Chiesa di San Martino di Tours

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Chiesa di San Martino di Tours - Castello

Chiesa di San Martino di Tours

Storia della chiesa

L’altra chiesa fondata dai padovani, opitergiensi, ed altri popoli ricoveratisi in Venezia, e stabilitisi nell’isole Gemole, fu quella dedicata sotto il titolo del gran vescovo di Tours, San Martino, ad edificar la quale si unirono le famiglie Vallaressa, e Saloniga.

Allorché i patriarchi di Grado fissarono il lor domicilio in Venezia presso la chiesa di San Silvestro, restò con alcune altre soggettata alla loro giurisdizione anche la chiesa parrocchiale di San Martino: perciò in attestato di ossequio erano i piovani obbligati presentare due volte all’anno, cioè avanti la festa di San Vito martire, e davanti la festa del loro titolare San Martino, ai patriarchi gradesi due ampolle di vino, e preparare loro una refezione nella solennità di questo santo. A tali ossequi si aggiunse con l’andare dei tempi anche l’esborso di dodici grossi di moneta Veneta, dal qual aggravio, come indebitamente esatto, avendosi appellato alla sede apostolica Giacomo Teodollini piovano, fu con sentenza di Giovanni priore di San Salvatore e giudice apostolico, obbligato nell’anno 1398, alla continuazione dell’antica contribuzione.

Logorata poi la chiesa dal lungo giro degli anni fu in più nobile forma ridotta nell’anno 1540, sul modello del Sansovino, per opera di Antonio Contarini suo piovano, contribuendo con raro e lodevole esempio il capitolo dei titolari una notabile parte delle sue rendite, perché con maggiore prestezza si alzasse il sacro edificio, il quale nell’anno 1653, fu con solenne pompa consacrato da Giovanni Francesco Morosini patriarca di Venezia nel giorno quinto di febbraio.

Nel contiguo oratorio, ove si adunava la confraternita dedicata al culto del santo vescovo titolare, si conserva un articolo della sua mano, ed un osso della sua gamba, che vien ogni anno portato processionalmente dalla Scuola Grande di San Giovanni evangelista alla Chiesa di San Martino, nel giorno della sua solennità, undecimo di novembre, dove cantati ad onore del santo alcuni ecclesiastici inni, viene riportato con egual decoro alla scuola, dove decorosamente si conserva.

Andrea Dotto, prima che fosse eletto vescovo di Chioggia, dal qual vescovado passò alla sede patriarcale di Grado, fu piovano di questa chiesa, come si rileva dal codice detto Mariegola della Scuola di San Martino fondata in questa chiesa, nel qual codice si legge, che nell’anno 1335, messer Andrea Dotto degnissimo vescovo di Chioggia, honorabile piovan (commendatario secondo l’uso di quei tempi, nei quali i Piovani delle venete chiese eletti vescovi si ritenevano in commenda le loro parrocchie) della chiesa di San Martino, e rettor di essa, diede il suo assenso per la fondazione di essa scuola insieme col suo capitolo.

Visita della chiesa (1839)

Logorata la chiesa nel volgere degli anni, per opera del pievano Antonio Contarini e sul disegno del Sansovino, venne nel 1540 ridotta in più nobile forma ad una sola nave, e nel 1653 con gran pompa fu consacrata.

Uno di quei teatrali soffitti prospettici che più si addice alla sala della danza che al tempio del Signore fu dipinto in questa chiesa da Domenico Bruni, mentre Jacopo Guarana ne eseguiva nel mezzo la figura del Santo titolare gloriosamente trasferita al cielo.

Non è spregevole la pala del primo altare a destra con San Lorenzo Giustiniani e Santa Cecilia, opera di Giovanni Segala. Nell’altare vicino Giovanni Laudis con vigoroso colorito dipinse San Marco evangelista ed il Santo vescovo Foca.

Dopo questo altare sorge il magnifico monumento che vivente si eresse il doge Francesco Erizzo nel 1633. Nel mezzo vi è la sua statua assisa in trono ed in atto di accettare le suppliche. Architetto e scultore insieme ne fu Matteo Cornaro.

Trascurato il seguente altare dell’Addolorata, si può vedere la pala di quello a fianco del maggiore con Cristo risorto, opera creduta di Girolamo Santa Croce.

La prima pala del fianco destro della chiesa con Santa Filomena e opera di Cosroe Dusi: opera in vero assai gentile.

Passato il pulpito si trova una bell’opera di Tullio Lombardo qui trasferita dalla chiesa del Sepolcro e nella quale quattro volte quello scultore pose il proprio nome. E dessa un altare sostenuto in aria da quattro angeli ed era dapprima destinata a chiudere varie reliquie; ora si rivolse ad uso Battistero.

Nell’ultimo altare a fianco della porta è lavoro studiato di Marco Ponzone il San Giovanni evangelista scrivente l’Apocalisse.

In questa chiesa di San Martino nel 1690 fu instituita la confraternita dei musicanti intitolata a Santa Cecilia la cui festa viene annualmente celebrata con gran musica. Altre scuole qui esistevano un tempo: quella dei calafati dell’arsenale, sotto il titolo della Purificazione di Maria Vergine: quella di San Filippo Neri che maritava con doni alcune donzelle, e quella di San Bernardino.

Vedasi tuttavia contiguo alla chiesa l’oratorio per la scuola di San Martino. Non molto discosto dalla chiesa, prima della soppressione generale delle corporazioni religiose, stava un ospizio di terziarie dette pizzocchere quivi riunite nel 1616 dopo aver abitato due separate case: l’una a Santi Apostoli e l’altra in questo sito a San Martino. Nel 1647 fu loro accordata l’erezione dell’oratorio perché non fossero costrette a vagare per la città onde fruire dei divini uffici. Né molto lungi di qui stava inoltre un piccolo ospedale dedicato a San Giovanni Battista per i mercatanti da seta caduti in miseria. (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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