peggiore che conti la nostra città. Il denaro del farla si gettò da Bartolommeo Cornioni, morto l’anno 1674 e che mostra la sua immagine nel busto sopra la porta, con iscrizione che nel gusto risponde alla fabbrica.

Entrando in chiesa, la tavola del primo altare con Cristo morto è di Carlo Loth. Sopra il quadro dell’Assunzione di Nostra Donna, vi è il Sacrificio d’Isacco, opera giovanile di Giambattista Tiepolo.

Nel secondo altare Francesco Ruschi dipinse la tavola con Nostra Donna nell’alto, la quale porge il Bambino a San Giuseppe, e al piano i Santi Carlo Borromeo, Antonio abate e Veronica. I due profeti al di sopra gli sono di Nicola Grassi, come sono di Giambattista Tiepolo i due sopra il pulpito. Si conosce che aveva diciannove anni quando gli fece (Canal Vita Lazzarini).

Nell’altare dopo il pulpito non più si vede la tavola di Matteo Panzone, che rappresentava Nostra Donna nell’alto, e al basso San Filippo Neri nell’atto di celebrare la messa. Andò rovinata, quando fu levata al momento che questa chiesa servì di ospedale d’infermi nello scorso anno.

Gregorio Lazzarini lasciò un’opera assai debole, fatta da lui in vecchiaia, nel vicino quadro con la Probatica Piscina. Del nominato Nicola Grassi sono le due figure negli angoli.

I quattro quadri laterali al maggior altare, che offrono la Annunziazione, la Visitazione e la Nascita di Nostro Signore, gli sono di Antonio Molinovi. La pala del maggior altare con l’Incoronazione di Nostra Donna, è fra noi l’opera più celebrata di Damiano Mazza.

Nel primo altare, all’ altro fianco della chiesa, s’incontra una pala di Giuseppe Angeli che vi espresse Cristo in croce e San Girolamo Miani con alcuni orfanelli.

Nell’altare di mezzo Ermanno Stroisi espresse la Beata Vergine in gloria e i santi Jacopo, Francesco di Assisi e Giambattista.

Nell’ultimo altare vi è la tavola del cavaliere Andrea Celesti, che vi pose il suo nome, con la Beata Vergine, e i Santi Girolamo e Antonio di Padova.

Il quadro con i quattro Evangelisti sopra la porta è di Pietro Liberi. Sono dello stesso pittore i due minor quadri laterali.

Salendo nella sala superiore dell’ospedale alla destra si vede sopra la porta un quadro dell’antica maniera con Nostra Donna tenente il Bambino, alla quale da un lato vi è San Giuseppe, e dall’altro una santa. Vicino a questa porta vi è una copia, di mediocre grandezza, del grande quadro del Paradiso di Jacopo Tintoretto: all’altra parte sopra la porta vi è un quadro con la Samaritana al pozzo, della maniera del Palma vecchio, e vicino alla porta un gran quadro con la nascita di Nostro Signore della maniera del Tintoretto. Vi si vede oltracciò un quadro di Pietro De Coster che vi pose il suo nome, con la repubblica di Venezia prostrata innanzi ad una immagine di Nostra Donna e confortata dalla Religione. (2)

Eventi più recenti

Anche in questo ospedale, gli orfanelli d’ambo i sessi, ammaestrati venivano nella musica onde accompagnare, nelle domeniche ed in altri giorni tra l’anno, le ecclesiastiche funzioni ovvero cantare i così detti spirituali oratori. Le fanciulle di questo ospedaletto godevano anzi fama di molta perizia nel canto e ne facevano anche prova, in alcuni privati accademici trattenimenti dati, in una sala appositamente nel secolo trascorso fatta fabbricare dal benefattore Marinoni.

Però nel 1812 ridottosi l’ospedaletto in casa di ricovero cessò la consuetudine della musica e passarono i fanciulli nei due separati orfanotrofi a tal uopo istituiti; quello per i maschi ai Gesuiti, e quello per le femmine alle Terese. La casa di ricovero accoglie i vecchi d’ambedue i sessi, ed alimentandoli li provvede sino al termine della vita loro di ogni occorrente sussidio. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) GIANNANTONIO MOSCHINI. Guida per la città di Venezia all’amico delle belle arti. (Tipografia Alvisopoli. Venezia 1815)

(3) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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